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Il Prog del Terzo Millennio #20: Ellesmere, “Wyrd”

Ellesmere è il progetto musicale di Roberto Vitelli, già bassista e chitarrista dei Taproban.

Wyrd” è il terzo album della formazione; nel 2015 è uscito “Les Chateaux de la Loire”, una suite acustica alla cui realizzazione hanno preso parte ospiti prestigiosi come John Hackett al flauto, Luciano Regoli alla voce, Anthony Phillips alla narrazione e Daniele Pomo alla batteria e percussioni.

Il secondo, “Ellesmere II – From Sea and Beyond”, dal respiro invece sinfonico, è uscito alla fine del 2018; Vitelli ha scritto la musica ed il testo di ogni canzone, oltre a curare la maggior parte delle parti di basso e tastiere. Musicisti come Robert Berry alla voce; Trey Gunn alla chitarra Warr; Guitar; David Jackson ai sassofoni; Alan Benjamin, Brett Kull, Davy O’List e Keith More alle chitarre; Marco Bernard al basso (su Ridge Fanfare) e Daniele Pomo alla batteria vi hanno preso parte.

La copertina del disco “Wyrd”

A fine 2020 è uscito “Wyrd”, nel quale, come per le produzioni precedenti troviamo molti ospiti: Mattias Olsson alla batteria e percussioni; David Cross ai violini; John Hackett al flauto; Tony Pagliuca, Fabio Bonuglia, Tomas Bodin e Fabio Liberatori alle tastiere; David Jackson al sax; Luciano Regoli e Giorgio Pizzala alla voce.

L’album è quasi completamente strumentale e consta di 5 tracce per una durata di circa 40 minuti.

Si parte con “Challenge”; bella introduzione di piano e tastiere quindi la ritmica prende il sopravvento; bel mood tra violino, sax e tastiere; al centro una tra le rare parti cantate, si parte bene.

Ancora “The eeary manor”, con tastiere, chitarra e basso in evidenza; qui ospiti sono Tony Pagliuca e John Hackett al flauto.

“Endeavour” è molto articolato; più tranquillo inizialmente va verso un ritmo più sostenuto in particolare con il sax di David Jackson e riecheggia un timbro simile ai VDGG; buona anche la voce di Regoli.

Siamo verso il finale ed “Ajar” si apre con rimandi più che evidenti agli Yes, cosa che non potrà che far piacere agli appassionati; la prosecuzione è una bella cavalcata sinfonica.

E’ quindi la volta del lungo e strumentale “Endless”, con i suoi 13 minuti; ottimo il mix tra le atmosfere; una punta di jazz rock e prog sinfonico per una bella chiusura dell’album.

Non conoscevo questa formazione fino a qualche settimana fa e dopo aver “assaggiato” la loro intera produzione non posso che consigliarne l’ascolto per la validità della proposta, ottimamente eseguita in tutti i capitoli.

#stayprog

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