PERUGIA – Il quintetto di Paolo Fresu, uno dei gruppi più longevi al mondo con la formazione originale ancora in attività, festeggia i suoi 36 anni di vita e reWanderlust esce dopo 23 anni dalla sua prima pubblicazione rimasterizzato e portato a nuova luce dal lavoro di Stefano Amerio per l’etichetta di Paolo con la davvero notevole opera grafica “A piene mani” creata da Paola Pezzi nel 2005.
II disco è stata una fortunata seduta di registrazione praticamente improvvisata e decisa al momento.
Tredici brani per quasi un’ora e dieci di musica di grande, grande livello.
Per il resto, sulle dinamiche del Quintetto, come dice Fresu, “credo sia già stato scritto
tutto”.
Fresu rimarca ancora l’importanza di quegli storici anni francesi: “In un certo senso la Francia, con OWL (Pussiau), con BMG e con il celebre e premiato “Night on The City”, è stata ventre gravido non solo per me ma anche per il Quintetto… “
Oltre al disco, il progetto sarà disponibile per tutto il 2020 per concerti ed eventi con ospite il trombonista Glenn Ferris, e sempre Fresu racconta: “L’incontro con Glenn viene sempre dalla Francia e da Parigi. In questo caso dalle collaborazioni in seno al Quartetto Palatino con Aldo Romano, il sottoscritto e Michel Benita. Da sempre avevamo voglia di fare qualcosa assieme ed eccoci qua pronti per un’altra avventura.”
Una gemma unica capace di brillare anche nel buio di tante avventure moderne.
Dalle note di copertina del disco
Il 13 maggio del 1996 il Quintetto Italiano si esibisce nel festival internazionale <Jazz à Liège>.
Su un’idea di Lina Guglielmi, allora manager del gruppo per il Belgio, al quintetto si aggiunge il giovane sassofonista belga Erwin Vann.
Il giorno successivo il gruppo entra nello studio A della Radio Televisione belga francese e incide un master ‘live’ su due piste che verrà poi pubblicato dalla BMG francese nel 1997 grazie all’intermediazione del produttore francese Jean-Jacques Pussiau, già mio collaboratore per progetti discografici pubblicati dalla OWL record.
Wanderlust sarà il primo di una fortunata serie di 5 dischi prodotti dalla major francese che rafforzeranno il mio rapporto creativo con la Francia.
Il repertorio è composto da vecchie e nuove composizioni del Quintetto, per l’occasione arrangiate per sestetto, che riprendono il mood di album come “Ossi di Seppia” e “Ensalada mistica”, precedentemente pubblicati per la Splasc(h) Record.
A queste si aggiungono “Children of 10000 Years” di Erwin Vann, lo standard di Mal Waldron “Soul Eyes”, l’intenso tema cinematografico scritto da William Walton “Touch Her Soft Lips and Part” oltre a un omaggio al sassofonista e flautista belga Bobby Jaspar, artista quell’anno al quale il festival tributava un doveroso omaggio nei settant’anni dalla nascita.
Se il disco si apre con l’arrangiamento originale di “Trunca e peltunta” [°] registrato nel 1986 assieme a Dave Liebman è il brano “Wanderlust” (termine inglese di origine tedesca che si riferisce al romantico desiderio di viaggiare ed esplorare il mondo) a dare identità al progetto inteso come cammino possibile nell’anima. (Paolo Fresu)
“Trunca e peltunta”, in lingua sarda logudorese “troncare e bucare”, era il segno che mio padre utilizzava per marchiare le sue pecore distinguendole così dalle altre greggi.
Si praticava un piccolo taglio e un piccolo buco nella parte superiore dell’orecchio dell’animale utilizzando un coltellino e una foratrice per cinture in cuoio. (Paolo Fresu)