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Intervista a Sonia Bergamasco, Mirandolina complessa e attualissima nella Locandiera di Latella

PERUGIA – Da stasera, 1 novembre, a domenica 5, il Morlacchi di Perugia ospita La locandiera per la regia di Antonio Latella. Nuova produzione dello Stabile dell’Umbria. Prima di lasciarvi all’intervista, consentitemi una premessa personale che, gli amici di vivoumbria.it sanno, mi concedo raramente in prima persona. Intervistai Sonia Bergamasco prima della messinscena al Morlacchi di “Chi ha paura di Virginia Wolfe?”.

“Chi ha paura i Virginia Woolf?” – foto di Brunella Giolivo

La consistenza delle sue risposte, la capacità di descrivere come era entrata nel personaggio di Martha, di come l’aveva resa sua, assieme e grazie all’intesa assoluta con Antonio Latella, mi convinsero che doveva essere una grande rilettura del dramma di Edward Albee a sessant’anni di distanza (debutto a Bradway nel 1962). Tempo dopo andai a Bologna ai Premi Ubu 2022. Ricordo che incrociai anche Nino Marino, il direttore del Teatro Stabile dell’Umbria che quello spettacolo aveva prodotto, esattamente come questo.

Sonia Bergamasco ricevette l’Ubu quale migliore attrice e Ludovico Fededegni, che interpretava Nick, quello di migliore attore under 35.

Bene: l’impressione è che anche stavolta si tratti di una potente riproposizione dell’opera goldoniana da parte di Latella, la dramaturg è Linda Dalisi pertanto un’altra garanzia, e che la Mirandolina di Sonia Bergamasco sarà di grande spessore non solo per la parte recitativa, dubbi in proposito non avrebbero ragione d’essere, quanto per l’adesione personale alla complessità di questa locandiera attualizzata e allo stesso tempo rispettosa del testo.

Terminate le premesse, ecco l’intervista.

– Che cosa le ha richiesto a livello recitativo questa Locandiera di Latella?
Prove complesse, un avvicinamento graduale verso il personaggio di Mirandolina illuminato dall’abbraccio poderoso di Antonio (Latella ndr.) e dal coinvolgimento di tutti noi sul palco.
– Una Mirandolina, pare di capire, che l’ha coinvolta anche a livello personale oltre che attoriale?
Personalmente credo che sempre quando si ci si immerge in una storia e si cerca di abitarla attraverso un personaggio, attraverso la sua lingua e i suoi modi, si metta molto del proprio. E’ inevitabile, e a me piace molto. Proprio da un punto di vista attoriale.
In sostanza mi metto in ascolto e quindi più che dire quello che c’è di me, che poi è interessante fino a un certo punto, verifico attraverso il femminile di Mirandolina cosa posso scoprire di nuovo.
– Un personaggio complesso…
Convivono la pura risata, il malumore, l’orgoglio, la sfida, il desiderio di libertà, di autonomia e al tempo stesso il desiderio d’amore. Perché anche questo è la Locandiera.
– In un aggettivo: la Locandiera è?
Complessità.

Forse è per questo che resta non solo uno dei capolavori goldoniani ma di tutto il teatro italiano…
Certamente e abbiamo cercato di affrontare anche quella che è stata la nuova strada novecentesca di stare nella lingua di Goldoni. E quindi cercare di afferrare questi personaggi a tutto tondo e di metterli insieme in relazione, perché tutti i personaggi di Locandiera sono disegnati in maniera memorabile.
– Da qui anche la dedica di Latella a Castri…
E da qui l’attualizzazione di parlare dell’amore, dell’impossibilità di amare. Della violenza nel sentimento amoroso.
-Un’attualità che con Mirandolina fa emergere anche la lotta fra classi sociali.
E’ una donna che lavora già. Di più: è proprietaria di una locanda che le ha lasciato in eredità il padre morto sei mesi prima. E la deve condurre. Lei sa già bene come si fa: sa scrivere, fare di conto, conosce tutti i clienti, ed è amatissima e corteggiatissima. E si muove come una danzatrice in questo luogo, conoscendone tutti gli anfratti, le sfumature. Detto questo, è una borghese della borghesia del lavoro che si va affermando e che alla fine di tutta questa storia darà il benservito al cavaliere ma anche al marchese e al conte. Dirà sì a Fabrizio che è il cameriere che il padre le ha chiesto di sposare per tenere insieme la locanda. Ma lei tra sé dice: ti sposo, però decido io. E quindi ecco l’affermazione di un femminile importante, assolutamente nuovissimo.

– Con che spirito si deve sedere in platea lo spettatore di fronte a questa Locandiera?
Siamo ormai attorno alla decima replica e quindi abbiamo visto il pubblico di varie città, piccole e grandi. Ovunque abbiamo percepito un’adesione e un’empatia molto forti e percepito la consapevolezza del pubblico che stiamo parlando al presente e che questa storia riguarda tutti noi attraverso momenti di puro divertimento, che ci sono, e attraverso situazioni e temi potenti. Insomma, c’è una forte partecipazione e questo ci rende molto felici.
– Come si trova con il cast?
Benissimo. Sono persone splendide. Antonio Latella è sempre molto sensibile e attento a mettere insieme persone che abbiano affinità fra loro: diciamo che considera il talento sotto l’aspetto professionale e umano. Quindi è bello poter stare con persone con cui condividere il tempo anche fuori scena.
– Ritrova anche Ludovico Fededegni che ha recitato con lei “Chi ha paura di Virginia Woolf?”…
Sì, e sempre con la regia di Latella. Poi ci sono Marta Cortellazzo Wiel, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa.
– “Chi ha paura di Virginia Woolf?” ha significato per lei e Fededegni il premio Ubu 2022. Lei ha ricevuto tanti riconoscimenti, l’Ubu cosa ha rappresentato per lei e che ricordo ne conserva? 
Una carezza meravigliosa. E’ la comunità del teatro che si abbraccia e che ti abbraccia.
Sono momenti importanti non solo per chi riceve il premio ma per tutta la comunità che si riconosce in un mestiere duro, faticoso. Nella consapevolezza che è sempre più importante fare teatro oggi in Italia.

– Lei con il TSU ha ormai un rapporto stabile, per l’appunto… 
Per me è una conferma artistica importantissima che si basa su un intreccio di linguaggi profondo e mi sento molto fortunata, privilegiata da questo incontro. Questo grazie a Nino Marino e che ha sempre appoggiato Latella per la sua ricerca artistica.
– E l’Umbria?
Mi ci trovo benissimo ed è bellissima tutta.

Le foto di “La locandiera” sono di Gianluca Pantaleo

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LA SCHEDA

LA LOCANDIERA
di Carlo Goldoni

regia Antonio Latella
con Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa
dramaturgia Linda Dalisi
scene Annelisa Zaccheria
costumi Graziella Pepe
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
assistente alla regia Marco Corsucci
assistente alla regia volontario Giammarco Pignatiello
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
durata 2 ore e 30 minuti, compreso intervallo

Personaggi e interpreti
Il Cavaliere di Ripafratta, Ludovico Fededegni
Il Marchese di Forlipopoli, Giovanni Franzoni
Il Conte di Albafiorita, Francesco Manetti
Mirandolina, locandiera, Sonia Bergamasco
Ortensia, comica, Marta Cortellazzo Wiel
Dejanira, comica, Marta Pizzigallo
Fabrizio, cameriere di locanda, Valentino Villa
Servitore, Gabriele Pestilli

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DEDICATO AL PUBBLICO: Teatro Morlacchi

INCONTRA I PROTAGONISTI Venerdì 3 novembre, alle 17.30 al Teatro Morlacchi, il pubblico incontrerà la Compagnia. A seguire, al Caffè del Teatro degustazione di vini offerta dalla cantina Pucciarella di Magione.

IL FILO DI ARIANNA Mappe e coordinate per la Stagione”. Sabato 4 novembre alle 11.30 al Caffè del Teatro del Morlacchi, la dramaturg Linda Dalisi accompagnerà lo spettatore in un originale approfondimento dell’opera.

TEATRO NO LIMITS Domenica 5 novembre, la replica sarà audiodescritta grazie al progetto realizzato dal Centro Diego Fabbri che consente anche alle persone non vedenti e ipovedenti di seguire la messa in scena.

ORARI degli spettacoli Mercoledì ore 20.45, giovedì ore 19.30, venerdì ore 20.45, sabato ore 18 e domenica ore 17.

 

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