Il Piccolo Principe danza al Morlacchi

La locandina dell'appuntamento di danza al Morlacchi

PERUGIA – Torna a Perugia anche quest’anno, come di consueto, l’appuntamento con “Leggere per ballare“, progetto nazionale promosso dalla Federazione nazionale scuole di danza e Fondazione nazionale della danza con il patrocinio del ministero dell’Istruzione dell’Università e Ricerca e di Agiscuola, che in Umbria è realizzato dall’associazione Laboratorio Danzidea Perugia e dal Comune di Perugia.

Appuntamento con la danza al teatro Morlacchi di Perugia

Domani, 26 febbraio alle ore 10, in una matinée per le scuole e alle ore 20.30 aperto al pubblico a salire sul palcoscenico del Teatro Morlacchi saranno i danzatori delle sette associazioni che da anni aderiscono al Laboratorio Danzidea: Apollon Scuola Danza, Centrodanza Spazio Performativo, Centro Danza F.Joannau, C.S.D.U. Centro Studi Danza Umbro, Progetto Danza, School of dancing Spring, Studio Danza Morlacchi. In scena i ragazzi si esibiranno in “Il Piccolo Principe”, liberamente tratto dal romanzo di Antoine de Saint – Exupéry, regia di Arturo Cannistrà (Fondazione Nazionale della Danza), musiche da autori vari curate da Alessandro Baldrati, scenografie di Cristina Scardovi e Michele Giovanazzi, narratore Enrico Vagnini, coreografie di Arturo Cannistrà.
Un aereo, un bambino, un adulto. È dentro di noi un fanciullino che, quando la nostra età è tenera, confonde la sua voce con la nostra, quando noi cresciamo egli resta piccolo. Egli è quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle, che popola l’ombra di fantasmi e il cielo di dei. Egli scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose, impiccolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare. È il fanciullino pascoliano, trasfigurazione metaforica del poeta, è il Piccolo Principe dell’aviatore – narratore Antoine de Saint – Exupéry. Racconto metaforico autobiografico, il Piccolo Principe non è altro che l’alter ego del narratore, che si ritrova bambino ad affrontare un difficile percorso esistenziale dominato dalla solitudine e dalle difficoltà psicologiche inerenti alla morte prematura del padre ed in seguito a quella del fratello. Questo piccolo bambino, che, già saggio, appare improvvisamente nel deserto del Sahara davanti al narratore in panne con il proprio aereo, proviene da una stella lontana in cui ha già conosciuto il male, come i semi dei baobab che, crescendo, stritolerebbero il suo pianeta, o il bene, come i 43 tramonti che può vedere ogni giorno, o la rosa, la splendida rosa, che ha “addomesticato”, di cui si sente responsabile e quindi unica per lui; essa infatti è diversa, per il suo cuore, da tutte quelle che ha incontrato sugli altri pianeti durante un percorso di conoscenza, in cui ha appreso l’inutilità e la vacuità di tante esistenze umane, come quella del re, dell’uomo d’affari, del vanitoso, del geografo, del lampionaio o dell’ubriacone: non ha importanza il possesso delle cose materiali, limitato nel tempo, come il potere e la ricchezza, a cui l’uomo tende quotidianamente, perché così facendo rimane sempre nella propria ignoranza. La conoscenza avviene facendo parlare i cuori, avendo tempo per creare legami, come gli chiede la saggia volpe; è per questo che il Piccolo Principe, dopo la sua esperienza terrena, ritornerà dalla sua rosa, che lo aspetta e, facendosi mordere dall’amico serpente, ci ricorda sempre che non si vede bene che con il cuore.
Leggere per ballare
Il progetto propone un lavoro in rete tra istituzioni educative: scuole di danza associate, scuole istituzionali e teatro. Ciascuna realtà utilizza competenze e linguaggi diversi, nel rispetto della propria autonomia didattica ed espressiva, e il punto d’incontro si ha nella fase conclusiva che si realizza a teatro. Le finalità sono: inserire lo spettacolo di danza nella programmazione scolastica, cioè creare partendo da giovanissimi, un’abitudine alla danza e, quindi, promuovere la formazione del pubblico; dare spazio accanto ed insieme alla didattica della parola, alla formazione dell’occhio, dell’udito e dello spazio, riconoscendo nell’emozione, legata al momento della visione dal “vivo”, un’esperienza fondamentale ed insostituibile per la crescita e lo sviluppo dell’individuo; inserire il linguaggio della danza come proposta formativa e culturale e valorizzare la funzione del teatro come luogo “necessario” di relazione, comunicazione e formazione.

Redazione Vivo Umbria: