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Inaugurato il Laboratorio di Scienze Veterinarie e Zootecniche a Casalina

PERUGIA – Il Polo museale universitario di Casalina si è arricchito di una nuova raccolta: il Laboratorio di Scienze Veterinarie e Zootecniche.

Il tavolo dei relatori

“Considero un regalo di fine mandato, graditissimo peraltro, l’inaugurazione del Laboratorio di Scienze Veterinarie e Zootecniche nel Polo museale di Casalina – ha detto Franco Moriconi , Rettore uscente dell’Università-. Mi piace pensare di aver lavorato per il bene di tutto l’Ateneo, ma consentitemi di sentirmi ancora orgogliosamente legato alla facoltà di veterinaria, oggi dipartimento, nella quale ho trascorso quasi tutta la mia vita. Nel Laboratorio che si inaugura oggi viene rinnovato l’allestimento dell’antico museo zootecnico, fondato a san Pietro nel 1896, e si ripercorre la storia degli insegnamenti veterinari, iniziata alla fine del XVIII secolo, quando il grande Annibale Mariotti propose di istituire una cattedra di veterinaria nell’Università. L’allestimento è pensato per i più piccoli che speriamo potranno così avvicinarsi, in modo divertente e istruttivo al tempo stesso, al mondo degli animali.”
Il nuovo allestimento

Anche il sindaco Michele Toniaccini, a nome dell’intera Amministratore comunale ha espresso “entusiasmo per l’apertura del Laboratorio di Scienze Veterinarie e Zootecniche, presso il Polo Museale di Casalina, che arricchisce l’offerta culturale, scientifica e turistica del nostro territorio”. Ha ringraziato, inoltre, il Rettore, la Professoressa Galassi e l’intero personale del CAMS per l’impegno profuso per i Musei Universitari a Casalina, rivolgendo un particolare pensiero di gratitudine a Sergio Gentili, responsabile del Polo Museale di Casalina per suo il quotidiano impegno nell’accoglienza del pubblico.
 
La visita al laboratorio

Con l’inaugurazione avvenuta il 31 ottobre, sale a otto il numero delle raccolte dell’Università degli Studi di Perugia ora aperte presso il CAMS.
Cristina Galassi

“Il legame forte con la medicina e le scienze agrarie ha reso la veterinaria e la zootecnia dei saperi fondamentali all’interno dell’Università di Perugia –  ha spiegato la Cristina Galassi, direttore del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici (CAMS) dell’Ateneo perugino -. Ritengo che compito precipuo dei musei universitari sia di illustrare e documentare, con l’ausilio delle collezioni, l’importanza e il ruolo che la ricerca scientifica ha avuto e continua ad avere nello sviluppo della società. Restaurare, esporre in modo accattivante e restituire alla pubblica godibilità le raccolte dei gabinetti scientifici universitari è stata la mission che ci siamo dati in questi anni. Personalmente ritengo che una città, con le sue opere d’arte ma anche con i suoi musei scientifici e universitari, sta oggi al centro di una tematica che coinvolge fortemente la costruzione moderna della comunità civica. Se prioritariamente i musei scientifici e universitari devono occuparsi di conservazione, ricerca, comunicazione, educazione, al pari degli altri musei devono confermarsi, inoltre, come istituzioni di formazione, custodi del patrimonio culturale scientifico dell’umanità, dimostrando di essere essenziali per l’interpretazione del passato, per la costruzione delle identità delle comunità, per trasmettere valori da una generazione alla successiva, garantire la coesione sociale, il dialogo e la conoscenza tra i popoli, la salvaguardia e il rispetto dell’ambiente naturale e della biodiversità. I musei universitari di Perugia, divenuti realtà viva e pulsante del panorama museale nazionale – ha concluso la professoressa Galassi -, hanno la forza culturale e l’esperienza per accompagnare la nostra società nel cambiamento, forti dell’eredità del passato”.
 
