TERNI – Edoardo Prati è un giovane appassionato di studi classici che ha trovato sui social un modo innovativo e dinamico per condividere la sua passione. Dall’antica Grecia a Roma, fino ai grandi pensatori moderni. All’Anfiteatro Romano, per Baravai Comedy, stasera, giovedì 25 luglio, offrirà un’occasione speciale per assistere alle prove aperte di un ragazzo di vent’anni, ascoltare la sua visione delle cose unica e delicata che si mescola alle pagine più belle della letteratura classica da Lucrezio a Battiato. Sarà una versione “in divenire” del suo primo spettacolo “Cantami d’amore” che debutterà in autunno.
– In una intervista si è dichiarato un barbaro a scuola, ma in che relazione stanno l’essere barbaro con il classicismo?
Ho fatto le scuole medie in una città che non era la mia città e quindi ero uno straniero per quello che riguarda le scuole medie. Non è che io fossi barbarico a scuola.
– Però il barbaro rende l’idea, perché lei non è stato aiutato da nessuno nella sua formazione, giusto? In famiglia soprattutto, con suo padre pizzaiolo e sua madre dog sitter. No, certo.
– Però i suoi professori sono stati molto bravi, si deve a loro la sua passione?
Sono stati tutti necessari. Dai più buoni ai più cattivi, dai più bravi ai meno bravi, sempre nella misura in cui processi una persona con cui ti devi confrontare.
– Michela Murgia in Dare la Vita dice che bisogna essere casinisti, non compiacenti, né mansueti, né accondiscendenti. Lei si sente un casinista?
Sono in generale abbastanza pacato. Il mio essere casinista deriva dal fatto che sono molto affezionato al mio non essere inseribile. Non sarò mai dove si aspettano di trovarmi. Se ci si aspetta che io per parlare di letteratura debba stare dentro una biblioteca, o in un teatro, siate pure sicuri che andrò da tutta altra parte perché a me delle prestigiose caselle sociali cui essere inserito non me ne frega nulla, sono una persona che ha proprio voglia di altro, secondo me io ho voglia di incontro, ho voglia di più verità rispetto a quella che di solito si vende.
– In occasione del 25 aprile lei ha pubblicato un post in cui si è dichiarato anche antifascista. Com’è maturata questa convinzione?
Può essere diversamente.
– Non lo so, glielo chiedo.
No, glielo chiedo io a lei perché il fatto che la mia dichiarazione di antifascismo sia stata presa come qualcosa di particolare, questo dovrebbe far riflettere perché non c’è nulla di particolare nel credersi antifascista.
– Di questi tempi non è così scontato.
Ma non sono partitico, quindi in questo senso non mi espongo e non mi esporrò perché ognuno ha la propria sensibilità e io posso magari stimolare delle suggestioni secondo cui poi le sensibilità dei singoli arrivino ognuno alle proprie conclusioni. Se il fascismo è una tendenza alla paura e allo strumentalizzare la paura con la forza, io sono assolutamente antifascista. Se non altro perché sono innamorato, se non altro perché parlo di letteratura. Il fascismo non combacia con nessuna di quelle che sono i tratti del mio carattere, con nessuna di quelle che sono le mie passioni.
– Perché l’amore è la cosa più politica e meno fascista che c’è?
L’amore è la cosa meno fascista perché il fascismo ha paura delle cose ingovernabili. Vuole la bocca chiusa, la dimensione di fila indiana dei concetti e questo l’amore non lo potrà dare mai perché l’amore tutto è fuor che governabile e quindi sicuramente l’amore è la cosa meno fascista che esista. Mentre è la cosa più politica perché sul sentimento amoroso che entrano in contatto i singoli e che qui prende forma poi il tessuto sociale, è la cosa più politica in questo senso perché costruisce il tessuto sociale.
– Il suo rapporto con l’intelligenza artificiale?
Sono sincero, siamo molto sconosciuti l’un l’altro, non so come funzioni il Chat GPT, non l’ho mai utilizzato, non sono la persona più indicata per parlarne.
– Non le viene la curiosità di provare?
Fare una domanda ad un qualcosa di inanimato e avere una sua intelligente e costruita risposta? Ma io lo stupore di questo fatto l’ho superato quando si chiedeva a Siri di fare le cose. Già per me quello era intelligenza artificiale.
– Il suo rapporto con la sessualità?
Non sono tradizionalista. Credo molto nella famiglia queer di Michela Murgia e la mia compagna ci crede altrettanto.