PERUGIA – Era o è? Tempo imperfetto o presente? Comunque sia, modo indicativo di una terza persona speciale: Sergio Piazzoli.
La difficoltà nel declinare il tempo da assegnare al verbo, sarà la costante di tutte le iniziative che da oggi, 14 giugno, giorno del compleanno di “Sergino”, prenderanno il via per il decennale della sua morte.
La prova provata è Enzo Avitabile al quale stasera spetterà dare il via alla serie di manifestazioni live del “Sergino memories”. Un battesimo assegnatogli non per caso. Nel 2010, infatti, Piazzoli chiamò lui al Piccolo teatro degli Instabili di Assisi per festeggiare i suoi 30 anni di costruttore di cultura musicale.
Stasera Avitabile salirà sul palco dell’auditorium San Francesco al Prato per celebrare un altro giorno importante in quella che continua ad essere, per l’appunto, la storia di Piazzoli e, per la sua parte, dello stesso musicista napoletano. Lo si capisce dall’intervista che segue dove si è parlato di questo e, come nostra consuetudine, di altro ancora.
– Sergio Piazzoli: da dove cominciamo?
Dal ricordo di un rapporto vissuto crescendo insieme.
Sergino c’era già nella mia prima fase di musicista; c’era quando è uscito Soul Express; c’era quando sono ritornato dai grandi incontri con James Brown e Tina Turner. C’era quando ho cominciato questa sorta di disamericanizzazione del linguaggio con Andrea Aragosa, mio produttore storico. Sergino c’era quando ho iniziato a mettere le basi di un nuovo percorso con la world music. E c’è stato quandonel momento della mia ricerca di musica popolare sacra, di “Napoletana” con cui ho vinto il mio primo Tenco nel 2009. E c’era quando ho fatto Black Tarantella, vincendo il premio per la seconda volta per il miglior disco in dialetto. Sergino c’era quando ci sono stati i miei Davide di Donatello. In tutti i concerti che ho fatto in Umbria Sergino c’era. Sergino c’è stato, insomma, nella mia vita.
– La prima cosa che le viene in mente pensando, a pelle, a Sergino?
Penso all’amore che metteva nel procurarsi il lavoro, per crearlo e per il suo coinvolgimento personale al di là e oltre il palcoscenico. Penso, in una parola, all’amore per la vita che faceva e al suo modo di essere.
Penso a un eterno ragazzo.
– Ha conosciuto e collaborato con tanti artisti. Uno che condivideva con Sergino in maniera particolare?
La premessa è che a lui piaceva ascoltare i miei racconti riguardo questi monumenti sacri della musica. Era una specie di albero di Natale: improvvisamente era come se si accendessero tutte le lampadine in una volta e allora iniziava a chiedere, a interrogarti, a volere che gli raccontassi per l’ennesima volta quell’aneddoto, quell’episodio curioso. Lo rivedevi magari anche dopo mesi e mesi e lui tornava lì, a ricordare quella storiella curiosa, divertente. E il suo sorriso era contagioso, irresistibile. In assoluta sintonia con noi c’era comunque un nome, quello di un grandissimo artista: James Brown.
– Che concerto quello di stasera a Perugia?
Non ci faremo mancare niente. Sarà una trasposizione acustica di tutta la mia musica, e ogni canzone che canterò lui la conosceva e che in qualche modo ha vissuto con me. Sul palco ci saranno Gianluigi Di Fenza alla chitarra e alla eletronica, Emidio Ausiello alle percussioni e io metterò la mia voce, i fiati, l’arpina. Con “Acoustic World” proporremo “Salvamm‘O Munno”, “Sacro Sud”, “Festa Farina e Forca”,”Napoletana”, “Black Tarantella”. Sarà un incontro intimo, fatto di emozioni, con il mio linguaggio musicale personalissimo che esploro da trent’anni sempre cercando di innovare la mia ricerca.
– Quest’anno il Premio Tenco celebra i suoi 50 anni. Lei lo ha vinto due volte, ne parlavamo prima. Tra i suoi 14 riconoscimenti mi ha colpito molto quello che ha ricevuto dall’Unicef. Me ne parla?
Un premio di impegno. Quello di stare sempre oltre la retorica, quindi di riposizionarci rispetto a temi che purtroppo sono ancora attuali, basti pensare a cosa le guerre provocano ai bambini.
-La musica cosa può fare?
La musica, l’emozione, la parola riescono rispetto a questi temi a rigenerare la coscienza. E’ una sorta di energizzazione rispetto all’impegno sociale. “Mane e mane” è stata scritta per quella occasione, i proventi sono stati devoluti per la scolarizzazione delle bambine del Benin. Un toccante pezzo a due voci con Mory Kante, una sorta di manifesto attualissimo sul possibile dialogo spirituale, sociale e politico fra le culture del Mediterraneo , e che ha dato il via all’album “O-issa”.
– Il 9 giugno scorso ha ricevuto la laurea honoris causa in composizione pop da parte del Conservatorio di Benevento. Che effetto fa?
Dico la verità: ne sono felice. Non è vero che queste cose alimentano l’ego. Ti danno invece la possibilità di continuare a lavorare con almeno quel minimo, con quel briciolo, di consapevolezza e di certezza che c’è un po’ di attenzione e di rispettoper quelle cose che tu reputi importanti per te stesso, certo, ma anche per gli altri.
– Ventidue dischi. Tra questi pietre miliari non solo riferibili alla sua carriera ma per la stessa storia della musica internazionale. Qual è tra questi quello che, quando ci pensa, le fa dire: “ho fatto davvero qualcosa di speciale”?
Ogni disco per me è un ritorno alla fonte che lo ha ispirato; all’emozione della ricerca di un mio linguaggio completamente autentico, mi riferisco a Napoletana, Sacro Sud, Festa farina e forca. Per me queste sono state composizioni fondamentali.
– Un ricordo particolarmente piacevole vissuto sul palco?
Sanremo. Nel 2018. Perché ho vissuto quella esperienza con Peppe Servillo proponendo un brano di spessore come “Il coraggio di ogni giorno”. Un brano veramente particolare, un brano “preciso”, non era un pezzo da Sanremo ma con Peppe abbiamo fatto un’esperienza che ci portiamo dentro ancora oggi; al punto che ogni anno riusciamo a fare comunque i nostri concerti insieme, pur non avendo mai deciso di fare una tournée. Questa cosa ci piace tantissimo.
– Chiudiamo: che giorno è e sarà questo 14 giugno 2024 per lei, per Perugia, per chi ha conosciuto Sergio Piazzoli?
Ci sarà un prima, un durante e un dopo. Sarà una giornata intensa e emozionante. Piena.