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Il quarantennale degli Algebra

Proprio così, sono passati quasi quarant’anni da quando nel 1980 si costituì la prima formazione degli Algebra che ha visto vari avvicendamenti negli anni. Dopo un primo scioglimento senza alcuna incisione, il gruppo si riforma nel 1994 e pubblica il primo lavoro “Storia di un iceberg”. Seguono partecipazioni a diversi album tributo.

Soltanto nel 2009 il gruppo da alle stampe il lavoro; si tratta di “JL”; è un album concept, termine forse oggi desueto (purtroppo), dedicato al romanzo “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, che propone una contaminazione tra prog, folk e suono mediterraneo, composto da tracce brevi, dove spiccano le presenze  di ospiti illustri, da Steve Hackett, a Lino Vairetti ed Aldo Tagliapietra solo per citarne alcuni.

A dieci anni da quel lavoro ritornano in pista con un album (doppio) “Deconstructing classics” (Andromeda / Relix), sorta di compendio di quanto fatto finora. Tant’è vero che nel primo dei due dischi trovano posto cover di brani altrui presenti nei tributi di cui sopra, con l’eccezione di un’altra cover, ma inedita, di “La cura” di Battiato, impreziosita dalla contemporanea presenza di Anthony Phillips e Steve Hackett.

Ricordo come alcuni mesi fa (il disco è uscito infatti nel 2019), mi imbattei nel video del brano di Battiato, per chi fosse interessato di seguito il link (https://www.youtube.com/watch?v=T8DXTXNLagw), tanto da incuriosirmi e cercare l’album assieme a quello del 2009.

Il secondo cd invece presenta del materiale inedito e curiosamente si va dal più recente a quello più datato. L’ascolto si rivela gradevole per tutto il lavoro, e personalmente m’è piaciuta anche la riproposizione del brano di Battiato, decisamente particolare perché molto lenta e con l’uso del sax solo (di Maria Giammetti).

Quanto contenuto nel primo disco va a rovistare non solo nel repertorio Genesis, infatti troviamo anche Marillion, Wyatt, Le Orme e Gentle Giant, ed è la parte probabilmente migliore.

Nel secondo disco ci sono cose interessanti ma anche in parte meno riuscite, ad esempio “Ripples”, ma giusto per puntualizzare.

Bella anche la confezione in digipack con ampio libretto sistemato all’interno; in definitiva la proposta merita senz’altro un attento ascolto.

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