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Il caso “vaccini agli avvocati” scatena le associazioni che lanciano la campagna #maiprimadite

PERUGIAOggetto:  vaccini, campagna delle associazioni #maiprimadite. Associazioni firmatarie: Udi Perugia, CGIL Perugia, Rete degli studenti medi Umbria, Unione degli Universitari Perugia, Associazione Mutuo Soccorso, Omphalos LGBTI e Libera Umbria (le associazioni firmatarie sono in continuo aggiornamento). Come dire: il caso avvocati vaccinati ha scoperchiato il pentolone dell’esasperazione per una campagna vaccinale che si vorrebbe trasparente e veloce.
Vogliamo evidenziare – affermano le associazioni – l’assenza di programmazione e la totale disorganizzazione della Regione Umbria con riferimento al piano vaccinale.
A tutt’oggi, non sono state aperte le liste di prenotazione per fasce di età a partire dai 70 anni né le prenotazioni per i soggetti “fragili”, che debbono essere immediatamente assistiti con ordine di priorità assoluto rispetto a tutti gli altri soggetti.
Così come non ha funzionato neanche il meccanismo di prenotazione per categorie di lavoro/professione nel quale addirittura non sono stati previsti criteri oggettivi e controllabili di scorrimento in ipotesi di rinuncia o impossibilità ad usufruire della prestazione.
Riteniamo grave che l’accesso ai punti vaccinali sia avvenuto in mancanza di una previa iscrizione in liste di attesa, senza alcuna prenotazione, senza l’indicazione di un criterio di scorrimento in caso di rinuncia, in violazione delle più basilari regole della trasparenza e della corretta amministrazione.
La vaccinazione non è un lusso individuale ma un diritto di tutte e tutti esercitato senza prevaricazioni e favoritismi nell’interesse della collettività.
Chiediamo, pertanto, che la cittadinanza, gli ordini professionali e le associazioni di categoria aderiscano alla campagna #maiprimadite impegnandosi a richiedere, anche congiuntamente, alle istituzioni, alla Regione e alle ASL, di aprire immediatamente per la Regione dell’Umbria le liste di prenotazione con priorità assoluta sulla base dell’età (70-80 anni) e per fasce di fragilità definite sulla base del piano nazionale come è stato fatto in altre Regioni che già hanno avviato le vaccinazioni “fragili” facendosi portatori di valori e principi fondati sui diritti di tutte e di tutti e non di alcuni soltanto”.

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