Concludo l’anno con questa rubrica musicale parlando di un’artista che porta un cognome importante, Nocenzi. È automatico che il pensiero vada subito ai due fratelli, Vittorio e Gianni, fondatori del Banco del Mutuo Soccorso; oggi parliamo infatti della figlia di Vittorio, Viola. Forse una volta era facile pensare che il cognome avrebbe potuto fungere da grimaldello per aprire le porte alla notorietà; invece non è più così e anche ciò che sembrava assodato oggi non ha più ragion d’essere; se vuoi affermarti devi sgomitare e tutto, in questi tempi rapidissimi, può passare inosservato.
Quando ho saputo del rilascio del suo primo album, che porta semplicemente il suo nome, ero molto curioso. Dopo aver ascoltato il lavoro su una nota piattaforma digitale ho deciso di acquistare il supporto fisico e quindi illustro le mie impressioni.
Alcuni giorni fa ho aperto il sito internet della musicista ed il trovarmi di fronte alle parole con cui si descrive mi ha creato un mix tra invidia e stupore; dice Viola: “… avevo pochi mesi e già ballavo nel passeggino mentre mio padre suonava. Ho iniziato a studiare pianoforte a 4 anni, proseguendo con il violino ed ancora con il canto. Sono d’accordo con Socrate: quindi credo che lo studio non sarà mai abbastanza. Questa terra mi interessa relativamente; ho deciso di essere qui solo per le note. Spero però di poterla rendere un po’ più bella e quantomeno non disturbare“.
E più bella la rende con la sua pubblicazione; infatti anticipato dal singolo “Lettera da Marte”, l’album (7 tracce per poco meno di 30 minuti), è estremamente gradevole. Com’era ipotizzabile tutta la famiglia si è stretta intorno alla musicista per supportarla in questo debutto; troviamo infatti la supervisione del progetto da parte del padre Vittorio ed il coordinamento manageriale del fratello Mario Valerio mentre lo zio Gianni si è occupato, insieme ai componenti dello Zoo di Berlino degli arrangiamenti e della produzione.
Viola ha scritto tutte le musiche ed il testo del brano conclusivo, “Bellezza”, mentre le altre liriche sono di Alessio Pracanica.
Viola oltre alla voce ha suonato piano e tastiere accompagnata dal gruppo Lo Zoo di Berlino e dallo zio Gianni. Si parte con “Viola”; l’ingresso delle tastiere ed un ritmo cadenzato fanno da sfondo ad un riff pianistico ed alla voce di Viola che da subito si dimostra particolare. Tutto è sospeso tra soft pop, rock e prog e questo sarà il leit motiv di tutto il lavoro; il pezzo rimane presto in mente complice un’ottima cantabilità.
Si passa a “Lettera da Marte”, edito anche come singolo, e si prosegue sulla falsariga del brano precedente; significative e d’effetto le voci “raddoppiate”; ascoltando mi è venuto in mente un paragone con la migliore Alice del periodo nella collaborazione con Battiato; bella la parte finale, tra vocalizzi e tastiere.
In “Colui che ami” troviamo pianoforte e programmazioni in evidenza, così come la voce della protagonista.
“Entanglement”, in cui forse più evidente è il legame con scenari legati al prog spruzzati d’elettronica, è tra le tracce che preferisco; il riff di tastiere conferisce al brano una sua peculiarità.
In “Itaca” si apprezzano ancora le doti canore della musicista e l’atmosfera, con una bella orchestrazione, è intrisa di pathos.
“L’orizzonte degli eventi” si apre con un bel giro di basso e scorre via nel suo incedere ritmico; nel finale le tastiere assurgono a protagoniste e pare quasi d’ascoltare un timbro familiare … quello del suono “Banco”.
“Bellezza” chiude il disco e Viola nell’unica traccia interamente a sua firma mette a segno l’ultimo colpo; bella musica e bel testo; in fondo al brano si formula la seguente domanda: “… che la soluzione, in fondo, sia solo l’amore e la bellezza”?
Cara Viola, credo che la risposta potrebbe essere sì; infatti l’amore e la passione all’interno del tuo lavoro ne fanno una piccola gemma in questo brutto 2020; allora godiamo della bellezza di questo disco e t’aspettiamo con un’opera di ancora maggior respiro.
#stayprog