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Intervista a Roberto Valdes che ha scelto il Trasimeno come set del film “Il pescatore dei sogni”

Roberto Valdes faceva il pubblicitario ma non gli piaceva più di tanto. Scriveva anche di cinema, questo sì, come critico, ma non gli bastava. Però i film li ha sempre amati fin dall’infanzia vissuta nel suo Paese, il Messico, quando per mano lo prendeva la mamma per farlo entrare dentro una sala che per lui, all’istante, diventava un universo di racconti e immagini da serbare. C’è sempre un tempo per prendere la propria strada, lui lo ha fatto a 35 anni incamminandosi per la via maestra lastricata di star, andando a studiare cinematografia agli Universal Studios di Hollywood, alla NYFA. Da lì il set è diventato il suo lavoro. No. Non parlategli di lavoro. Per lui è solo e puro “divertimento”, una viscerale e naturale passione.
La sua storia professionale, perché tale è suo malgrado, dice che ha girato anche spot pubblicitari, tra cui Coca Cola e Nestlé. Un magnate messicano aveva chiesto a Carlos Santana di fare un concerto per sponsorizzare la sua azienda. Valdes chiese all’industriale di poter filmare il chitarrista in cambio di spot che avrebbe girato gratuitamente. Da lì è poi nato tutto.
A renderlo famoso è stato un cortometraggio, “Algien”, sommerso di premi in undici festival di tutto il mondo. Di adrenalina pura si è caricato come aiuto regista di Sam Mendes per “007 Spectre”. In Italia viene spesso, tra l’altro parla la nostra lingua perfettamente. Ora è sulle rive del Trasimeno, in Umbria, per girare un nuovo film: “Il pescatore dei sogni”. Occasione imperdibile per chiedergli di questo e altro, come siamo soliti fare per Album. Con lui c’è Gianluca Brundo, attore, scrittore regista teatrale romano, naturalizzato umbro-castionese e padre del Festival Ars Contemporanea, che del film sarà il protagonista.

Roberto Valdes con Gianluca Brundo

Partiamo dall’Umbria. Legami particolari?

“Mia moglie, per prima cosa. Era andata a Perugia per studiare e imparare il metodo Montessori. Sono due anni che non c’è più e però stando qui è un modo per riprendere quel filo, per trasferirlo in qualche modo ai miei figli. I racconti che mi faceva di quella sua esperienza mi hanno sempre affascinato. Li ho voluti vivere anche io”.

Cosa in particolare la attrae del Cuore verde?

“Le colline e i paesi sulle loro cime. Paesaggi fantastici. Altro che manieri, castelli, mura da ricostruire sul set… Qui è già tutto pronto, c’è già tutto quello che cerchi per girare un film”.

Veniamo a “Il pescatore dei sogni”. Sembrerebbe un film autobiografico…

“No, non lo è. E’ la storia di un film maker, questo sì; ma per il resto si tratta di aneddoti, di storie di vita che si susseguono e su questo si tesse la trama della pellicola”.

Al centro, si dice, ci sia l’amore. Questo è vero?

“Sì, vero. L’amore però in senso più ampio, non necessariamente di coppia; c’è anche quello, ma non solo. Si tratta di affetti, di sensiblità, di inclinazioni, trattati su più piani narrativi e sviscerati in maniera tale da farne una trama unica”.

C’è un motivo particolare per cui ha scelto Gianluca Brundo come interprete principale?

“Non sono io che ho scelto Gianluca Brundo ma è lui che ha scelto me. Ho avuto modo di incontrarlo in passato e nel 2018 sono stato ospite del suo Festival Ars Contempornea e da lì è partito tutto: il confronto, il racconto, gli interessi comuni, il modo di intendere la cultura, un progetto da condividere”.

Di Gianluca Brundo attore che cosa è che l’ha convinta di più nell’assegnargli la parte?

“Gianluca da un lato appare misterioso, inestricabile; dall’altro invece il suo volto rivela una sensibilità profonda. Caratteristiche che il personaggio del film richiede”.

A proposito, mi dice qual è l’attrice e qual è l’attore con i quali le sarebbe piaciuto girare un film?

“Anche del passato o solo fra i contemporanei?”.

In assoluto, attrici e attori di ogni epoca…

“Marilyn Monroe. Non tanto come recitazione e attrice ma per il suo essere ciò che era, per essere Marilyn, una icona”.

L’attore?

“Robert De Niro (voce fuori campo di Gianluca Brindo: Marlon Brando! ndr). Sì, anche Brando ma io parlo del Robert De Niro degli anni Settanta e Ottanta, non di quello di adesso. Era davvero unico”.

Il film preferito?

“Psyco. A me piace il filone thriller, la tensione, la suspence e Alfred Hitchcock è stato impareggiabile in tutto questo”.

Quando avrà finito di girare il film cosa porterà con sé di questa sua esperienza in Umbria, a Castiglione del Lago?

“Niente vino, niente olio! Piuttosto con me porterò quanto sto vivendo qui, ora; questa esperienza che è del tutto nuova. In passato, infatti, ero venuto come turista. Avevo ammirato la bellezza del luogo, certamente, il paesaggio, i monumenti. Adesso, invece, vivo la gente, vedo le reti dei pescatori, la fatica del loro pescare, la quotidianità, i ritmi di una comunità al lavoro; tutto al di là degli straordinari tramonti sull’acqua. Sono queste cose che mi rimarranno dentro e che porterò con me”.

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