CITTA’ DI CASTELLO – “Tzedakah! Restituisci! Non puoi essere felice se tutto il bene che Dio ti ha concesso non lo sai restituire agli altri”: questo il motto che ha guidato, fin da bambina, la vita di Alice Hallgarten, figura di spicco nella storia dell’educazione e della pedagogia italiana. Nata a New York nel 1874, durante l’infanzia trascorsa nella bellezza della musica, dell’arte, degli abiti eleganti e delle buone maniere, prese coscienza di essere privilegiata; una condizione che diventò presto inquietudine e necessità di un impegno personale per offrire una possibilità ai bambini che non avevano la speranza di una vita migliore. La fortuna di essere Alice Hallgarten la chiamava alla restituzione: l’urgenza del fare si concretizzò dopo il suo trasferimento in Italia, quando, insieme al marito, il barone Leopoldo Franchetti, col quale condivideva gli stessi ideali, l’agire per il bene delle classi più bisognose divenne la priorità assoluta. Tra le tante iniziative benefiche, i coniugi Franchetti, agli inizi del 1900, fondarono due scuole gratuite per i figli dei contadini, a Villa Montesca e Rovigliano (frazioni di Città di Castello), promuovendo un’istruzione accessibile e di qualità e permettendo ai giovani umbri di accedervi fino al sesto anno. Queste scuole non erano solo un’opportunità educativa, ma anche un mezzo per migliorare la posizione sociale delle classi meno abbienti. Le insegnanti venivano formate dalla stessa Montessori, e il legame di Alice con la grande pedagogista si rivelò cruciale per la diffusione del metodo montessoriano in Italia.
Lo spettacolo Alice, andato in scena domenica 20 ottobre al Teatro degli Illuminati, ripercorre, attraverso i testi di Fabrizio Boldrini e Maria Rita Bracchini, le tappe fondamentali della straordinaria vita della Hallgarten, dall’infanzia alla precoce morte all’età di 37 anni; ad interpretare la pioniera della pedagogia, con vivace partecipazione, l’attrice Eleonora Giovanardi, avvincente e apprezzatissima. Marcello Marini, direttore della Corale Marietta Alboni, pianista, arrangiatore e compositore, ha scelto come musica di scena, composizioni dell’epoca della protagonista: brani di Paolo Tosti, Alberto Franchetti, Francesco Paolo Frontini, Pietro Mascagni e canzoni del britannico Frederic Hymen Cowen e dello statunitense Stephen Foster. Gli arrangiamenti di Marini hanno dato risalto ai diversi elementi della compagine, attraverso elaborazioni a due e quattro voci, con intense parti solistiche interpretate dai soprani Veronica Marinelli, Cristina Tirigalli e dal tenore Federico Savini; la parte strumentale, ricca di calda espressività, era affidata al pianoforte, suonato da Marini stesso e da Francesco Mercato, e al violino di Emanuela Agatoni. A completare il gruppo corale le giovani coriste de Le nuove note, preparate da Anna Marini, che hanno dimostrato precisione e maturità vocale. Lo spettacolo, caratterizzato dal dialogo tra elementi narrativi e musicali, è stato arricchito dalla proiezione di un’importante documentazione fotografica, testimonianza della vita di Alice.
L’evento, promosso dalla Fondazione Hallgarten-Franchetti Centro Studi Villa Montesca, celebra i 150 anni dalla nascita della filantropa e ricorda, attraverso l’arte della recitazione e della musica, una donna che, grazie alla sua visione innovativa e al suo impegno per l’istruzione, continua ad ispirare generazioni di educatori e riformatori sociali. A chiudere lo spettacolo la prima esecuzione assoluta della canzone Crossing the Bar per soprano, coro a 4 voci, violino e pianoforte, scritta da Marcello Marini e dedicata ad Alice. Il musicista tifernate ha reso omaggio alla baronessa mettendo in musica la poesia di Lord Alfred Tennyson, scelta dalla stessa come iscrizione sul monumento mortuario che raccoglie le sue ceneri, quelle di sua madre Giulia e del marito Leopoldo Franchetti presso il Cimitero Acattolico di Roma.