PERUGIA – Voci rievocano un fantasma: quello di Luigi Chiatti. Per tutti il Mostro di Foligno. Uno tra i protagonisti della cronaca tra le più nere che il nostro Paese abbia conosciuto. Testimonianze, ricerche, consultazioni di atti processuali, coinvolgimenti professionali e riflessioni sociologiche oltre che meramente psichiatriche, costituiscono le tessere del puzzle di “Il gioco del Mostro” edito da TGR Umbria in collaborazione con Radio Rai 1. Quattro le puntate, la prima già inserita nel portale Rai Play, in onda ogni lunedì dalle ore 15.
Le logiche e le modalità con cui i podcast sono stati progettati, realizzati e proposti al pubblico sono state illustrate ieri in conferenza stampa nella sede Rai di Perugia.
Di per sé il podcast è strumento ormai in uso da tempo; ma in questo caso i contenuti sono propri del giornalismo d’inchiesta fatto da giornalisti, cosa non sempre scontata. Inoltre va considerato il pubblico potenziale che coinvolge, ovvero quello immenso della televisione pubblica e, per di più, comprende la fascia della generazione dei giovani ormai compenetrata perfettamente nei nuovi linguaggi dei media. Ancora: il progetto nasce all’interno di una redazione giornalistica Rai regionale e dunque è profondamente radicato nella realtà del territorio e che proprio per questo trae linfa da elementi di grande concretezza e coinvolgimento sotto molti punti di vista. Ne sono testimoni e narratori al tempo stesso, sentirete se vorrete, i giornalisti Rai autori delle quattro puntate: Giulia Bianconi, Massimo Solani e Dario Tomassini.
E’ stato il direttore della sede Rai per l’Umbria, Giovanni Parapini, a evidenziare con giustificata soddisfazione il primato per questo progetto editoriale pilota che atterra sulla piattaforma Rai aprendo una pista davvero interessante e stimolante, lasciando le sue tracce storico-cronistiche su Rai Play e Radio Rai destinate si spera ad essere seguite da altre redazioni.
“Sono orgoglioso che questa iniziativa parta dall’Umbria così mantenendo l’impegno che abbiamo assunto con la presidente Rai, Marinella Soldi, che punta alla valorizzazione delle potenzialità dei territori in cui opera TGR con la prerogativa propria del servizio pubblico. Voglio ringraziare – ha concluso Parapini – il caporedattore della redazione TGR Umbia, Luca Coletto, i giornalisti che hanno svolto il lavoro sul campo e più in generale l’intera redazione che ha dimostrato professionilità e passione nell’aderire a questa iniziativa”.
L’importanza del progetto è stata sottolineataa da Roberto Pacchetti, condirettore dei Tg regionali e dal vice direttore Antonello Perillo collegati da remoto. “Nell’ascoltare il podcast ho provato invidia – ha confessato senza mezzi termini Pacchetti – perché da giornalista e da vecchio cronista avrei voluto farlo e partecipare anche io”. Ha fatto eco Perillo il quale ha rivelato che la via tracciata è destinata ad avere un seguito.
Luca Ginetto, oltre ai ringraziamenti sinceri e non di rito ai colleghi, ha rimarcato la valenza giornalistica del prodotto anche grazie a testimonianze che tornano nei podcast di chi allora, come nel caso del collega Alvaro Fiorucci, era testimone sul campo e direttamente coinvolto nella narrazione dei fatti.
Alla presentazione anche Fausto Cardella, all’epoca il pubblico ministero che avviò le indagini sul mostro di Foligno: “Un pugno allo stomaco nel sentire il podcast. Avete colto nel segno perché siete riusciti a realizzare un prodtto che non ha niente di vecchio e niente di retorico. Non era semplice. Quando si indaga è necessario il distacco rispetto ai fatti. Qui ho recuperato l’emotività di quei momenti”. Stimolato sulle limitazioni introdotte ora dalla normativa sulla presunzione d’innocenza e sull’accesso agli atti processuali così importanti per ricostruire anche la vicenda Chiatti, Cardella ha detto che la legge Cartabia è la migliore legge possibile in materia, tranne che su questo punto, auspicando che possano intervenire modifiche pur nel rispetto che si deve all’indagato e alle prerogative di chi indaga.
ltimi, ma non ultimi, i protagonisti dell’inchiesta-podcast. Hanno spiegato la filosofia con la quale hanno approcciato il lavoro: dare entità a un fantasma che possiamo far finta di non vedere ma che esiste. Si trova attualmente in una rems, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, in Sardegna. Qui viene ogni due anni valutato psichiatricamente e, al momento, Chiatti è ritenuto pericoloso per la collettività. E’ in una sorta di limbo che però prevede un’entrata e un’uscita. Anche di quest’ultima si occupa l’inchiesta. Dunque, non solo il recupero dei fatti ma anche la valutazione del presente. Domanda: alla luce delle vostre indagini e approfondimenti pensate che l’Umbria, la gente di Foligno siano pronti ad accoglierlo? Risposta corale: no. Ma del resto in Umbria Chiatti non ha più nessuno: sono ormai morti i genitori adottivi e non c’è alcun altro tipo di legame che possa avere in Umbria. I tre giornalisti hanno raccolto le voci per rendere visibile un fantasma. L’hanno chiamato ‘assassino affamato di bambini’. Non per accanimento ma per verità di cronaca affinché non resti uno scheletro nell’armadio.