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“Il peccato più prelibato”: nell’Adamo ed Eva di Moira Lena Tassi c’è il tartufo al posto della mela

CITTA’ DI CASTELLO – Adamo ed Eva tra le piante secolari del meraviglioso parco botanico di Villa Montesca, ribattezzato da Moira Lena Tassi l’Eden di Città di Castello.
L’artista tifernate, che ora vive a Bologna, ha realizzato il dipinto che vedete nelle foto intitolandolo “Il Peccato più prelibato”: un olio su tela con foglia oro dalle dimensioni 120× 100 cm. dove, al posto della mela, c’è il tartufo. Ma entriamo nel merito.

“Ispirandosi al celebre affresco Adamo ed Eva di Raffaello Sanzio custodito nelle stanze vaticane  -si legge nella nota di presentazione dell’opera -, Tassi ha sostituito il frutto proibito con il ricercatissimo tuber magnatum pico”.

Spiega l’ artista: “Ho scelto di ispirarmi all’affresco di Raffaello per rendere omaggio ad uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, profondamente legato al nostro territorio, ma anche per giocare ironicamente con l’iconografia del peccato originale. .Al posto del frutto proibito, il tartufo bianco diventa il simbolo del desiderio, del piacere, in una chiave del tutto nuova e legata alle nostre tradizioni. La mia è una rilettura in chiave moderna, in cui Adamo ha il volto di mio figlio Giacomo mentre Eva ha quello della sua fidanzata Agnese. Sono due bellissimi giovani innamorati di oggi che incarnano l’ innocenza e il desiderio, proprio come i protagonisti del mito biblico”.

Il tartufo dunque, nell’opera di Tassi, è simbolo del proibito e del desiderato, e “diventa il filo conduttore tra il mito biblico e la realtà contemporanea”. L’ artista precisa che è anche una cercatrice di tartufo e suo nonno, Artemio Smacchia, classe 1900, fu il primo ad essere dichiarato con una targa di premiazione come Veterano dei tartufai, quasi mezzo secolo fa: nel corso della Prima Mostra del Tartufo e dei prodotti del bosco’ di Città di Castello, nel 1980. All’interno della famiglia di Moira Lena Tassi, l’arte della “Cerca e Cavatura del Tartufo è stata tramandata attraverso quattro generazioni. L’ultimo erede di questa antica tradizione è proprio Giacomo, il figlio ventiduenne dell’artista.

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