Riceviamo e volentieri pubblichiamo il saluto di Alessandro Campi da amministratore unico AUR, Agenzia Umbria Ricerche. Volentieri perché ci dice ciò che ha fatto ma interessante da valutare anche ciò che non ha voluto fare durante il suo mandato. E i lettori di vivoumbria.it hanno potuto leggere di una situazione assai complessa dell’Agenzia sotto più aspetti, anche di mera gestione quotidiana e, leggerete dalle parole di Campi, potenziale oggetto di maldestre “pressioni” politiche da parte di qualcuno.
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I miei anni all’AUR
di Alessandro Campi
Cari lettori e lettrici,
sta per chiudersi il mio incarico alla guida dell’Agenzia Umbria Ricerche. Prima come Commissario straordinario: dal giugno 2020 al giugno 2022. Poi come Amministratore Unico: dal luglio 2022 sino ad oggi.
Oltre quattro anni, entusiasmanti e ricchi di soddisfazioni, nel corso dei quali l’AUR – che all’inizio della precedente legislatura molti consideravano una struttura in via di progressiva dismissione – ha ritrovato una straordinaria centralità nel dibattito pubblico regionale. La voce dell’AUR – le sue analisi congiunturali, i suoi report e focus, le sue indagini tematiche, le sue pubblicazioni – è tornata ad essere autorevole. Come tale oggetto di rispettosa attenzione. “Lo ha scritto l’AUR”: e questo suona ormai come una garanzia.
Quattro anni durante i quali non ho mai rilasciato un’intervista per vantare a ogni passo i risultati raggiunti, non sono mai intervenuto per correttezza istituzionale nel dibattito politico locale (anche perché, sono sincero, mi appassiona poco) e non ho mai pubblicato sui social un selfie di me alla scrivania da lavoro.
Ma per arrivare a questi risultati c’è stato prima bisogno di un profondo riassetto organizzativo, uscendo l’Agenzia da un periodo a dir poco complicato. L’organico è stato ridotto con il ricollocamento di quello non funzionale alla sua missione istituzionale presso altri uffici regionali. Le spese di gestione sono state tagliate e razionalizzate, tenuto anche conto della riduzione del contributo annuo regionale (ma con poco, se correttamente gestito, si può fare molto). Si è provveduto al trasferimento della struttura presso una nuova sede, che è stato necessario allestire partendo quasi da zero.
Fatto tutto ciò, nel giro di pochi mesi, è iniziata una storia nuova. Ricca, come suole dirsi, di successi. Il monitoraggio sulle dinamiche sociali, economiche e istituzionali dell’Umbria – in una fase congiunturale peraltro difficile – è stato da parte dell’Agenzia puntuale, continuo e rigoroso. Al decisore politico – e in generale agli altri attori istituzionali presenti sul territorio, come anche all’opinione pubblica – abbiamo offerto stimoli, dati, interpretazioni, approfondimenti per quanto possibile neutrali e oggettivi. Ognuno, secondo la sua responsabilità e i suoi interessi, ne ha fatto l’uso dal suo punto di vista più opportuno.
Sono arrivato all’AUR chiamato personalmente dalla Presidente Donatella Tesei, fuori da ogni logica di spartizione tra partiti. Sento il dovere di ringraziarla per la fiducia che mi ha accordato e per la correttezza dimostrata durante l’intero suo mandato. Si è sempre fidata del nostro lavoro senza mai chiedere nulla. Non così si è comportato qualche suo assessore, uno solo in realtà, che avrebbe voluto un’Agenzia più fiancheggiatrice del lavoro della Giunta. Pressioni indebite e inopportune che senza indugi ho prontamente rispedite al mittente. L’autonomia scientifica dell’AUR è la premessa necessaria della sua autorevolezza. Il mio successore – uomo o donna che sia, sperabilmente proveniente dai ranghi della ricerca universitaria – dovrà certamente impegnarsi per garantire all’Agenzia il massimo dell’indipendenza. L’AUR, come recita la sua legge istitutiva, è un ente strumentale della Regione, non uno strumento della medesima, tantomeno delle maggioranze che si alternano a Palazzo Donini. Il suo impegno scientifico e di ricerca deve sempre essere a beneficio della comunità regionale nella sua interezza.
Non farò – perché noioso e inutile – l’elenco delle attività che l’AUR ha promosso in questi anni e degli studi, in alcuni casi molto originali, che sono stato realizzati, anche grazie al contributo di parecchi e validi collaboratori esterni. Sul sito dell’Agenzia – una delle prime novità introdotte sotto la mia gestione, proprio con l’idea di potenziare la sua capacità comunicativa e la sua presenza verso l’esterno – si trovano, liberamente accessibili, tutti i materiali prodotti. Gli studi e le pubblicazioni del passato, come quelli più recenti, sono interamente on line: liberamente consultabili, dal momento che il lavoro dell’AUR è per definizione pubblico. Cioè di tutti.
In quattro anni s’è dunque fatto molto, il bilancio è stato più che positivo. Mi attribuisco, senza presunzione, un merito percentuale del 30%. Il restante 70% va invece alla struttura interna. Un gruppo piccolo ma coeso di ricercatori (bravissimi) e di tecnici e amministrativi (molto competenti). Una piccola comunità motivata e volenterosa. Tra di loro un gruppo di amici e amiche. Il segreto della rinascita in fondo è stato questo: la capacità di lavorare insieme in vista d’un obiettivo comune, senza inutili rivalità interne.
Personalmente, la cosa che porterò con me con maggior piacere è proprio il clima rilassato, cordiale, laborioso e civile che si è subito stabilito tra noi, pur venendo essi da anni di traversie e incertezze. Il mio augurio – che poi è anche un invito alla nuova amministrazione regionale – è che, le risorse permettendolo, si possa valorizzare ancora di più l’AUR e potenziare la sua struttura operativa. Sarebbe un beneficio per tutti. L’Umbria attraversa ancora una fase delicata di trasformazioni: serve qualcuno in grado di coglierle e analizzarle con gli strumenti adeguati e avendo uno sguardo lungo e attento sulla realtà che cambia.
Mi hanno chiesto alcuni amici: non ti spiace di essere sostituito? Istintivamente rispondo di sì, razionalmente rispondo di no. Gli incarichi, a partire da quelli pubblici, debbono essere a rotazione e limitati nel tempo. Quattro o cinque anni sono sufficienti per realizzare un progetto o lasciare una minima traccia di sé. Se accade il contrario è perché non c’era nessuna idea da concretizzare, ma solo una poltrona da occupare. E dunque ben venga il ricambio. Tra l’altro essendo uno studioso di cose politiche non posso certo sorprendermi – né posso biasimare – la pratica cosiddetta dello spoil system, della quale peraltro sono un acceso sostenitore. Chi vince deve poter lavorare con le persone di cui si fida. Se sbaglia nello sceglierle, preferendo la lealtà di partito o personale alla competenza e autonomia individuale, prima o poi ne risponderà. Aggiungo che il mio incarico all’AUR sarebbe finito anche se avesse vinto il centrodestra. Mi hanno raccontato che nella furia spartitoria preelettorale era già stato individuato il mio successore, uno considerato evidentemente più organico e malleabile del sottoscritto. Peccato che il centrodestra si sia dimenticato nel frattempo di vincere le elezioni.
Ciò detto, con un velo di maliziosa ironia, auguri sinceri a chi prenderà il mio posto. Lunga vita all’AUR e grazie a coloro che vi lavorano per la bella esperienza, professionale e umana, che mi hanno regalato. Vi porterò sempre nel cuore.