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Intervista a Motta a poche ore del concerto di stasera al Chroma Festival di Bastia Umbra

BASTIA UMBRA – Sarà proprio lui, stasera, ad aprire l’edizione 2024 del Chroma Festival, a Bastia Umbra (6-9 giugno). Francesco Motta ha infatti iniziato il suo tour estivo che, peraltro, prevede tre situazioni diverse. Una, e sarà quella che si verificherà sul palco di Umbria Fiere, “full band”, come avvenuto per il Concertone del Primo maggio con Roberta Sammarelli al basso che si aggiunge alla gruppo. Poi ci sarà la versione in trio; infine, e per la prima volta, in “solo” in due serate speciali durante questa estate con Emma Nolde.

La scaletta prevede ovviamente un adattamento a seconda del “set” che verrà proposto, di sicuro spazio troveranno i brani dell’ultimo album “La musica è finita”. Di assoluto spessore i musicisti che accompagnano Motta sul palco, considerando su tutto il basso di Roberta Sammarelli dei Verdena. Con lei ci saranno Giorgio Maria Condemi alle chitarre, Francesco Chimenti, da sempre al fianco dell’artista al basso e cello, Davide Savarese alla batteria e Whitemary, synth e elettronica. Cantautore, polistrumentista e compositore di colonne sonore, Motta si avvicina alla musica sin da piccolo. Dopo aver frequentato il corso di Composizione per film al Centro sperimentale di cinematografia, inizia a comporre colonne sonore. Nel 2016 esordisce come solista con “La Fine dei Vent’Anni” che immediatamente ottiene il Premio Speciale PIMI per il migliore album d’esordio e la Targa Tenco come miglior opera prima. Nel 2018 esce “Vivere o morire”, primo posto nella classifica dei vinili più venduti e vince la Targa Tenco per il miglior disco, risultando il primo artista a riceve due targhe per i suoi primi due album. A inizio 2019 partecipa al Festival di Sanremo con “Dov’è l’Italia”, vincendo il premio per il miglior duetto insieme a Nada. Il 19 marzo 2020 esce il suo libro “Vivere la musica”, pubblicato da Il Saggiatore, e nel 2021 arriva “Semplice”, il suo terzo album. Nel 2022 torna in tour nei principali club d’Italia. Nel maggio 2023 pubblica il brano “Anime perse” e a ottobre “La musica è finita. A marzo esce la colonna sonora firmata da lui per il film “The cage-Nella gabbia”.
Di questo e altro, come nostra consuetudine, parliamo con Motta.
– Tour estivo diviso in tre diverse situazioni.
Al Chroma Festival sarà con la band al completo.
– C’è un brano che le piace particolarmente suonare in questa lineup?
Tanti, devo dire. Forse, su tutti, “Ed è quasi come essere felice”.
– E nel concerto dove sarà da solo? Immagino avrà un ruolo importante il rendere l’intimità della sua scrittura.
Quando scrivo un brano vivo spesso dei momenti di necessità e solitudine, ma la musica anche per la mia formazione mi piace farla assieme ad altri, per cui la condivido subito con la band. La scelta delle diverse sezioni di questo tour risponde anche alle diverse situazioni che puoi trovare: mi piace l’idea di trovarmi di fronte a un pubblico come quello del Chroma Festival, così come al tramonto in un ambito diverso.
– A proposito di band, lei ha spesso evidenziato il particolare rapporto artistico con Francesco Chimenti …
Ci lega la comune esperienza live con Nada e poi lui è uno straordinario polistrumentista e personalmente do grande valore a chi sa suonare più strumenti. Lui ha un modo di approcciarsi alla musica che è quello che ho sempre amato io; per cui penso che siamo anche molto simili con la differenza che lui è molto più bravo di me.
– Terminato l’album “La musica è finita” cosa c’è in cantiere?
Diciamo che adesso le cose che sto facendo sono già un po’ diverse dal disco, e questo è normale. Ma allo stesso tempo sono sempre io quindi la scrittura rimane fresca. Ci sono sempre dei nuovi obiettivi da raggiungere, delle nuove curiosità, questo sì.
– Parliamo di colonne sonore e dei suoi studi di composizione per film al Centro sperimentale di cinematografia: uno spazio artistico che continua ad essere davvero importante per lei…
Come dico sempre la cosa meravigliosa di fare le colonne sonore è che non devi soiegare niente, non devi fare interviste per illustrare contenuti, perché hai composto quel brano… ed è soprattutto un modo di fare musica che si avvicina molto più al lavoro di un artigiano che di una star. Per quanto mi riguarda tutto ciò ha un valore terapeutico, mi piace molto e, infatti, spesso mi ritrovo ad ascoltare dischi di colonne sonore proprio per provare emozione nell’associare ciò che sto sentendo a un’immagine che ho visto e mi è rimasta impressa del film.
– C’è una colonna sonora, tra le tante, che le piace particolarmente?
L’altro giorno mi sono riascoltato un brano dei titoli di testa di “Velvet Goldmine” che racconta un po’ la storia di come è nato il glam rock (movimento culturale che il film diretto da Todd Haynes racconta attraverso le vicende di un ipotetico cantante, Brian Slade, interpretato da Jonathan Rhys-Meyers che ricorda un po’ la vita di David Bowie e ha davvero numerosi riferimenti allo stile di vita di Oscar Wilde ndr.).
Da lì mi è rivenuta voglia di rivederlo, anche per ricordarmi di quando lo guardammo: eravamo adolescenti.
– Chiudiamo con la sua performance dell’ultimo Primo Maggio?
In effetti con questo appuntamento ho un rapporto particolare. Tutte le volte che salgo su quel palco e mi trovo di fronte a quel pubblico provo una grande emozione.
Devo dire che quest’anno è la volta che mi sono divertito di più in assoluto.
– In effetti si è notato…
Vero. Aggiungo peraltro che mi sono anche accorto che ero uno degli artisti che aveva partecipato più volte. Nonostante questo ho sentito anche una assoluta leggerezza, quando magari le volte scorse stavo forse più a pensare a quale potesse essere il giudizio degli altri.
Invece, stavolta, ho sentito proprio la vicinanza con tutti i musicisti della band e ci siamo divertiti da morire.

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