FOLIGNO – Un artista che arriva da lontano. Ma soprattutto un uomo che nel sovrapporre la sua arte al suo stile di vita, fornisce una testimonianza diretta di come la buona filosofia quotidiana sia quanto di meglio possa esserci nel rapporto con gli altri e con il mondo che ci circonda. Lui è Stefano Taiko Zanarini, folignate e buddista, artista ispirato dalla cultura Zen, cui si deve l’uscita della raccolta “Imbarazzanti Metamorfosi (poetry and aphorisms)”.
Un quaderno, come definisce lui questa raccolta. Pensieri, riflessioni, poetica che si potrebbe definire rilassante e rassicurante senza alcun timore di svilirla. Tutt’altro. In copertina una sua opera: “La Venere indifferente” dell’86.
Stefano Zanarini, classe 1954, è dall’84 che si esercita con il suo pensiero: prima con mostre, installazioni e performance, operando con quegli strumenti tradizionali dell’arte occidentale come le matite, i colori, le tele. Poi l’abbraccio con il Buddismo lo portano a confrontarsi con quei materiali che arrivano dall’Oriente, più intriganti e forse più inclini ad esprimere la sua creatività: la carta di riso o la stecchetta composta da fuligine e colla che si tramuta in inchiostro. Gandhiano di aspetto (ce lo consenta Zanarini) questo artista è decisamente prolifico, seppure con quello stile di grande discrezione che gli è proprio e che lo porta ad essere il primo dissacratore di se stesso: così i quaderni “Tracce”, pubblicazione biennale dal 1988 al 1994, assumono come numerazione dallo zero al numero zero meno 3, seguite nel 1999 da “Pensando il non-pensiero”, nel 2006 da “Il segno del Vuoto” ed ora “Imbarazzanti Metamorfosi”. In mezzo, una decina di mostre ed eventi a Perugia, Foligno e Marsciano, con esordio all’Accademia di Belle Arti “Vannucci”.
E sicuramente il pensiero alla base della sua arte si ritrova nei contenuti che Zanarini individua nel Buddismo: “Gli elementi più significativi sono l’immediatezza, la spontaneità e la semplicità dei comportamenti per affrontare i fatti della vita”. Non c’è un titolo per ogni componimento, piuttosto una ricerca intima e la certezza trasparente che qualcuno in un’altra dimensione c’è. Suggestive queste parole: “Come lama affilata / un aereo fende l’azzurro cielo / Il taglio dapprima chiaro e preciso / si frangia si scompone e scompare / Di nuovo l’azzurro manto celeste / Il cielo è Sempre invulnerabile”. Oppure: “Amo l’umanità / e mi piace frequentare tutti / Per questo spesso / mi tengo in disparte”.
Pillole che, a ben guardare, spiegano bene chi è il maestro Stefano Taiko Zanarini. Non un “personaggio contro”, ma un “uomo per”.