PERUGIA – I vecchi e tradizionali supereroi nel cestino in un angolo. Ma chi è accompagnata dalla mano del bambino in un volo che squarcia l’aria a velocità supersonica, è un’infermiera, icona e nuova eroina delle esistenze nella nuova era Covid. Infermiera e non medico, seppure tanti sono stati i dottori che hanno rimesso la vita nella sfida con il Coronavirus. Banksy, lo street artist che nel più completo anonimato regala al mondo immagini tratte dalla sua fervida immaginazione e che ha spostato l’asse dell’arte sul piano dell’etica e degli aspetti socio-antropologici ad essa legati, ha lasciato una “testimonianza” diretta della sua sensibilità sociale con un disegno, uno dei suoi soliti pencil, dal titolo “Game Changer” che focalizza l’attenzione sulla nascita di nuovi miti ed eroi nel grande carosello della vita. Lo ha lasciato all’ospedale di Southampton nel Regno Unito per ringraziare tutto il personale sanitario di quanto sta facendo per contrastare la pandemia del Covid. Il pencil è di forma quadrata, un metro per un metro, e sarà in mostra all’ingresso dell’ospedale di Southampton per i prossimi mesi. Poi sarà venduto all’asta e il ricavato sarà donato al Servizio sanitario britannico. Infermiera e non medico, forse perché tutti, soprattutto in Italia, abbiamo capito quanto la perizia di un medico e l’essere coerenti sino in fondo al giuramento di Ippocrate, siano strettamente legati anche ai dispositivi tecnici di cui dispone. Spesso, nelle terapie intensive degli ospedali lombardi, medici e soprattutto anestesisti sono stati chiamati a compiere delle scelte “disumane” in base all’età, alle condizioni generali dei pazienti e alle loro maggiori possibilità di rimanere in vita. Gli altri, soprattutto ultraottantenni, sono rimasti fuori, seppure assistiti, ad aspettare la morte. Il che ha posto il personale medico al centro del risentimento dei parenti dei defunti, che hanno minacciato azioni legali. Il Cura Italia per il momento è sospeso e sottoposto ad una serie di emendamenti che ne dovrebbero correggere il tiro, per l’introduzione di un vero scudo legale a difesa di chi ha dovuto operare nella più completa emergenza e, come detto, al netto dell’impossibilità di assicurare le intubazioni per tutti i pazienti.