I ruderi dell'Abbazia di San Benedetto in Fundis trasudano ancora storia e mistero

STRONCONEMancava l’Abbazia di San Benedetto in Fundis a coronare questo itinerario che da Terni conduce a Farfa passando da Stroncone per Miranda e tuffarsi nel reatino. Tra dirupi, boschi, vegetazione rigogliosa e fonti di acqua fresca e pura, spesso si incontrano greggi di pecore e cavalli lasciati così allo stato brado, mansueti ma fieri di vivere liberi.
Si scorge l’ Abbazia di San Benedetto in Fundis, proprio dopo aver sorseggiato l’acqua fresca presso la “fonte dei monaci” e’ questa fonte che da il nome alla Abbazia: FUNDIS. In un luogo affascinante come Monte Rotondo, lungo il sentiero dei Protomartiri Francescani che unisce Stroncone a Miranda ci attendono i ruderi di San Benedetto e il cuore si rattrista, e si torna con la mente indietro tempo, immaginando che questi ruderi, erano edificio imponente e maestoso. Mistero! Nel “cronicon farfense” del 1185, viene nominata alle dipendenze della Abbazia di Farfa. Primo abate che la governo’ fu Giacinto. A lui successero altri abati quasi tutti del castello di Stroncone: Bonagura, Niccolo’ Squinzi, Angelo Contessa, Angelo Tocchi, Antonio Ciccoli, Francesco Ciccoli. Vicende e personaggi tratte dalle carte, libri, pergamente dell’archivio notarile comunale. Forse il primo stanziamento, si deve a monaci eremiti provenienti dal sito reatino di Farfa.
L’ Abbazia di San Benedetto fu un centro di cristianità di grande rilievo che insieme alla vicina  San Simeone, formavano un potere vitale per la spiritualita’ ma anche per l’economia e vicende politiche, su tutte le parrocchie, cappelle, Pievanie. Nel XIII secolo passa alle dipendenze dell’Abbazia di San Matteo di Rieti. Si parla di San Benedetto in alcune carte di pagamenti pontifici del 1275/1280. La decadenza morale e strutturale inizia già dal XV secolo. Mentre Cristoforo Colombo nel 1492 scopre l’America, San Benedetto in Fundis viene data in Commenda a personaggi nominati da Roma i cosiddetti Abati Commendatari come avvenne a San Pietro in Valle con gli Ancaiani. Ai primi anni dell’ 800, ossia 1810 passa in possesso al Cardinale Lodovico Gazzoli della potente famiglia di Terni. Ma andiamo a vedere per quello che si può leggere dai ruderi a come era l’edificio prima del degrado. L’ abbazia era veramente una struttura di grande prestigio e maestosita’.
Si può scorgere tra la vegetazione la pianta  basilicale. Era composta da 3 navate absidale e presbiterio rialzato. Ancora e’ presente la cripta. L’edificio sicuramente ha subito aggiunte ed edificazioni in due tempi. La prima con la presenza dell’abside ad unica navata del IX – X secolo. La seconda, come detto, a tre navate nel periodo XII – XIII. Si presume che la cripta era tutta affrescata. Sono presenti sul luogo nelle immediate vicinanze alcuni stabili realizzati attorno al XV – XVI secolo. L’ Amministrazione comunale del sindaco Giuseppe Malvetani, si sta prodigando con una serie di atti e iniziative a valorizzare il territorio e rendere fruibile l’area per effettuare escursioni e visite guidate.Un piano di consolidamento e mantenimento dei superstiti ruderi, pietre e reperti oltre alle testimonianze architettoniche.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.