I Tiromancino fanno tappa al Lyrick di Assisi: intervista a Federico Zampaglione

I Tiromancino tornano dopo due anni nei più importanti teatri di tutta Italia e l’11 marzo 2022, saranno i protagonisti della prossima stagione Tourné di AUCMA e MEA Concerti al Teatro Lyrick di Assisi con la tappa umbra dell’11 marzo del loro Ho cambiato tante case Tour 2022 che prende il nome dall’album pubblicato a ottobre  per Virgin Records/Universal Music Italia.

Nel disco 12 tracce evocative di Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino: “Finché ti va”, “Cerotti” e “Er musicista” tratte dal suo ultimo film Morrison, e altri nove inediti arricchiti da varie collaborazioni. Da Alan Clark dei Dire Straits, Carmen Consoli e Franco 126 a Gazzelle, Galeffi e Leo Pari in qualità di autori. Brani in cui si toccano temi diversi come l’amore, il rapporto con il padre, l’ambiente, la vita da musicista, allacciati tra di loro perché personali, legati al viaggio e alle sperimentazioni nella vita dell’artista. Un ascolto quindi che suscita curiosità. Noi abbiamo provato a soddisfarle in questa intervista a Federico Zampaglione.

Dici spesso che nel momento in cui si fa una canzone diventa di chi la ascolta, quasi non è più tua. Adesso a distanza di due anni torni a regalarle al pubblico, dal vivo.  Quanto ti è mancato suonare dal vivo?

Molto ma in questo caso si è trattato di una situazione tutta diversa, c’è stato un inferno di mezzo. Il tornare sul palco non è semplicemente tornare a suonare, ma vuol dire tornare a fare il proprio mestiere. Sono passati più di due anni, è una sorta di inizio, di anno zero. Per farlo ci vuole molta volontà e impegno altrimenti si cade in un meccanismo di continuo spostamento, in cui i tour vengono continuamente rimandati. A un certo punto bisogna ricominciare, ci deve essere la volontà di ripartire, in un settore artistico come il nostro che ha pagato uno scotto altissimo con la crisi pandemica.

La musica è condivisione, sia quando si tratta di suonarla, sia quando si tratta di metterla su un album: nel tuo Ho cambiato tante case c’è molta condivisione, sia attraverso le collaborazioni gigantesche come quella con Alan Clark dei Dire Straits, sia attraverso le partecipazioni dei protagonisti attuali dello scenario romano indie. Qual è lo scambio che è avvenuto tra questi ultimi e Tiromancino, uno degli eroi dell’underground musicale anni 90?

 Abbiamo scritto vari pezzi insieme, con Gazzelle, Galeffi, Leo Pari, Franco 126… sono un po’ i miei fratellini, perché stanno facendo un percorso simile a quello che ho fatto io in quegli anni, ovvero imporre un qualcosa che sia fuori dagli schemi. La musica oggi è diventata puro intrattenimento, non c’è più la voglia di veicolare dei messaggi, si parte dal ritmo e si scrive sopra il motivetto. E questo viene utilizzato come medio appagamento: una canzone la si produce per il tempo che dura, per il tempo di fischiettarla. È un periodo brutto per la musica. In tutto ciò i ragazzi dell’indie diventano coloro che dicono no a questo meccanismo: anziché pensare ad essere un giusto un “prodottino”, vogliono fare gli artisti, vogliono parlare di cose, anche di quelle che non fanno comodo; vogliono utilizzare insomma sonorità, messaggi che non sono quelli tipici da ascoltare in un ascensore o in un centro commerciale. Ritengo sia importantissimo il lavoro che stanno facendo.

Qual è la canzone dell’album che ti emoziona di più suonare live? 

Ancora non so quali farò e quali no, dovrò scegliere. A dire la verità non ho preferenze particolari, anche perché devo tener sempre conto che nel mio repertorio ci sono anche canzoni del passato che proprio non posso non fare. Dovrò ragionare bene cosa inserire. 

A questo proposito, ci pensi mai al fatto che Tiromancino porta dietro dei veri e propri classici della musica italiana che, per loro natura, sono trasversali, piacciono a tutti? Come te li senti questi brani a distanza ormai di 20 anni dal loro debutto? 

Ho avuto sempre a cuore il fatto di scrivere delle canzoni a cui dare la chance di poter invecchiare insieme a me. Ho sempre detestato la musica stagionale, quella musica che era fatta dietro una moda. Amavo le canzoni dei grani artisti, come quelle di Lucio Dalla, Franco Battiato… il mio sogno, sin dai miei primi dischi, era fare delle canzoni che sarebbero andate avanti. Quella di evitare musica passeggera è una cosa che ho sempre ricercato: qualcosa che durasse, parole non che fossero legate a un certo periodo storico.  Oggi ad esempio senti tanto parlare nei testi delle canzoni di hashtag, Instagram… chissà se tra 10 anni queste cose saranno ancora attuali. A me piace parlare di sentimenti universali, condivisibili anche col passare degli anni; è una cosa di cui vado fiero e che ho ricercato, facendo anche dei sacrifici, perché fa indubbiamente più fatica, conquista piano piano.  Sono scelte che un artista deve fare. È un po’ come quando arriva una persona esplosiva e che dice tutto di sé in un attimo…ma poi c’è quella più silenziosa, che fa più fatica dell’altra ad aprirsi ma ti prende di più perché ha qualcosa di più interessante da dire. 

In che modo hanno influito questi tempi dilatati dovuti al Covid nella scrittura dell’album Ho cambiato tante case?

Hanno influito perché l’album è stato scritto in più fasi: quando è arrivata la pandemia mi sono fermato. La mia testa andava altrove e mi sono dedicato al cinema con il mio film Morrison, uscito quest’anno, e altri cortometraggi. Quando ho ripreso in mano il disco avevo il bisogno di raccontare quindi tutto quello che mi era successo in un anno.  

La figura del padre è effettivamente un posto dove ci si sente a casa, è la nostra prima casa, no? 

Beh certo, intanto è la casa dove siamo cresciuti da ragazzi. Ho dei ricordi incredibili quando ero dai miei. E nello specifico ricordi di mio padre che ha avuto un grosso ruolo all’interno della mia direzione artistica. Mi ha sempre esortato a suonare. Mio padre mi ha sempre inculcato una sorta di sacralità dell’arte non mi ha mai spinto verso il successo a diventare qualcuno, mi ha spinto a diventare bravo in quello che facevo; non si trattava mai di cercare l’altra faccia, quella della celebrità che non mi ha mai attirato. Per me è sempre stato più importante proporre la mia musica, il messaggio, più che me stesso.  

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I biglietti di Tiromancino per la data umbra di Assisi sono disponibili online su circuiti TicketItalia e TicketOne  e nelle rivendite autorizzate.

Alessia Sbordoni: Mangiadischi di professione, ho come passione principale la musica. Adoro l’arte, il cinema, e viaggiare alla scoperta di nuove culture, di tutti i tipi e tutte le taglie. Ho una laurea in giurisprudenza e un master per le funzioni internazionali e la cooperazione allo sviluppo conseguito a Roma.