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Il Procuratore del Re, Fernando Ricca, e la giustizia giusta

Quello che sta succedendo a proposito della giustizia non è una cosa nuova. Gli italiani sapevano già tutto o almeno ne erano a conoscenza quelli che ragionano con il loro cervello. In questi giorni tristi che stiamo attraversando, non ho intenzione di fare polemiche piuttosto dovremmo tutti adoperarci per salvare una società in forte difficoltà; dovremmo farlo in primis per i nostri figli e le generazioni future. Tuttavia c’è un aneddoto di cui ho già parlato nel libro ‘Una rondine non fa primavera’ ma che qui vorrei ricordare per coloro che non hanno letto le mie pagine e per i rappresentanti della giustizia che hanno perso la coscienza del termine democratico.
Durante il regime fascista mio padre, figlio d’arte nel campo della calzatura artigianale, non simpatizzava affatto per il governo dell’epoca e sovente si incontrava, nel retrobottega, con alcuni amici (erano pochi) ferventi antifascisti tra loro il pittore Arturo Cecchi, il professor Arsenio Brugnola, l’avvocato Annibale Brugnola, lo scrittore Alfredo Massini, i professori Vincenzo Bianconi e Antonio Berardi, lo scultore Angelo Biscarini, il professore Alberto Tabacchioni e il Procuratore del Re Fernando Ricca.
In particolare è proprio di quest’ultimo che amministrava la giustizia a Perugia che vorrei parlare. Una sera che si erano incontrati, dopo la chiusura del negozio, nel retrobottega Fernando Ricca disse, fra l’altro, di aver esaminato un processo in cui era imputato un fascista, fanatico e violento, noto a tutti. Gli amici sperarono che lo avesse condannato ma lui rispose che non l’aveva fatto poiché l’uomo era nel giusto e che quando operava in tribunale si dimenticava delle sue idee politiche e giudicava secondo la legge. L’esatto contrario di quanto accade oggi in alcuni tribunali italiani. Il mio padrino, che sono fiero di aver conosciuto, merita di essere ricordato e questo aneddoto dovrebbe far riflettere quella parte dei magistrati che hanno dimenticato il senso della giustizia e della democrazia.

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