PERUGIA -Concretezza, competenza, visione, passione. Ingredienti che da sempre UmbriaEnsemble mescola sapientemente, dando, magari, talora maggiore enfasi a una o all’altra componente.
La riprova, recente, più evidente è di questi giorni. Si tratta del lancio della terza edizione del “Concorso nazionale di esecuzione musicale UmbriaEnsemble per i giovani” che si sta tenendo in un’unica prova oggi, 20 dicembre, e domani sabato nei due conservatori della regione: prima Morlacchi di Perugia e poi Briccialdi di Terni.
Di questo e altro, come nostra consuetudine, parliamo con Cecilia Berioli, anima instancabile e fertilissima di questo straordinario insieme artistico.
– In uno slogan come potremmo connotare la particolarità di questo vostro concorso?
Un ponte tra formazione e professione.
-Efficace. Vogliamo entrare nel merito?
Questa iniziativa nasce prima di tutto dalla nostra stessa esperienza maturata come musicisti. Sappiamo quant’è difficile e complesso il percorso per chi inizia e affronta questo mestiere; conosciamo gli ostacoli che si incontrano e cosa occorre per superarli. Questo soprattutto se calato nella realtà che si trovano a vivere i giovani musicisti, tanto che il concorso è specificatamente aperto agli allievi attualmente iscritti ai corsi di II livello nei Conservatori di Perugia e Terni e ai laureati di questi Istituti che abbiano conseguito il titolo di II livello dalla data del 1 gennaio 2022 in poi.
Sottolineo che il concorso è sostenuto dal ministero della Cultura, dalla Regione Umbria e, ovviamente, dalle due istituzioni umbre di alta cultura, ovvero i due conservatori Morlacchi di Perugia e Briccialdi di Terni.
– Cosa offrite in sostanza?
La dignità di essere pagati per la prestazione che si offre, cosa tutt’altro che scontata, ma soprattutto la possibilità di partecipare ad alcuni concerti nella stagione 2025 di UmbriaEnsemble. Insomma, li facciamo suonare con noi, diamo loro la possibilità di esibirsi di fronte al pubblico e, pertanto, di maturare esperienze che torneranno loro utili.
– A proposito di conservatori, avete unito e compreso nella vostra iniziativa entrambi quelli umbri fin dalla prima edizione. Il senso?
Lanciare un segnale di unità d’intenti da perseguire in armonia e insieme a due realtà di così alto livello. Noi abbiamo cercato una via ulteriore per unirle. Al momento abbiamo deciso di fermarci a queste due realtà regionali anche per motivi di carattere organizzativo, ma non è escluso che in futuro, con le giuste risorse, si possa allargare il concorso anche ad altri conservatori nazionali.
– Si paga per iscriversi al concorso?
– Dieci euro, una cifra che definirei simbolica.
– E’ aperto a tutti gli strumenti?
Praticamente tutti tranne il pianoforte perché è uno strumento che normalmente non prevediamo, vista la natura dei nostri concerti, nelle esibizioni di UmbriaEnsemble.
– Quanto dura la prova?
Venti minuti. Il programma è a libera scelta e sono ammesse trascrizioni o arrangiamenti. Non è obbligatoria l’esecuzione a memoria. E’ evidente che la giuria si riserva il diritto di interrompere l’esecuzione qualora lo ritenga opportuno.
– I premi?
Il primo classificato si esibirà in tre concerti nell’ambito della stagione concertistica 2025 dell’UmbriaEnsemble. Il secondo in due e il terzo in uno. Come detto, i vincitori saranno retribuiti secondo le normative vigenti nel Contratto nazionale di lavoro relativo allo spettacolo.
Tutti gli iscritti, poi, riceveranno su richiesta un attestato di partecipazione.
– Che tipo di esperienza avete maturato voi di UmbriaEnsemble rispetto a questi musicisti che si esibiscono con voi?
Estremamente positiva; di scambio, di interrelazione e, come nel caso di un percussionista, di collaborazioni che sono andate oltre le esibizioni previste dal concorso proprio per la progettualità artistica che è maturata da questo incontro.
– Siamo quasi alla fine di questo 2024. Di iniziative ne avete fatte, come vostro solito, tante. Quelle che ritenete le più significative?
Senza dubbio molto particolare è stato il progetto “Sola perduta e abbandonata. Puccini negli occhi di una donna”. Un’idea che è maturata assieme a Maria Grazia Calandrone, finalista nella cinquina del Premio Strega 2023, che ha curato il testo originale che noi, come UmbriaEnsemble, abbiamo appositamente commissionato. Con lei abbiamo elaborato un omaggio a Giacomo Puccini un po’ particolare, senza parlare delle sue opere in maniera canonica, ma puntando l’obbiettivo su Puccini visto da Doria Manfredi. Doria era la sua giovane cameriera morta suicida sotto il peso delle dicerìe e di un presunto scandalo per una relazione peraltro mai consumata.
– La realizzazione del tutto?
Sul testo che propone un’angolazione di lettura molto particolare nel panorama pucciniano, noi con le musiche realizziamo una cosa ancora più originale; nel senso che Puccini è molto famoso per essere un grande operista però ha scritto anche musica da camera e quella che ha scritto è tutta per quartetto. Di fatto noi suoniamo tutta la musica da camera per quartetto in questo spettacolo, quindi arricchisce contributi e iniziative realizzati per il centenario pucciniano.
– L’esperienza a New York?
In effetti la grande soddisfazione è stata ricevere l’invito a rappresentare questo progetto il 20 novembre scorso all’Istituto italiano di cultura di New York.
-Immagino applauditissimo…
Sì, in effetti è stata un’esibizione gratificante e dobbiamo dire davvero molto apprezzata. Il pubblico è solo americano, ovviamente, e ama la cultura italiana, studia l’italiano, conosce le nostre opere. Per il resto, con i nostri collaboratori, ci siamo prefissi di fare cose che possono durare nel tempo. Anche questo testo che ha scritto su nostra commissione Maria Grazia Calandrone è stato pubblicato e, pertanto, è di tutti.
Un’altra vostra rassegna che merita di essere ricordata?
“Onora il Padre”, sostenuta dalla Fondazione Perugia.
L’abbiamo ideata nel 2023 in occasione delle celebrazioni per l’800esimo anniversario francescano. L’edizione di quest’anno si è incentrata sul tema delle stimmate nella ricerca artistica e culturale con l’intervento di linguisti, paleo antropologi, neuroscienziati.
Ciascun appuntamento è stato caratterizzato da una lezione in forma di dialogo tra due accademici e il pubblico, cui è sempre seguito il nostro concerto dal vivo con musicisti ospiti di caratura internazionale. L’edizione 2024 si è svolta tra Assisi e Perugia in collaborazione con UniPg. Sono intervenuti grandi studiosi come Paolo D’Achille e Giulio Vaccaro; Giorgio Manzi e Marco Cherin; Giorgio Vallortigara e Massimiliano Di Filippo. Tra i musicisti Alessandro Bravo, Enrico Stinchelli, Giacomo Vezzani.
– Chi sono esattamente i componenti di UmbriaEnsemble?
E’ una formazione variabile che vede nel suo organico diversi artisti, solisti e cameristi. Con Luca Ranieri e Maria Cecilia Berioli, Gianluca Luisi, Claudio Mansutti, Andrea Trovato, Massimo Mercelli, Cecilia Rossi, Angelo Cicillini, Luca Ciammarughi, Riccardo Zamuner, Sandro De Palma, Glauco Bertagnin, Federico Mondelci, Javier Garcia Moreno.
– Progetti?
In primavera è previsto un divertissement in occasione dei 650 anni dalla morte di Boccaccio: ci sarà una selezione musicata da UmbriaEnseble delle novelle più divertenti rese irresistibili da Stefano Fresi.
Visto che siamo in clima, qual è l’augurio che si sente di fare?
Quello che è il nostro mantra: riuscire ad avvicinarci sempre più i giovani alla musica classica. Mi viene in mente la Cappella Sistina, il dito di Dio e quello di Adamo che si sfiorano e non si toccano. La classica rispetto ai giovani è un po’ in quella condizione. E se si potessero toccare cambierebbero tante cose perché la classica è giovane in sé, è stata composta da giovani contemporanei rispetto al periodo in cui scrivevano e vivevano e, in molti casi, è risultata persino rivoluzionari nelle composizioni. Prendiamo Beethoven: quando scrive per il Trio l’Opera numero 1 in do minore, Haydn gli dice bravo, bravissimo ma poi lo consiglia di comporre cose più classiche e di rientrare nei ranghi. Questo vuol dire che quando Beethoven scriveva queste cose, nel 1794, erano percepite come lontane perché troppo avanti. Ed era giovane: aveva 24 anni.