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Il maestro Fabio Battistelli, Raffaello, Mozart, la Pinacoteca di Città di Castello e il concerto di Pasqua da vivere domani in streaming

CITTA’ DI CASTELLO – E’ vero che la musica non ha confini e parla la lingua del mondo, ciò non toglie che il musicista ha radici alle quali appartiene e grazie alle quali si forma e modula il respiro culturale e visione artistica. Il maestro Fabio Battistelli è nato a Città di Castello, città alla quale è sicuramente grato proprio perché importante per la sua millenaria storia. Parimenti, la città è riconoscente a questo suo “figlio” perché è una presenza prestigiosa. Al di là dei rilevantissimi meriti musicali.
Noi di Vivo Umbria, infatti, abbiamo avuto l’opportunità di apprezzare e raccontare un gesto di grande umanità del maestro. In piena pandemia Battistelli decise di omaggiare con il suo clarinetto medici, infermieri dell’ospedale di Città di Castello e dare conforto ai pazienti. Scelse le note The Mission e l’immenso Ennio Morricone. Un momento toccante. Di fortissima intensità. Un concerto che divenne evento. Apprezzato, in quanto tale, oltre i confini di una città e replicato da molti e in molti luoghi di quell’Italia ferita.
Ora Fabio Battistelli scrive un’altra pagina importante e di grande suggestione: mette insieme Raffaello e Mozart, unisce note e colori trasportando ai giorni nostri il loro genio traducendolo concretamente: da una parte il Gonfalone della Santissima Trinità e dall’altra il Quintetto per clarinetto e Quartetto d’archi.
Non basta: il concerto di Pasqua è accolto dalla Pinacoteca di Città di Castello a conferire la giusta e opportuna cornice.
Il concerto è in programma domani, domenica 4 aprile dalle ore 10,30 sui canali social del Comune (www.comune.cittadicastello.pg.it), You Tube, Facebook , Instagram e Twitter.
Abbiamo colto l’occasione per chiedere al maestro di raccontarci e anticipare ciò che ascolteremo e vivremo domani.
Maestro Battiselli, stavolta ha esagerato: Raffaello, Mozart, Pinacoteca … roba da emozioni forti per noi. E per lei?
“Altrettanto. A cominciare dal luogo del concerto. Per un tifernate la Pinacoteca è un patrimonio importante, scrigno di grande arte. Personalmente, ogni volta che ci sono entrato, fin da ragazzo, ho provato forti suggestioni. Poterci suonare  il Quintetto in La maggiore per clarinetto, K. 581 Stadler è davvero il massimo”.
E stata la presenza del Gonfalone di Raffaello a suggerirle Mozart?
“Si tratta di due geni del loro tempo. In realtà senza tempo per l’universalità e la grandezza della loro arte. Tra loro ci sono forti somiglianze: entrambi giovani innovativi, capaci di guardare sempre oltre quello che avevano creato per dare origine a nuove cose. Degli sperimentatori, tutti e due provenienti da cittadine illustri ma pur sempre periferiche che hanno poi guadagnato le capitali del mondo. Entrambi figli da famiglie attente e sensibili alle arti”.
Lei ha scelto per questo concerto straordinari musicisti.
“Assolutamente: si tratta di uno dei più famosi quartetti d’archi, marchigiano così come Raffaello del resto:  si tratta di musicisti che hanno guadagnato il prestigio meritato. Abbiamo Luca Marziali e Matteo Baldoni violino, Federico Stassi viola e Alessandro Culiani  violoncello. Suonare con loro è davvero un privilegio”.
Le hanno detto subito sì? La Pinocoteca li ha convinti come “location”?
“Guardi, quando a dei musicisti si propone di suonare il quintetto di Mozart, una delle opere cameristiche più importanti in assoluto, vengono a piedi. Entrare nella Pinacoteca di Città di Castello, poi, è come penetrare un luogo magico e si può solo dare di più. Era la prima volta che loro quattro entravano in questo straordinario scrigno d’arte e hanno fatto come i giapponesi: si sono messi a fotografare ovunque. E io ero emozionato come loro”.
La data è ciò che di meglio si poteva scegliere anche in relazione a questo lockdown.
“Vero:  un concerto che dedichiamo a chi sta a casa e a chi in particolare soffre a causa della pandemia. Inoltre abbiamo voluto unire musica e museo, concerto ed esposizione. L’uno e l’altro sofferenti in maniera particolare per questo lungo periodo sospeso in cui ogni giorno di cultura che perdiamo diventiamo un po’ più poveri. Mi auguro che il nostro concerto sia di buon auspicio per il futuro e che tutti ci auguriamo porti lontano da noi la pandemia”.
Lei ha dimostrato di non avere pregiudizi  riguardo ai generi musicali.
“Assolutamente. La musica è musica. Ed è una sola. E’ assurdo erigere steccati. Così come Mozart, Beethoven e tanti altri compositori di musica classica hanno lasciato il segno nella loro epoca e in quelle successive, altrettanto si può di dire di Frank Zappa, Jimi Hendrix e di gruppi come Pink Floyd, Genesis…”.
Mi dice quali sono state, nell’ordine, la musica o canzone della sua infanzia, quella dell’adolescenza e infine della maturità?
“Infanzia: La canzone del sole di Battisti-Mogol. Adolescenza e pertanto l’incontro con il clarinetto, Mozart e il concerto per clarinetto e orchestra. Maturità: qui è più difficile perché nel frattempo le conoscenze e le opportunità che ho avuto mi ha hanno fatto incontrare artisti di grandissimo spessore anche contemporanei con cui ho anche lavorato. Detto questo, per il mio clarinetto l’artista di riferimento è stato Benny Goodman. Mi ha aperto un mondo, mi ha indicato un modo di essere clarinettista”.
In vista della mostra che Castello dedica a Raffaello non si potrebbe pensare a un “bis” del concerto di domani a settembre?
“Bella idea. Sarebbe bello. Ci si potrebbe pensare”.
Che dire: grazie maestro. Intanto per il concerto di domani ma anche per quelli di ieri e per quelli che verranno.

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