ASSISI – Il grande Piccolo teatro degli Instabili di Assisi è una fucina di idee, frutto di un terreno fertile dal punto di vista sociale e culturale in cui seminare con coraggio, intraprendenza, fantasia consente di raccogliere frutti succosi, originali. Soprattutto nati per essere condivisi. Merito della famiglia Angeletti. Ora, in particolare, di Fulvia che ha la direzione artistica e che tanto ha ereditato dall’intraprendenza di papà Carlo supportata da mamma Antonietta. Con lei, in una sintoniania sempre più salda e prolifica, c’è il regista e autore Samuele Chiovoloni. Così anche questa estate di Assisi è viva di cose da vedere. In questi giorni persino a “occhi spenti”. Già, perché alla Rocca Minore riprenderà vita “Segnaletica per occhi spenti”, performance di “Ogni angolo, ogni pietra -Immaginario poetico/teatrale della città” che è il contenitore anche di altre iniziative. Spettacoli in programma nei giorni 8-9-10-11 e 15-16 luglio in 4 turni per un massimo di 50 partecipanti. Di questo e altro, come nostra consuetudine, parliamo in questa intervista a due voci con Fulvia Angeletti e Samuele Chiovoloni.
– Fulvia, “Segnaletica a occhi spenti” rientra anche nelle iniziative di Sergino Memories. I legami con Sergio Piazzoli?
Inizio col dire che questo è un omaggio personale e della mia famiglia per Sergio che ha dato tanto alla città di Assisi. Qui ha realizzato progetti importantissimi ed era molto legato a mio padre. Insieme hanno dato avvio a tante iniziative: concerti alla Rocca Maggiore, spettacoli a San Francesco, in Piazza del Comune…
– Quando è nato questo rapporto con Piazzoli che poi è diventato così saldo?
A metà degli anni 90 in occasione dello spettacolo di Roberto Benigni a Santa Maria e poi da lì è stato praticamente un susseguirsi di avventure condivise, perché poi lui portava tutti gli artisti che ospitava al nostro ristorante. Mi piace ricordare che i suoi 30 anni di carriera Sergio li ha voluti celebrare nel nostro teatro con Enzo Avitabile.
– Lei, Chiovoloni, ha conosciuto Piazzoli?
Uno dei miei primi spettacoli è stato ospitato dal suo teatrino all’isola Maggiore, ma in realtà era già venuto a mancare.
– Quarto anno di “Ogni angolo, ogni pietra”: com’è nato e cosa è diventato?
Di fatto è nato in pieno Covid – ricorda Fulvia – Noi possiamo contare su una comunità molto vicina al teatro. In quel periodo eravamo in attesa che qualcosa accadesse. Possiamo dire che il punto di ripartenza è legato al progetto sulla trilogia dedicata a Pier Paolo Pasolini che, appunto, ha coinvolto tantissimo la nostra comunità.
– La spinta per lei, Chiovoloni, quale è stata?
Portare il teatro, la performance, in generale le arti di cui il teatro è il possibile connettore, al centro della città. Quindi spostarlo, animare le vie, gli interstizi urbani, il più possibile. Il tutto invitando alla partecipazione, al dialogo, in forme letterarie anche sui social che poi sono stati di ispirazione per queste prime performance.
In generale, per quanto mi riguarda, si tratta di andare a raccogliere sia la sensibilità che il vissuto di Assisi. L’esempio calzante è “Città di poeti” che è stata una vera e propria immersione nella storia della produzione lirica intorno alla città di Francesco. Un lavoro sperimentale dal punto di vista della ricerca, tanto che sono tornato addirittura a ritradurre dal latino.
– Com’è che lavorate voi due, il criterio con il quale progettate?
Premesso che i ruoli hanno confini labili – dice Fulvia – io ho dei desideri, idee che esprimo a Samuele e che lui con le sue capacità riesce ad aiutarmi a realizzare. Quindi diventano i “nostri” desideri. Il mio è sicuramente un lavoro organizzativo complesso perché punta a coinvolgere la città, invitando i cittadini ad abitare culturalmente luoghi e spazi. Ciò in sintonia con istituzioni e privati. Al Serafico siamo stati i primi a realizzare un nostro laboratorio di scrittura: un esempio concreto grazie al quale far entrare la cittadinanza in un luogo che è parte della città ma che non è frequentato dalla città stessa. Un elemento simbolico ma di grande speranza e prospettiva per il futuro, sia per quanto riguarda gli Instabili sia, spero, per anche altre realtà.
– Lei Samuele?
Sintetizzerei così: Fulvia si occupa del cosa. Io del come.
– Veniamo a “Segnaletica per occhi spenti?”.
La performance presuppone una condizione di assoluto isolamento che richiede ai partecipanti di rinunciare al controllo, di abbandonarsi ad una guida – spiega Samuele. Abbiamo scelto di proporre anche quest’anno 6 date con 4 repliche a sera. E’ una performance per far vivere una suggestiva odissea realizzata attraverso testi originali in un rapporto uno a uno attore-spettatore. Il nuovo materiale testuale è elaborato all’interno del laboratorio di scrittura “Onironautici urbani”; un’esperienza che sta coinvolgendo circa 80 autrici e autori che si sono avvicendati durante sei serate che si sono svolte a Palazzo Bartocci Fontana, Villa Fe’, Giardino Mancinelli Aristei, Villa Santa Tecla, Istituto Serafico, Rocca Minore. Il cast è composto da 17 performer, professionisti e non, che prendono per mano e guidano lo spettatore recitando testi. Sono perfomer che peraltro collaborano a numerosi progetti degli Instabili e che sono per noi risorse umane e artistiche preziosissime.
– A lei Samuele cosa piace del buio?
Mi entusiasma l’idea della sottrazione della vista. Non dico una cosa granché originale visto che siamo tutti tiranneggiati dalle immagini e dall’impatto delle figure. L’intento è quello di sopprimere temporaneamente uno dei sensi, così da spostare tutto l’impianto percettivo che le parole vanno a nutrire e a distinguere. L’esperimento è mettere lo spettatore dentro un’esperienza in cui necessariamente deve scegliere cosa fare, quale parte del suo ascolto e sensibilità prediligere.
– Fulvia, c’è un commento che le è particolarmente piaciuto del pubblico al termine di questa esperienza al buio?
Io sono all’accoglienza, dove sussurro il nostro “benvenuto”. Il percorso parte da Porta Cappuccini per poi salire alla Rocca Minore. Al termine, ho modo di ricevere subito dei feedback, perché è uno spettacolo che ognuno vive individualmente, nonostante sia in gruppo. Premesso che non c’è alcun pericolo e che questa performance è destinata a tutti, in via cautelare abbiamo voluto escludere i bambini. L’anno scorso però, una coppia è venuta con il figlio. A quel punto, viste anche le rassicurazioni dei genitori, abbiamo deciso di far fare l’esperienza anche a questo ragazzino che aveva 10 anni. Se ne ha occupato direttamente Samuele. Al termine, quando il bambino è ridisceso, ha detto una frase che ci rimarrà sempre impressa nella memoria: “Mi sono sentito rinato”.
– Una ne fate, cento ne pensate: cosa c’è in cantiere?
Posso anticipare – dice Samuele – che il Teatro degli Instabili è co produttore di uno spettacolo che presenterò all’Agosto corcianese.
A breve – aggiunge Fulvia – realizzeremo un laboratorio di teatro per bambini al Pincio di Assisi, parco bellissimo inutilizzato da decenni. Laboratorio che terranno Caterina Fiocchetti e Massimiliano Burini.