Antonella Pinna ha quindi sottolineato il proficuo rapporto di collaborazione intercorso fra la Regione Umbria e il Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università di Perugia, rapporto che è andato ben oltre la semplice erogazione e gestione di eventuali risorse economiche ma che si è sviluppato lungo percorsi ben più interessanti di sviluppo di vere e proprie “narrazioni” museali, verso cioè la costruzione di “spazi polifonici” – così come indicano i più recenti sviluppi della scienza museologica – che, cioè, non espongono più solo semplicemente oggetti, ma piuttosto puntano ad armonizzarli in percorsi capaci di generare un vero e proprio “concerto” di conoscenze che contribuiscono all’identità dei territori.
“Per rendere intriganti per il pubblico più giovane due discipline come la veterinaria e la zootecnia abbiamo adottato diverse strategie – ha spiegato Marco Maovaz del CAMS -: il design e l’allestimento, curati da Jean François Lerasle che hanno posto l’accento su colori squillanti, pur mantenendo molti caratteri grafici contemporanei ai reperti. I testi di corredo, inoltre, hanno affrontato gli argomenti nella maniera più trasversale possibile: si parla ad esempio della storia della lana, dei tabù alimentari e della democratizzazione delle proteine con un linguaggio semplice ma non banale. I ragazzi devono infine poter ‘toccare con mano’ e pertanto sono stati realizzati diversi exhibit ludici, da un grande puzzle, da ricomporre, con i tagli della carne bovina a delle grandi lavagne dove i ragazzi, guidati da degli schemi, possono riprodurre gli apparati digestivi degli animali”.
Le raccolte contenute nel laboratorio
Il Laboratorio di Storia dell’Agricoltura di Casalina è suddiviso in sezioni.
Nella sezione di zootecnia sono conservati, in otto teche verticali, alcuni dei preparati tassidermizzati realizzati da Cesare Gugnoni più di un secolo fa. Nelle prime tre teche sono esposte le teste delle principali razze bovine, ovine e caprine, una quarta teca contiene i reperti degli animali domestici che più hanno usufruito della globalizzazione nel XIX secolo: gli equini, i suini, i leporidi e i bachi da seta. Le altre quattro teche conservano i volatili allevati come animali “da bassa corte”: i galliformi, gli anatiformi e i colombiformi. Alla base di ogni teca si trovano degli approfondimenti che illustrano le caratteristiche più interessanti dei diversi gruppi, tra cui si ricordano: i tabù alimentari; una storia sociale ed economica della lana; i trend attuali e futuri nel consumo della carne. Una vetrina molto importante è poi quella che raccoglie i reperti coloniali reperiti durante le missioni organizzate dall’Istituto superiore agrario in Africa. In fondo alla sezione zootecnica è poi stato ricostruito simbolicamente il salotto di Ezio Marchi, con alle pareti le foto di famiglia e una raccolta di antiche incisioni raffiguranti galliformi.
La sezione di zootecnia sezione osteologica sezione di veterinaria comprende exhibit sulle dentizioni degli animali domestici, sulla podologia veterinaria e sul ruolo che Ezio Marchi ebbe per la caratterizzazione della razza bovina Chianina.
Un pannello semitrasparente, che ripercorre la cronologia degli insegnamenti universitari, introduce poi nella sezione di veterinaria. Questa parte dell’allestimento è decorata con degli ingrandimenti di foto dell’inizio del XX secolo che raffigurano la scuola di veterinaria ai tempi di Eugenio Aruch. Tra gli argomenti trattati in questa sezione ricordiamo: 1) la microscopia ottica, illustrata con la ricostruzione della scrivania di un anatomista, 2) la riproduzione degli animali domestici e 3) le operazioni chirurgiche spiegate con strumenti chirurgici d’epoca e con un antico letto operatorio veterinario ricostruito.  Prima di uscire da questa sezione i giovani visitatori trovano due grandi lavagne di ardesia dove possono riprodurre, guidati da degli schemi, gli apparati digerenti dei principali animali domestici.
 
Informazioni: Galleria di Storia Naturale:  3666811012 – 0759711077 – servizi.cams@unipg.it – www.cams.unipg.it – www.facebook.com/museostoria.naturalecasalina
 

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