Spettacolo sì, ma a quale prezzo? E, soprattutto, chi paga? La questione che farebbe pensare a una domanda retorica visto che solitamente a corrispondere denari dovrebbe essere il fruitore, a vario titolo, della messinscena, ente o spettatore che sia, in realtà apre un vero e proprio “caso umbro”. Meglio, folignate. A denunciarlo è con una nota stampa ADU, ovvero Attrici Attori Danzatrici Danzatori Uniti dell’Umbria, coordinamento regionale. Associazione, peraltro, che ha tentato un dialogo con la Regione e con la stessa opinione pubblica all’indomani della pandemia con alterne fortune, a quanto ci sentiamo di poter dire, non per propria responsabilità.
“Con questo comunicato ADU dichiara il proprio fermo dissenso di fronte all’iniziativa indetta dal Comune di Foligno riguardo la creazione di una stagione estiva di eventi da svolgere presso Palazzo Trinci da giugno a settembre 2021 . Nel regolamento del bando si legge che, tra i criteri di selezione delle proposte , verranno considerate quelle i cui soggetti proponenti (che non si specifica debbano essere dei professionisti) abbiano ‘capacità di reperimento di risorse da altri enti pubblici e /o privati , da sponsorizzazioni e /o disponibilità di risorse proprie degli organizzatori’. Si evince dalla affermazione di cui sopra che non è previsto alcun tipo di remunerazione per le prestazioni artistiche da effettuarsi, non verrà cioè erogato alcun regolare cachet per il lavoro svolto, tutti gli eventi saranno a ingresso libero ( neanche ad incasso), e gli artisti scelti dovranno farsi carico interamente delle spese organizzative richieste per la predisposizione degli eventi dal vivo (agibilità, pratiche Siae, Inail, contratti…). Tutto questo dopo un anno dallo scoppio della pandemia, che ha danneggiato gravemente il settore dello spettacolo dal vivo, ci sembra una grave offesa alla dignità del lavoro e del lavoro nello spettacolo. Dopo esserci battuti 6 mesi per la modifica dell’ordinanza regionale che vietava le attività delle Associazioni Culturali (impedendo agli artisti di esercitare il proprio lavoro di preparazione, ricerca e prove in assenza di pubblico), dopo aver richiesto alla Regione un tavolo permanente per lavorare sulle riaperture dei teatri, (tavolo promesso e mai attivato), ecco apparire un bando pubblico che rende lecito e normale tutto quello contro cui stiamo lottando e e di cui stiamo discutendo da troppo tempo ormai, ovvero: il riconoscimento del fatto che il nostro è un LAVORO e come tale deve essere adeguatamente retribuito e tutelato non solo sul piano nazionale ma anche su quello regionale. Se queste sono le azioni previste per il rilancio del settore cultura che si auspicavano, dobbiamo segnalarne le mancanze e l’impossibilità di essere prese in considerazione, in questi termini, da lavoratrici e lavoratori professionisti. Da questo momento ADU si impegna a denunciare ogni ulteriore azione che minacci di ledere la dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore spettacolo, da parte di qualsiasi amministrazione e corrente politica“.