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Il Prog del Terzo Millennio #35 – Lifestream / Alter echo

Chiunque pensasse al prog come ad una musica ormai sorpassata commetterebbe secondo me un errore madornale.

E’ infatti così fitta la rete di band che propongono questo genere – anche nel nostro paese, da sempre all’avanguardia in questo campo – da stentare a credere, pur con tutti gli aggiornamenti del caso, che sia roba d’altri tempi.

Un bell’esempio è quello dei toscani Lifestream che da poche settimane hanno pubblicato il loro secondo album “Alter echo”.

La copertina dell’album

La band, attiva dal 2006 – aveva dato alle stampe un paio d’anni dopo un extended play con 4 brani – mentre è del 2018 l’uscita dell’album d’esordio “Diary”.

Alter echo” è formato da 13 brani suddivisi in tre capitoli – Ego, Omnis ed Echo – che narra la storia di due pianeti, tema peraltro non nuovo nel mondo progressive rock.

La progressiva decadenza di uno lo rende invivibile ed i suoi abitanti cercano rifugio nell’altro accorgendosi che la situazione è pressoché identica anche nell’altro.

La storia, declinata con canto in inglese, è variegata dal punto vista musicale, con accenti di rock duro e momenti molto più soffusi e melodici.

Il primo capitolo “Ego” si apre con i quasi undici minuti di uno tra i brani più coinvolgenti come “Landscape of loneliness” con cambi di tempo ed atmosfera molto riusciti; segue la ritmata “What went wrong” e la strumentale e breve “Habitat” dove si affacciano echi pinkfloydiani.

The long way home” è il brano che preferisco; inizio descrittivo con la voce in evidenza sotto una base drammatica mentre più avanti si fa strada la chitarra ben supportata da ritmica e tastiere in un crescendo davvero gradevole.

Ancora due brani, “Rebirth” e la strumentale “Cryosleep”, e si conclude il primo capitolo.

Seconda parte – “Omnis” – aperta dalla breve “Out of the caves”, caratterizzata dalle percussioni; altro buon brano è “Pillas of creation” mentre vira sul versante acustico con le sue voci sognanti “Cradle of lullaby”.

Ancora il piano è protagonista della ballata “Seasong passing by” a cui segue la convincente e potente sul versante ritmico “Losing control”.

L’ultima fase “Echo” è composta da soli due brani: “la lenta e sognante Awareness” e la lunga titletrack “Alter echo”, altra freccia nella faretra della band che viene scoccata con molta precisione centrando l’obiettivo di un ottimo finale dell’opera.

Un disco che merita d’essere ascoltato; certo debitore del miglior prog inglese ma con accenti personali che lo rendono accattivante; senz’altro un buonissimo inizio del 2023

L’ascolto dell’album mi ha spinto ad approfondire la storia della band ed ho voluto così andare a curiosare anche nel precedente lavoro “Diary”, positivo anch’esso ma forse meno affascinante perché più monolitico come atmosfere; bello peraltro nella parte finale l’omaggio al Banco del Mutuo Soccorso con la citazione di “E mi viene da pensare”.

Della band toscana si parlerà il 26 gennaio nell’ambito della trasmissione radiofonica “Prog on the lake” in onda sulla webradio Progsky.

La tracklist: Echo (Landscape of loneliness; What went wrong; Habitat; The long way home; Rebirt; Cryosleep) / Omnis (Out of the caves; Pillars of creation; Cradle lullaby; Seasons passing by; Losing control) / Echo (Awareness; Alter echo)

I Lifestream in una foto del booklet dell’album

I musicisti dell’album: Alberto Vuolato, chitarre; Andrea Franceschini, tastiere; Andrea Cornuti, basso; Paolo Tempesti, batteria e voce

#stayprog

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