Intervista a Francesco Bolo Rossini che ci racconta il suo “Avrai vent’anni tutta la vita”

Anteprima dello spettacolo tratto dal romanzo di Nicola Mariuccini "Avrai vent'anni tutta la vita" con Daphne Morelli, Thomas Trabacchi e Francesco Bolo Rossini. Regia di Francesco Bolo Rossini. presso Teatro Mengoni Magione IT, 4 febbraio 2022. Foto: Michele Benda per LegaVolley [riferimento file: 2022-02-04/MV6_3662-10]

Di Francesco Bolo Rossini avevo visto molte cose ma non avevo mai avuto modo di conoscerlo personalmente. L’opportunità di condividere un progetto ci ha messi, più che in contatto, in sintonia. Certo di non essere il solo ad aver provato di primo acchito questa sensazione che sicuramente accumuna quanti lo conoscono, l’intervista che proponiamo ai lettori di Vivoumbria.it è, a nostro avviso, dunque, l’ulteriore, ennesima conferma non solo delle indubbie doti di professionista, ma dello spessore intellettuale ed umano di questo artista.

Francesco Bolo Rossini in scena: anteprima dello spettacolo al Teatro Mengoni di Magione

Cosa l’ha maggiormente convinta ad accettare di essere regista e interprete di questa storia?

“Nicola Mariuccini mi aveva già coinvolto nella presentazione del suo romanzo, quindi è stato quasi naturale occuparsi della messa in scena di questa vicenda. Avevamo iniziato a dialogare riguardo alla possibilità di farne un contenuto televisivo più orientato, però, alla divulgazione storico-documentaristica di quel periodo, ma poi, in sede di opportunità teatrale con il bando indetto da Regione Umbria, ha prevalso il ritorno alla vicenda umana del protagonista, che trovo molto più toccante ed emotivamente adatta a veicolare questa storia”.

Quale filo ha seguito per tradurre in scena da regista il testo del libro?

“Il libro è composto di tre parti distinte: il dialogo immaginario tra Luigino Reattino e il suo doppio, una vera e propria partita a scacchi con la propria coscienza giudicante, poi abbiamo una specie di tavola cronologica di riferimento che Nicola Mariuccini offre per contestualizzare la vicenda, ed infine c’è quello che definisco il pretesto dell’autore, ovvero una sovrastruttura immaginaria dove un testimone riferisce la storia. Proprio da quest’ultima suggestione sono partito per ricostruire il filo drammaturgico dello spettacolo. La voce del testimone è stata affidata a Fabrizio Gifuni che ci conduce sia tra le pieghe della vicenda umana di Luigino, ma serve anche da bussola per orientare il pubblico nei tre momenti storici descritti: la fine degli anni di piombo, la morte del protagonista e la fatalità che ha portato questa storia all’oblio”.

La parte più ostica?

“Le inserzioni, non presenti nel romanzo, che abbiamo dovuto inventare per dare sfogo alla storia. Sono due piani narrativi che non riguardano direttamente la vicenda umana di Luigino ma che toccano invece l’esperienza politica che lui, così come il resto del Paese, ha attraversato. Mi riferisco al passaggio alle tv commerciali che ha innescato un vero e proprio cambiamento antropologico nella cittadinanza e alle torture di Stato che abbiamo voluto fortemente riferire in una specie di assemblea civile dove il pubblico può guardarsi negli occhi e ascoltare quei fatti tremendi, testimoniati dalla voce vera di un funzionario dello Stato coinvolto in quel frangente”.

Con lei sul palco ci sono Daphne Morelli e Thomas Trabacchi. La sensazione che da spettatori si ha, è che ci sia molta sintonia fra voi. Che prerogative hanno questi attori rispetto al testo?

“Credo che uno dei compiti principali di un regista sia quello di formare una buona squadra di lavoro. Daphne ha dato prova di assoluta affidabilità, così come già rilevato dal pubblico, e si è
assunta tre ruoli femminili, completamente diversi tra loro, con grande intuito, fornendo
un’interpretazione personale che ha aggiunto molto alle suggestioni che le avevo fornito.
Con Thomas c’è un’intesa naturale. Siamo entrambi attori che amano ascoltare i colleghi in
scena, riteniamo di dover sempre sostenere il partner scenico, lavorando più per l’altro che per il
proprio personaggio. Questa forma di attenzione al personaggio (ma anche all’attore) con cui si
condivide il dialogo, fa sì che si costruisca in scena una relazione molto più solida e fondata”.

Cosa i giovani possono recepire attraverso “Avrai vent’anni tutta la vita” e cosa invece può trovare la generazione che quegli anni di piombo l’ha vissuti?

“Le differenti generazioni che si confrontano con questo spettacolo reagiscono molto
diversamente e ciò dipende dal tasso di conoscenza diretta di quegli anni. Al termine dello
spettacolo abbiamo visto pugni alzati e lacrime in chi si ricorda quella stagione di cambiamento,
in chi ha vissuto il tradimento di ideali che subisce il nostro protagonista nello spettacolo. Ma
abbiamo anche notato curiosità da parte dei più giovani per una fase storica così importante ma
ancora così oscura. C’è chi è nato con la tv a colori, con la pubblicità e con l’etica easy going di
quegli anni 80/90 che volevano cancellare a tutti i costi il vero dibattito politico, e trova più difficile riconoscere temi quali il compromesso storico o le BR, perciò si concentra molto di più sulla vicenda umana e amorosa di Luigino che ha comunque una rilevanza fondamentale nello spettacolo”.

La tournée è in pieno svolgimento, domani sarete al Teatro dei Riuniti di Umbertide. Soddisfatto della risposta del pubblico?

“Sono molto soddisfatto dell’accoglienza ricevuta fino ad ora. C’è voglia di tornare nei luoghi di
spettacolo dal vivo, ce ne stiamo accorgendo dal calore che ci manifesta il pubblico, inoltre
vediamo nelle persone tanta voglia di aggregazione dopo la mortificazione dei lockdown”.

Il complimento più gratificante che per ora ha ricevuto alla fine dello spettacolo?

“Luca Ronconi amava ripetere che uno spettacolo non deve spiegare ma suggestionare, suggerire un approfondimento, un entrare in risonanza a livello personale con i temi proposti, senza fare infotainment, come invece succede sempre più spesso . Beh credo che i complimenti più belli che abbiamo ricevuto riguardino proprio questo aspetto: aver stimolato una risonanza col proprio animo attraverso una vicenda umana, una storia. E poi un pregio che ci riconoscono è la compattezza e l’assoluta assenza di noia. Sembra strano doverlo rilevare per un’esperienza dal vivo, ma purtroppo accade di frequente sui palcoscenici nazionali”.

Foto: Michele Benda
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Domani, 19 febbraio, “Avrai vent’anni tutta la vita” andrà in scena al Teatro dei Riuniti di Umbertide (tel.075.941.2697).

Lo spettacolo è prodotto da Vivoumbria.it.

L’ingresso è gratuito ed è regolamentato dalle attuali norme vigenti in materia anti Covid.

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.