PERUGIA – ““Il numero di mascherine a 50 centesimi inviate all’Umbria è totalmente insufficiente”. Lo afferma il consigliere regionale Francesca Peppucci (Lega), commentando l’audizione in Terza commissione. Per Peppucci “ancora una volta la Regione è stata lasciata lasciata sola nella gestione dell’emergenza”.
“Nell’ambito dell’audizione in Terza Commissione consiliare con i rappresentanti di Federfarma Umbria e Assofarm Umbria – spiega Peppucci – è stato elaborato un quadro definito rispetto alla consistenza delle dotazioni di sicurezza esistenti, ancora oggi obbligatorie nei casi previsti dal nuovo Dpcm, e del percorso fin qui svolto. Dall’incontro è emerso che se oggi ci troviamo in una situazione sotto controllo, non è certo grazie alle mascherine chirurgiche con prezzo di vendita di 50 centesimi, tanto sbandierate dal premier Conte e dal commissario Arcuri, che sono state fatte pervenire in numero talmente esiguo da non soddisfare le necessità del territorio regionale”.
“Non è la prima volta – prosegue Peppucci – che il Governo PD-5 Stelle prende degli impegni che non è in grado di mantenere come nel caso del mancato approvvigionamento sia dei ventilatori polmonari, sia del reagente per tamponi. Nel caso delle mascherine, è stato solo grazie ad accordi diversi da quelli con la Protezione civile che si è potuta garantire la tutela della salute dei cittadini, sopperendo alle gravi carenze dell’esecutivo nazionale. Non prendiamo nemmeno in considerazione i vani tentativi dei rappresentanti del PD di difendere l’operato del Governo, adducendo motivazioni che non giustificano il mancato rispetto degli impegni presi”.
“Ancora una volta – conclude Peppucci – la Regione Umbria è stata lasciata sola nella gestione dell’emergenza da coronavirus. Come gruppo Lega proseguiremo nella strada intrapresa e andremo fino in fondo a questa storia. Non possiamo tacere su una grave situazione che ha seriamente rischiato di compromettere il percorso umbro di ripartenza nella Fase 2, nonché di mettere in pericolo la salute dei cittadini umbri”.
il presidente di Federfarma Umbria, Augusto Luciani, e il presidente di A.S.SO.FARM Umbria, Virgilio Puletti, hanno spiegato che quello delle mascherine è un problema
rivelatosi “mai grave” nella nostra regione, in quanto le farmacie si sono organizzate con fornitori locali per disporre di un numero sufficiente di mascherine chirurgiche per la comunità e, grazie al lavoro svolto dalla struttura Farmacentro, la disponibilità di tali dispositivi è stata adeguata. Le aziende sono rimaste spiazzate, hanno sottolineato, solo
dall’ordinanza specifica del commissario Arcuri, poi modificata, che “non teneva conto delle necessità e dei problemi di distribuzione con il nuovo aggiornamento del regolamento iniziale, che ha messo in difficoltà le farmacie pubbliche fino a circa dieci giorni fa”. I rappresentanti dei farmacisti hanno anche voluto sottolineare il comportamento esemplare della popolazione umbra, che ha avuto un ruolo determinante nel contenimento della pandemia attraverso l’impegno nel seguire le prescrizioni e i comportamenti da mettere in atto. Si è poi discusso anche del ruolo delle farmacie pubbliche e private che, come si è potuto constatare in emergenza, non si limita alla
somministrazione di medicinali e alla vendita di presidi sanitari, ma è in grado “di fare ben altro al servizio della comunità”, quindi di come tale ruolo vada ripensato anche nell’ottica del nuovo Piano sanitario regionale.
A margine della riunione, il consigliere Bori (PD) ha avanzato la richiesta alla presidente Pace di convocare il Direttore della Sanità umbra, Claudio Dario, i dirigenti le strutture ospedaliere, Poliambulatori e Centri di salute, per conoscere la situazione dei vari presidi a proposito dei quali, secondo Bori, non c’è chiarezza attualmente circa la distinzione tra
ospedali covid, non covid e misti, un tema che “con assoluta necessità e urgenza” va approfondito e chiarito.