Ai lettori di Vivoumbria il nome Odessa potrebbe suonare familiare; difatti del gruppo marchigiano si è parlato in ben quattro occasioni nel 2022.
In occasione dell’uscita dell’album L’alba della civiltà (https://www.vivoumbria.it/il-prog-del-terzo-millennio-29-odessa/); in occasione del concerto durante il quale sono stati annunciati come primo nome del Trasimeno Prog Festival (https://www.vivoumbria.it/trasimeno-prog-nelle-marche-al-concerto-degli-odessa-per-lannuncio-del-primo-ospite-del-festival/); nell’intervista che ha preceduto la setssa manifestazione al leader della formazione Lorenzo Giovagnoli (https://www.vivoumbria.it/verso-la-terza-edizione-del-trasimeno-prog-festival-intervista-a-lorenzo-giovagnoli-degli-odessa/), ed infine nel racconto della serata in cui sono stati headliner, dopo le esibizioni di Giorgio “Fico” Piazza e del trio di Richard Sinclair (https://www.vivoumbria.it/la-seconda-serata-del-trasimeno-prog-festival-2022/).
Attivi dalla fine degli anni ‘90 sono tra i gruppi più interessanti dell’odierno panorama del progressive rock europeo; hanno inciso gli album: Stazione Getsemani nel 1999; The final day nel 2009 e L’alba della civiltà nel 2022.
Oggi, a distanza di due anni dall’ultima pubblicazione e dopo ben cinque lustri dall’esordio, tornano alla ribalta a modo loro: ripensando, riscrivendo e risuonando il primo lavoro, intitolandolo, non a caso, Stazione Getsemani XXV; il tutto sotto l’occhio sempre vigile di Loris Furlan, che sempre ha creduto in loro e con la produzione esecutiva di Marina Montobbio ed Open Mind Assoc.
Il disco è stato pubblicato in concomitanza con l’edizione di quest’anno del 2 days prog + 1 di Veruno, a cui la band ha preso parte ed al quale avrei dovuto assistere, aprendo la giornata di sabato 7 settembre sul campo di Revislate.
Nel 1999 della band facevano parte: Lorenzo Giovagnoli, voce e tastiere; Valerio De Angelis, basso; Federico Filonzi, batteria, Boris Bartoletti, chitarra e Gianluca Milanese, flauto.
Oggi troviamo Giulio Vampa alla chitarra e Marco Fabbri dietro i tamburi; il resto è intatto e la maturazione della band è palpabile nell’ascolto dell’album.
Registrato con una più soddisfacente qualità sonora, il disco mette in mostra le qualità dei cinque protagonisti; nel segno della continuità si è scelto di affidare di nuovo l’artwork all’artista, la cui scomparsa è recente, Silvano Braido, mentre nella scaletta sono stati aggiunti i quasi due minuti del brano Interludio, appena prima di quello conclusivo (Orizzonte anima).
All’interno della confezione un booklet con un paio di foto più un patchwork di Francesco Renne tratte dal concerto del gruppo al Trasimeno Prog Festival il 26 Agosto del 2022; una delle poche volte, a parte il concerto di Veruno a cui si è accennato in precedenza, dove la band si è esibita nella formazione a cinque (compreso quindi anche Gianluca Milanese).
Dell’album si è parlato la scorsa settimana, alla ripresa della trasmissione Prog on the lake, che conduco insieme al sodale Luca Paoli, sulla web radio Progsky; qui il link per l’ascolto (https://www.mixcloud.com/maxmurd/prog-on-the-lake-101-07112024/ ).
Dieci tracce compongono il lavoro, otto originali e due cover: Alzo un muro elettrico, brano del Rovescio della Medaglia e Caronte dei Trip; due ottimi trampolini di lancio per il disco all’epoca, rese ancor meglio oggi dalla voce di Giovagnoli e dalla perizia strumentale della band.
Il prog, ed un potente rock con continue spruzzate di jazz, continua a rappresentare il biglietto da visita dei cinque ragazzi e già da Esilio, che apre l’album, ci si tuffa in sonorità sospese tra vintage ed attualità.
A seguire Di buio e luce dove dopo un bell’intro tastieristico entra prima la chitarra di Vampa; poi la voce di Giovagnoli fa la differenza; altro gran bel brano.
Dopo Alzo un muro elettrico ecco la title track Stazione Getsemani; a rischio di ripetersi non si può non porre di nuovo l’accento sulla prestazione vocale; ed in un panorama (quello del prog italiano), dove ciò è sempre stato un tallone d’Achille, può rappresentare la chiave di volta per una maggiore notorietà.
Lotta per il dominio vede Milanese ad introdurre con il suo flauto; e poi tra tastiere, chitarre e la sempre solida sezione ritmica un azzeccato riff fa bella mostra di se fino ai vocalizzi posti in chiusura.
Si va avanti con Caronte e con la traccia più estesa del lavoro, L’incontro, con i suoi 10 minuti abbondanti; viene fuori tutto il carattere della voce di Giovagnoli che ricorda quella del Maestro indimenticato Demetrio Stratos; quindi chitarra e tastiere per un’accattivante cavalcata strumentale; il meglio dell’album.
Si va verso la fine ed ecco La sfera; forse un po’ più scontata, pur con un buon assolo di tastiere nella parte centrale.
La vocalità la fa da padrone anche nella breve Interludio; su una base minimale sembra quasi un divertissment, che tutto sommato non aggiunge nulla al lavoro.
A chiudere la bella Orizzonte anima; altri cinque cinque minuti che confermano la qualità e la bontà di questo ritorno in pista della band marchigiana.
Non rimane che aspettare di ascoltare da loro altra nuova musica.
La tracklist: Esilio; Di buio e luce (parte prima); Alzo un muro elettrico; Stazione Getsemani; Lotta per il dominio; Caronte; L’incontro (Stratosfera, L’angelo); La sfera; Interludio; Orizzonte anima
La band: Lorenzo Giovagnoli, voce e tastiere; Valerio De Angelis, basso; Marco Fabbri, batteria, Giulio Vampa, chitarra e Gianluca Milanese, flauto