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Il Sentiero nel bosco e il fuoco domestico che si propaga attraverso la narrazione del Domina Herbarum

FOLIGNO – C’è un luogo, a pochi chilometri da Foligno, dove l’energia della natura è palpabile e avvolge ogni cosa. Qui limpidi corsi d’acqua si fanno strada tra i boschi scuri, scorrono attraverso le rocce e danno vita a splendide cascate. Qui alberi imponenti custodiscono antichi borghi semi nascosti dalle selve, eremi e monasteri; tutti luoghi ricchi di storie e tradizioni che affondano le loro radici nel lontano passato della nostra regione.

E’ la valle del Menotre, attraversata dall’omonimo fiume che nasce nel comune di Sellano e arriva fino a Pale dove forma le famose cascate passando per il Parco dell’Altolina, tra i piccoli comuni di Belfiore e Pale fino ad arrivare a Rasiglia.

Qui, nel cuore dell’appennino umbro marchigiano un po’ isolato tra i boschi, protetto dalla mistica energia del monte Serrone dove sorge l’Eremo di Sassovivo, è attivo Il sentiero nel Bosco, luogo speciale e multifunzionale, gestito con amore da Veronica Gatto e Gianluca Follo ormai da circa 13 anni.

 

Agriturismo e luogo di incontro dove trascorrere giornate immersi nella natura e avere la possibilità di seguire Veronica nella raccolta delle erbe spontanee; centro e scuola di autoproduzione di creme, unguenti e oleoliti ma anche di tisane e distillati; “Scuola Selvatica” di buone pratiche volte al recupero dell’armonia e di uno stile di vita connesso con i cicli naturali del tempo e delle stagioni che prende come riferimento l’antico calendario celtico della Ruota dell’Anno, ossia il ciclo annuale delle stagioni che si compone di 8 momenti particolarmente importanti, i cosiddetti Sabbat, che scandiscono in maniera ciclica lo scorrere del tempo.

Su tutto, un grande progetto che prende il nome di Domina Herbarum e che è la stessa Veronica ad illustrarci: “Domina Herbarum parte dalla visione di un cerchio di donne sedute intorno a un fuoco. Ognuna di loro è radicata nel proprio luogo e custodisce il proprio fuoco, che è un fuoco domestico ma nello stesso tempo collegato a quello delle altre attraverso lo strumento della narrazione. Domina Herbarum è una ricerca condivisa tra donne per narrare e ritrovare il filo della memoria e riportare luce su un mondo dimenticato, il mondo della cura femminile, le piante delle donne e il loro rapporto con il sacro. La Domina Herbarum era proprio la signora delle erbe, la guaritrice in grado di dare sollievo ai malesseri attraverso l’energia delle piante e della terra ed è proprio verso il recupero di un rapporto più vero e profondo con esse che si muove questo progetto a tante voci.”

Al Sentiero nel Bosco è possibile anche visitare un Hortus Conclusus, tipico giardino/orto medievale nato nei monasteri per la coltivazione di piante medicinali e alimentari creato secondo le prescrizioni dettate da San Benedetto da Norcia nel 534 d.C. dove, spiega Veronica “c’era una zona dedicata agli orti (horti), una dedicata ai frutteti (pomaria), una ai giardini con alberi (viridaria) e infine una parte dedicata alle erbe officinali (herbaria). Qui da noi è possibile entrare in contatto con la sua storia e la sua simbologia, imparare ricette di cucina e preparati medicamentosi delle antiche abbazie benedettine.”

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Inseriti in maniera così armonica nel fluire delle stagioni, al Sentiero nel Bosco non possono certo la mancare le celebrazioni per un momento così importante come quello del Solstizio d’Inverno, chiamato Yule nella tradizione germanica precristiana.

Festa di fuoco, di trasformazione, morte e rinascita, il cui senso risiede nella morte del “Re Oscuro”, il Vecchio Sole che muore a se stesso per trasformarsi nel Sole Bambino che porterà di nuovo luce e nutrimento sulla terra.

Ed è proprio di questo affascinante argomento che abbiamo parlato con Veronica, davanti ad una tisana dolcificata con il miele prodotto dalle sue api.

“E’ questo” racconta “ il periodo dell’anno in cui molte ritualità sono legate all’elemento fuoco e a quello solare per propiziare la luce meno presente durante questi giorni. Non a caso il periodo che precede il solstizio è detto “avvento”, ossia “attesa” della luce e del suo ritorno dove, noi con la natura, sperimentiamo la speranza della rinascita.

Rinascita che nel giorno del Solstizio, il 21 dicembre, si rende visibile attraverso il Sole, celebrata con rituali giunti fino a noi sotto forma di tradizioni e feste popolari.

Luce interiorizzata all’interno delle case ma anche rito di comunità, dove pubblico e privato si legano. L’usanza di accendere all’esterno grandi fuochi rituali, i cosiddetti “foconi”, lungo tutto il mese di dicembre è diffusa in Umbria così come nel resto dell’Italia anche ai nostri giorni”.

Fuochi , candele o lumini, si accendono il 4 dicembre per la festa di Santa Barbara e il 13 per quella di Santa Lucia, santa particolarmente legata alla luce e alla vista la cui celebrazione è molto sentita nella zona di Foligno. Il 13 dicembre infatti, si usa recarsi presso il monastero delle monache di clausura per acquistare le tradizionali cialde di Santa Lucia, sorta di ostie preparate secondo l’antica ricetta medievale con farina, zucchero, olio, vinsanto, anice (una volta semi di finocchio) e acqua. Questi dischi rigidi di farina che portano impressi data, stemmi e formule beneaugurali, richiamano sì gli occhi che la martire tiene in mano nell’iconografia cristiana ma anche il disco solare.

Legate al solstizio sono poi alcune piante considerate anticamente “abitanti e facenti parte della comunità. Il rito implicava quindi tutti gli esseri viventi e arriva fino a noi sotto forma di tradizioni, come quella della corona dell’avvento, che sono in realtà dei veri atti di co-creazione.
Ci sono i chicchi di grano che venivano messi a germogliare al buio nel giorno di Santa Barbara e consumati nel giorno di Natale a simboleggiare la rinascita della terra e la partecipazione dell’uomo a questo processo.

Anche i sempreverdi come l’abete, con il loro simbolismo di vita che non muore mai sono molto legate a questa festa mentre il vischio è considerata la più sacra di tutto il periodo”.
Per i celti, affascinati dalla sua vita aerea, il vischio era considerato simbolo di resurrezione, incarnazione della divinità sulla terra e veniva raccolto con particolari accortezze seguendo un preciso cerimoniale.
L’agrifoglio con le sue bacche rosse propiziatrici di fortuna è l’altra pianta sacra: come tutte le piante che pungono era considerata protettiva e capace di allontanare tutto ciò che c’è di spaventoso all’esterno.

 

Al Sentiero nel Bosco il 21 dicembre ci sarà una giornata tutta dedicata all’evento, con passeggiate, storie e accensione del fuoco rituale, per celebrare il passaggio e prepararsi ad un altro periodo ugualmente speciale, quello delle dodici notti dopo il Natale che arriva fino all’Epifania.

Per saperne di più: https://www.ilsentieronelbosco.com/scuola-selvatica/

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Francesca Verdesca Zain

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