SPOLETO – Gran giorno, quello di oggi, per Palazzo Collicola e per la città di Spoleto in generale visto che si inaugura un ciclo di due mostre personali e un’installazione, allestite negli spazi del piano terra e del Piano Nobile del palazzo, realizzate da tre artisti internazionali che per la prima volta espongono nella città del Due Mondi: Petra Feriancová, Francis Offman e Calixto Ramírez. Non solo: in contemporanea Palazzo Lucarini di Trevi ci sarà nel pomeriggio l’apertura delle personali di Enrico Bentivoglio e di Massolipula.
L’occasione giusta per parlare di questo e altro, come nostra consuetudine, con Saverio Verini, direttore del Sistema Museale del Comune di Spoleto.
Verini, ci fa entrare in anticipo a Palazzo Collicola per illustrarci cosa è stato allestito, chi sono i protagonisti e il perché della loro scelta?
Come filo conduttore degli allestimenti c’è il legame tra questi artisti e Spoleto in cui espongono per la prima volta.
Il piano terra ospiterà infatti la mostra “Da Monterrey a Monteluco” di Calixto Ramírez, messicano che per un periodo si è stabilito a Monteluco, prendendo ispirazione da questa altura che guarda la città. L’artista ha realizzato una serie di opere nate da un contatto diretto con la natura e il paesaggio circostanti.
Da qui la creazione di sculture, fotografie, video e dipinti. Ramírez si relaziona con il paesaggio fino a fondendosi con i suoi elementi, in una relazione viscerale, poetica e in taluni casi giocosa.
Petra Feriancová?
Al Piano Nobile, dove è stata allestita “Eternity, her responsive body and other stories”. Petra Feriancová è slovacca, di Bratislava e l’allestimento è curato da Tiago de Abreu Pinto e Davide Silvioli. Già il titolo dell’esposizione suggerisce la natura del progetto: per l’occasione l’artista rileggere gli spazi di Palazzo Collicola. Vengono inseriti lavori differenti, tra cui sculture, installazioni e opere sonore che vanno a conversare, in contrasto o in sintonia, con le stanze del Piano Nobile e le opere stesse della collezione conservate al loro interno. A queste si aggiunge una coppia teste federiciane, risalenti al XII secolo e provenienti dal deposito comunale di Santo Chiodo: si tratta di artefatti non più esposti al pubblico poiché danneggiati dagli eventi e consumati dal passaggio del tempo, che Feriancová ha individuato proprio per il loro carattere di “opere compromesse”, simbolo di vulnerabilità. In questo modo, opere appartenenti a cronologie diverse, al di là di gerarchie storiche, si troveranno a dialogare insieme.
E poi c’è Francis Offman…
Sì, sempre il Piano Nobile ospiterà la mostra “Senza titolo” di questo artista del Ruanda che a sua volta interagisce idealmente con gli spazi della Biblioteca Carandente, quasi a simboleggiarne una potenziale emanazione.
L’opera è costituita, infatti, da una serie di libri sorretti da calibri le cui copertine sono rivestite da uno strato di polvere di caffè che rende impossibile distinguerne il contenuto. Tra questi, gli unici volumi riconoscibili sono una Bibbia tradotta in lingua kinyarwanda, parlata in Ruanda, e un manuale di grammatica francese dell’inizio del ‘900.
Oltre ai libri, posizionati direttamente a terra, l’installazione comprende un grande dipinto monocromo allestito a parete, anch’esso rivestito di polvere di caffè, che l’artista immagina come un planisfero in cui le frontiere sono impossibili da determinare.
C’è anche un omaggio a Leoncillo…
Si tratta di un piccolo corpo di opere su carta che ripercorre la relazione di questo grande artista spoletino con il disegno, dalla prima fase del realismo espressionista degli anni Trenta e Quaranta fino ad arrivare alle opere informali degli anni Sessanta. Un omaggio doveroso anche in considerazione del fatto che il 18 novembre cade il giorno del compleanno dell’artista spoletino.
Lei ha fortemente assecondato le iniziative artistiche dell’ultimo Festival di Spoleto. Che cosa si prevede in futuro?
La premessa è che la mia nomina era recente e dunque il rapporto è destinato a crescere dal momento che il Due Mondi rappresenta una grande opportunità di visibilità per tutte le forme d’arte. E del resto gli ospiti del Festival sono spesso venuti a visitare le nostre mostre. A questo proposito voglio ricordare che nel fine settimana si potrà visitare anche Anacronismo, l’intervento di Paolo Icaro nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo; e Teatrino, l’installazione di Adelaide Cioni al Museo del tessuto e del costume, aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2024. Entrambi gli interventi erano stati inaugurati in concomitanza con l’apertura del Festival.
Qual è lo stato di salute dell’arte contemporanea in Umbria?
Sono di Città di Castello dove la presenza di Burri e della Fondazione di Palazzo Albizzini hanno il loro peso a livello internazionale. E’ di questi giorni l’apertura della Biennale di Gubbio, restando a Spoleto abbiamo citato prima Leoncillo e poi c’è la straordinaria sperimentazione di Sculture nella città del 1962. In Umbria sono transitati e lasciato opere importanti artisti di caratura mondiale come Sol LeWitt, Joseph Beuys, Beverly Pepper e, dunque, la Fondazione di Todi, Brufa con le sue sculture, la bellissima realtà del CIAC di Foligno, il CAOS Museum a Terni e l’apertura da parte Marco Pierini di uno spazio dedicato all’arte contemporanea alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Insomma, ci sono tante espressioni e realtà museali importanti che possono anche essere messe in sinergia. Ad esempio proprio oggi a Palazzo Lucarini di Trevi ci sarà l’apertura delle mostre personali di Enrico Bentivoglio, a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori, e di Massolipula, intitolata Lumen vedere, a cura di Maurizio Coccia e Mario Consiglio. Voglio dire che la decisione di inaugurare nello stesso giorno le mostre a Spoleto e Trevi, in due sedi a pochi chilometri di distanza, rappresenta la volontà di instaurare una collaborazione tra le istituzioni artistiche impegnate sul fronte della promozione dell’arte contemporanea in Umbria.
E allora, buon lavoro, Verini.
In copertina: Petra Francová, She was unaware of her borders (2020)