ASSISI – Niccolò Fabi sarà martedì 16 maggio al Teatro Lyrick di Assisi. Da aprile, l’artista è tornato live nei principali teatri italiani e per la prima volta insieme all’orchestra, con il “Meno per meno Tour”.
Niccolò porterà in scena uno spettacolo diviso in due parti distinte: la prima, da solo sul palco, in cui rivivrà intimamente insieme al pubblico 25 anni di parole e musica; la seconda, accompagnato dal suono dell’Orchestra Notturna Clandestina del maestro Enrico Melozzi, in cui presenterà live l’album “Meno per Meno”, eseguendo per la prima volta anche gli inediti “L’uomo che rimane al buio” e “Al di fuori dell’amore”, e alcuni brani di repertorio già presentati all’Arena di Verona con il suono orchestrale. Durante la seconda parte sul palco con Niccolò e l’orchestra anche Roberto Angelini (chitarra acustica, chitarra elettrica, slide, Arp), Alberto Bianco (chitarra e basso) e Filippo Cornaglia (batteria).
“Meno per meno” – scrive Niccolò Fabi – ha una storia a sé. Non è uguale ai suoi predecessori. Non corrisponde alla creatività espressa in una unità di tempo, ma a una unità di suono che ha avuto nel concerto all’Arena di Verona il suo motivo ispiratore. Senza quel concerto non sarebbe mai esistito. E non è un disco live. Quelle esecuzioni sono state solo per chi era presente. Le orchestrazioni di Enrico Melozzi invece abbiamo deciso di renderle disponibili a tutti registrandole in studio. Il fatto di unire il mio mondo sonoro con l’Orchestra notturna clandestina ha dato poi la possibilità a quattro canzoni inedite, che forse avrebbero aspettato anni per vedere la luce, di vestirsi con lo stesso abito di quelle già edite e di trovare così il coraggio di uscire”. Niccolò Fabi risponde alle nostre domande in un’intervista telefonica.
Da “Al di fuori dell’amore”: “E’ sbagliato andare avanti e si può tornare indietro e cercare di vivere”. Ma come vivere: oltre il video del pc, oltre i like e finalmente accorgersi di “non aver vissuto mai”? E’ questo il senso?
“Beh, non lo ridurrei a solo questo aspetto. Parto da un altro assunto. Vale a dire che all’interno delle difficoltà della nostra esistenza che si manifestano anche nelle usanze del vivere contemporaneo, indubbiamente il sentimento predominante della nostra vita è quello che ci rende tutti estranei”, me compreso che ho la fortuna di fare una vita scelta, e che mi dà la sensazione di aver vissuto la mia vita”
Meno per meno, se non ricordo male le mie nozioni di algebra, fa più, perché pensa che la sottrazione abbia un valore positivo?
“Crescendo un ragazzo si confronta con il fatto che sottrarre sia un fatto fondamentale per poter sopravvivere, mentre si accumulano esperienze per poter definire se stessi, perché si è alla ricerca di un proprio stile, da una certa età in poi si fanno delle scelte, si hanno delle idee più chiare e si comincia a sottrarre, cominciando dalle cose materiali”.
In un certo senso una notazione sulla società dei consumi, nel ruolo di coloro che consumano troppo e che “vivono” meno, nel senso di un’autenticità della vita che non è vissuta?
“Una sfumatura sì, c’è dentro anche questo”.
Dalle melodie degli ultimi 25 anni, passando dal “Mio stato” e per il “Negozio dell’antiquariato” sino a “Ecco” alle sinfonie dell’Orchestra Clandestina che con lei forse condivide l’idea di una musica autenticamente pop, inteso come popular…
“Non necessariamente, ma l’intesa con l’Orchestra è nata dall’idea condivisa di utilizzare sia lo strumento classico, sia lo strumento contemporaneo senza barriere stilistiche, cercando di mettere insieme entrambi i linguaggi per cercare di amplificare l’emotività delle canzoni”.
Lei è autore di alcuni dei migliori testi della canzone italiana, ma in che rapporto stanno musica e parole in Niccolò Fabi? Qual è la sua modalità di composizione: viene prima il testo poi la musica o viceversa?
“La difficoltà della canzone è composta da vari elementi. Io non ho una priorità, la musica per me rappresenta l’aspetto più divertente della scrittura. La scrittura del testo rappresenta un momento di introversione e di consapevolezza maggiore e non è detto che sia divertente”.
Questo nuovo album nasce dal concerto all’Arena di Verona dello scorso ottobre, come se quel concerto rappresentasse uno spartiacque tra un prima e un dopo. Cosa è cambiato dopo quel concerto?
“In realtà poco, poco perché comunque è stato moto simbolico il fatto che sia esistito quel momento perché ha fatto vivere in me e in chi mi ascolta una serata ufficiale in un luogo simbolicamente molto prestigioso, come se avessi ottenuto una patente di guida. Importante per chi fa quello cha faccio io. Credo che fosse giusto regalare a me e a chi mi ascolta una serata diversa, perché io non mai fatto degli eventi, dei concerti unici. Mi piace molto più la tournée del concerto unico e sicuramente non l’avevo mai fatto All’arena di Verona e con l’Orchestra. L’idea principalmente è stata questa, di vivere insieme una esperienza diversa. Poi non è cambiato molto da lì in poi. Sono tornato a fare concerti nei teatri, in tour, che è la mia attività più “normale”.