SPOLETO – Giuseppe Verdi attraversa l’Ottocento ricalcando il dramma risorgimentale e poi romantico del personaggio eroe, incisivo, e del discorso orchestrale schematico e immediato. Ieri sera a conclusione della 62° edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, in piazza Duomo, è andato in scena il consueto concerto finale. Gremiti circa 2.600 spettatori per 220 tra orchestra e coro del Teatro dell’Opera di Roma diretti dal maestro Daniele Gatti in un repertorio francese (Les Vespres Siciliennes, Jérusalem, Macbeth, Don Carlos), quello che lo stesso Verdi definiva “la grande boutique”.
Gatti, licenziato nell’agosto 2018 dalla Concertgebouw Orchestra di Amsterdam per presunte molestie sessuali che ha sempre negato, è attualmente direttore musicale dell’orchestra Mozart e proprio del Teatro dell’Opera di Roma. La conoscenza dei musicisti ha certamente fornito una esecuzione ben collaudata, eppure prevedibile e scarna di suggestioni.
La tensione delle marce militari, come la critica sentenziò all’epoca essere forse troppo simili a quelle proposte da Wagner tanto che solo i biografi possono sapere quanto questo accostamento lo irritasse, fluisce senza sbavature in tutte e quindici le sue opere.
L’accortezza inserita nel suo stile drammaturgico si rischiara nel 1855 quando per Parigi scrive I Vespri che rappresenta per Verdi l’inizio del suo rapporto con la Francia. Già dopo la trilogia più famosa (Rigoletto, Trovatore, Traviata) riesce ad approfondire il suo linguaggio e il suo modo di intendere l’opera per dare rilievo e carattere ai suoi personaggi perché possano vivere oltre il palcoscenico. Psicologicamente attratti dal mondo reale come dalla finzione.
“Ha l’onore di essere qui con voi con tutto quello che ha da fare, una persona di grande animo nei confronti di questa manifestazione spoletina e che essendo lombardo amerà questo repertorio” così Giorgio Ferrara, direttore artistico del Festival, ha dato il benvenuto al ministro dell’Interno Matteo Salvini che in seguito, tra un selfie e l’altro, è stato applaudito ma anche contestato dalla piazza. “Significato particolare che lui sia qui, perché ha una particolare attenzione verso la cultura evidentemente” ha commentato il sindaco di Spoleto Umberto De Augustinis.
Il clima dell’Italia verdiana mostrava un forte richiamo patriottico: nel periodo dei moti rivoluzionari Verdi divenne simbolo del movimento nazionale proprio per quel senso di “italianità” già presente in Nabucco accresciuto e inasprito dalla propaganda politica. Tanto è vero che non sono poi rare le arie dedicate alla patria, alle fratture di ispirazione mozartiana com’era per Rossini e ai tratti melodici tipici di quella sua forma d’arte che rifletteva la coscienza morale del tempo e avvicinava il pubblico al musicista in quelli che, ieri sera, potremo definire come germogli discontinui di note.