FERENTILLO – Alla Collegiata di Matterella la cappella è dedicata a Santa Caterina d’Alessandria e, non a caso, proprio oggi, 25 novembre, si festeggia la sua gloria in cielo avvenuta nel 305 d.C. Da sempre Caterina nata ad Alessandria d’Egitto è considerata, insieme alle altre martiri, un baluardo del primo Cristianesimo, esempio di fede e santità. Non a caso è una figura molto presente in tutti i luoghi di culto, e non ce la siamo fatta mancare soprattutto in Valnerina. Il popolo ferentillese, devoto della Santa, commissionò a Jacopo Siculo, nel 1543 alla Collegiata di Matterella, il nicchione a lei dedicato. Ma andiamo con ordine.
Dal testamento del pittore Giacomo Santoro (detto Jacopo Siculo), redatto in Rieti con i protocolli del Notaio Peratti de’ Cavalli stipulato il 29 dicembre del 1543, il Santoro vanta di un credito di 8 scudi nei confronti del rettore dell’ abbadia di Ferentillo un certo Domenico Florentelli che, come afferma il Brunelli (1908), probabilmente imputato all’ esecuzione di questo affresco: Le Vergini Martiri. Ma andiamo a scoprire e ammirare il fascino di questo dipinto che ha tanta storia e curiosità da mostrare. Il dipinto e’ collocato nella terza nicchia della navata di destra. Sulla parasta la dedica dell’ altare S.D. CATHARINAE V. M. Le cinque figure di Sante, di tradizione siciliana, sono rappresentate in successione a figura intera e recano tutte l’attributo del proprio martirio: (da sinistra a destra), Lucia con la palma e la patera con gli occhi, Agata la palma e la patera con i seni, Caterina da Alessandria si poggia con la mano destra alla spada e con il braccio sinistro sulla ruota dentata, Barbara sorregge una torre merlata, Apollonia con in mano una tenaglia stringente un dente.
Ansano Fabbi (1976) afferma: “Intensa e dignitosa è l’espressione dei volti, dovizioso l’ornato degli abiti eleganti”. Sullo sfondo un paesaggio umbro e, forse, tra le Sante Caterina e Barbara è riprodotta la cascata delle ‘due rocche’ con il ponte, situata presso la cittadina di Corleone (nostalgia dell’artista per la sua terra). Nella calotta, al centro, sopra una nube è seduto l’ Onnipotente benedicente, sotto una coppia di angeli in volo sorregge un ostensorio ‘straordinaria eleganza formale divide la scena terrestre da quella celeste’ (A.G.Marchese).
L’ intradosso dell’arco, decorato con grottesche, reca su una tabella della candelabra di sinistra la data M.D.XXXXIII mentre su quella di destra e’ scritto DEI I OCTOBRIS. La cappella era di iuspatronato della famiglia Cybo con il suo scudo inquartato (A.Fabbi lesse lo stemma 1976): nel primo e quarto l’arma dei Cybo; dal capo alla Croce patente e della campagna alla banda scaccata. Nel terzo dei medici. Fu il Guardabassi che segnalo’ “le cinque meravigliose figure di Sante” ma non attribuisce al Siculo l’opera. Le prime attribuzioni si hanno nel 1908 dal Cavalcaselle e Crowe. Infatti nelle loro relazioni tengono a sottolineare come le figure delle Sante Vergini siano “tutte lunghe e sparute”. Dal Brunelli viene attribuito a Jacopo Siculo. “Queste figure, (afferma Scaturro), in questo affresco, mostrano influssi del Raffaello e de loSpagna Giovanni di Pietro) insieme. Sarebbero infatti “una limpida prova della prolungata stagione umbra del Siculo” (Bruno Toscano 1964). Sullo sfondo più volte ho citato la presenza della “cascata delle due rocche”, ( e non delle Marmore) con il tradizionale ponte presente da sempre al parco della cittadina siciliana di Corleone. “Agli improvvisati scopritori della errata ‘marina siciliana’ vorrei suggerire di documentarsi negli scritti ufficiali e citare sempre le fonti; è questione di correttezza… ne va della credibilità.