È davvero particolare la proposta musicale di Annie Barbazza, musicista a tutto tondo, con la passione per il prog rock notata da Greg Lake.
Il musicista inglese la vorrà come vocalist in quel “Live in Piacenza”, divenuto postumo a causa della sua scomparsa, producendo inoltre un tributo al periodo in cui aveva militato prima nei King Crimson quindi negli Emerson, Lake & Palmer; il lavoro è “Moonchild”, in coppia con il pianista Max Repetti.
Ha inoltre inciso tra il 2015 ed il 2017, con il chitarrista Lorenzo Trecordi, due album di cover di brani del prog (“Annie’s playlist vol. 1 & 2”).
Lo scorso anno è comparsa in “Autumn shades” di Giorgio “Fico” Piazza (ex PFM), e nel tributo a Robert Wyatt “Folly bololey”, della North Sea Radio Orchestra.
Questo è dunque l’esordio solista per la piacentina (che nasce batterista), e che esordio; infatti in esso si avvale della collaborazione di importanti musicisti dell’area rock e prog, quali Daniel Lanois, John Greaves, Fred Frith, Lino Capra Vaccina e Paolo Tofani; nel brano conclusivo dell’album, “Boite a tisanes”, compare anche il compianto bassista degli Emerson, Lake & Palmer, Greg Lake.
Fatta eccezione per due brani scritti per lei da John Greaves e Paul Roland (“From too much love of living” e “Wrote myself a letter”), e per la cover di “How beautiful you are”, tutti i brani sono della Barbazza.
Le atmosfere che si respirano sono tutte molto morbide, con riferimenti alla scena avant / prog ed a quella di Canterbury, con piglio intimistico ed autorale.
Tra le tracce menzioniamo l’iniziale “Ys”, dalle oscure atmosfere; le già citate “From too much love of living”, e “How beautiful you are”, entrambe dall’andamento pianistico e dall’ottima interpretazione vocale; la breve “Lost at sea” e la strumentale “Tide”.
Nell’attuale panorama discografico si tratta di un album coraggioso, in cui la giovane musicista dimostra di aver assorbito vari stili musicali facendoli propri nel proporli all’ascoltatore.
Se avete occasione andate a cercare anche la collaborazione con Max Repetti, “Moonchild”, anch’essa davvero interessante.