PERUGIA – Ieri sera è andato in scena il quarto appuntamento per la rassegna The finest corner al Rework Club.
Dopo i concerti con le formazioni a tre – Magrini, Paris, Brilli per l’omaggio a Charlie Parker; Parretta, Ambrosi, Brilli ed il duo Lazzeri e Bravo – a salire sul palco è stato il quartetto del percussionista Roberto Gatti; una novità assoluta dal momento che la formazione era al debutto.
Al suo fianco Manuel Magrini al piano, Pietro Paris al contrabbasso – e più raramente al basso elettrico – e Mario Rodriguez alla batteria.
Avevo già ascoltato il percussionista ma in duo con Manuel Magrini qualche tempo fa ed era stato interessante anche se ho onestamente apprezzato maggiormente il concerto di ieri sera.
Del pianista di Cannara e di Pietro Paris mi sono occupato in altre occasioni; è sempre un piacere ascoltare le note che escono dai loro strumenti.
Netta era la sensazione che il quartetto sul palco fosse a proprio agio; infatti il concerto, molto coinvolgente, si è snodato agevolmente con ritmiche che vedevano primeggiare percussioni e batteria del pirotecnico Gatti e dell’altrettanto in gamba Rodriguez; certo è che anche Magrini e Paris non si sono risparmiati con il loro contributo.
Il set è iniziato con lo standard Pannonica di Thelonious Monk per proseguire con brani originali: Giovanni, Chachaqua, Bombetta e Quando me’n vo’, a firma del percussionista, di Rodriguez e Magrini che la formazione sta registrando in vista della pubblicazione in estate di un progetto discografico.
Dopo la collaborazione con artisti come Quincy Jones, Dee Dee Bridgewater, Alfredo Rodriguez, Take 6, Ivan Lins, Pedrito Martinez Group, Benito Gonzalez, Armando Manzanero e Cristian Castro, Gatti e Rodriguez hanno deciso di realizzare un disco in cui i ritmi caraibici e sudamericani incontrano il jazz; saranno presenti tra gli altri ospiti quali Horacio “El Negro” Hernandez, Roberto Quintero, Oscar Valdés e Lorenzo Bisogno.
Il concerto si è chiuso con il brano di Rodriguez Gatti song, dedicato al percussionista; il pubblico ha richiesto un bis applaudendo in maniera convinta e così ad affiancare il quartetto sono arrivati il trombonista Andrea Angeloni ed il sassofonista Lorenzo Bisogno.
Il sestetto formatosi sulla scena ha improvvisato una jam session eseguendo altri due standard che hanno coinvolto i presenti: una frizzante versione di In walked Bud pescando nuovamente dal repertorio di Monk ed in conclusione la ballad Softly, as in a morning sunrise di Romberg ed Hammerstein.
Davvero bravi tutti, proprio una bella serata di musica.
Il prossimo mercoledì 30 marzo ultimo appuntamento del mese con la rassegna The finest corner con il Federico Carnevali Trio.