Il gruppo Pd: “Il totale fallimento dell’ospedale da campo. Al vento più di 4 milioni di euro”

PERUGIA – “Un ospedale da campo utilizzato per pochi giorni, per scopi diversi da quelli previsti e costato oltre quattro milioni di euro di risorse pubbliche, che sono dunque servite per realizzare un luogo di triage che, nell’ultimo mese, ha ospitato in media meno di 4 pazienti al giorno”. Così i consiglieri regionali del Partito democratico definiscono la struttura realizzata nel parcheggio del Santa Maria della Misericordia di Perugia, aggiungendo che “le notizie ben confezionate che ci giungono da Regione e Azienda Ospedaliera, stanno a dimostrare lo sforzo quotidiano che viene fatto per provare ad imbellettare i magri risultati e gettare fumo negli occhi al fine di oscurare questo enorme fallimento che ha dato seguito anche ad un significativo spreco di fondi”. I 5 esponenti dell’opposizione consiliare ricordano che “era il 7 aprile 2020, quando, nel corso di una conferenza stampa, la presidente della Regione Donatella Tesei annunciò, compiacendo se stessa, che l’Umbria entro 60 giorni avrebbe finalmente avuto il suo nuovo ospedale da campo per risolvere i problemi di affollamento futuro delle terapie intensive (peraltro quelle dichiarazioni e il relativo comunicato stampa non sono più presenti sul sito della Regione Umbria). Doveva essere una struttura completamente autonoma, pronta in tempi record, dotata di strumenti medici di altissimo livello: 4 gallerie da 60 metri quadri per degenze e personale, una sala operatoria, un potabilizzatore, un’area di biocontenimento ‘unica nel suo genere’, almeno, secondo l’ex direttore della sanità Dario, disponibilità di 30 giorni di ossigeno e 30 posti di terapia intensiva”. “Nella stessa occasione – continuano i consiglieri Dem – la direttrice della filiale perugina della Banca d’Italia, Miriam Sartini, non si attardò a fare i complimenti per la celerità e l’efficienza con cui la Regione era riuscita a redigere il progetto che la Banca d’Italia decise di finanziare con 3 milioni di euro (oggi lievitati a quasi 4.5 milioni). Chissà cosa ne pensa oggi la stessa funzionaria della Banca d’Italia, trovandosi di fronte ad una struttura collaudata 10 mesi dopo quella conferenza stampa e messa in funzione solo da poche settimane per un uso totalmente diverso. Doveva infatti servire per alleggerire la pressione sugli ospedali e aumentare la capacità di gestione dei pazienti più gravi, doveva risolvere i problemi emergenziali e per questo furono utilizzate procedure di gara tutte da verificare. Il risultato? Nessuna terapia intensiva attivata nell’ospedale da campo che invece si è inspiegabilmente trasformato, non sapendo cosa farci, (anche a causa dell’andamento dell’appalto), in un mero reparto di osservazione breve per pazienti Covid, prima dell’eventuale vero e proprio ricovero in ospedale”. “Quelle destinate all’ospedale da campo – concludono – erano risorse importanti, che potevano essere più utilmente spese per adeguare e riconvertire strutture pubbliche. Ciò avrebbe impedito, o quantomeno contenuto, la sospensione delle attività ordinarie all’interno degli ospedali umbri, salvaguardando la salute dei nostri concittadini. Avevamo più volte suggerito di utilizzare come strutture Covid gli immobili pubblici dell’Ex MiIizia di Terni o di via del Giochetto a Perugia. Strutture che con poche risorse di investimento avrebbero potuto ospitare malati e terapie intensive In questo caso, l’unico ‘giochetto’ che abbiamo visto è stato quello di utilizzare procedure d’urgenza, per realizzare una struttura del tutto inutile rispetto alla funzione che gli era stata assegnata con tanto di delibere di Giunta regionale. L’ex direttore alla Sanità Dario ebbe a dichiarare in proposito che ‘per vincere le guerre serve una linea difensiva efficace. Con l’ospedale da campo ‘il nostro obiettivo, sottolineava, è quello di evitare la saturazioni del sistema sanitario, soprattutto di terapia intensiva’. A ben guardare più che una linea difensiva, a noi fa venire in mente il fallimento della linea Maginot, purtroppo a scapito della salute degli umbri”.

Redazione Vivo Umbria: