I racconti brevi di Carlo Favetti: “Risorgimento”

Vacanze. Tempo libero. Meritato riposo. Al mare, in montagna, in campagna. Oppure niente ferie. Al lavoro, dunque. Con il caldo, in casa per di più. Ovunque voi siate, cari lettori di vivoumbria.it, un po’ di refrigerio all’anima e all’intelletto, per chi lo gradirà e vorrà, proverà a darvelo in nostro Carlo Favetti che oltre ad essere uno storico è, come sapete, autore di romanzi e racconti talvolta dal sapore autobiografico. Buona lettura.

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Risorgimento

di Carlo Favetti

 

La metafisica a me ha sempre appassionato, quando frequentai l’ istituto d’arte Leoncillo Leonardi di Spoleto feci una tesina su questo periodo e dal professore di scenografia  ebbi un bel dieci; a palazzo Venezia si teneva quei giorni la mostra su Luigi Filippo Tibertelli conosciuto come Filippo Depisis uno dei massimi esponenti, ma purtroppo quel giorno era l’ ultimo appuntamento e gli impegni non mi permisero di visitare. Alle quattordici dopo pranzato esco, direzione Piazza Rinascimento, dovevo vedermi con Paolo per andare al compleanno della cuginetta che compiva 18 anni. Finalmente qualcosa di nuovo, pensavo tra me, finalmente avrei trascorso un pomeriggio e forse la serata in allegria. Aspetto Paolo una mezz’oretta al bar all’angolo dietro l’edicola. Piazza Risorgimento la più  affollata e transitata della Capitale, con i suoi bar, ristoranti, friggitorie e il caos del capolinea dei pullman e tram. Laura, la nipote di Paolo frequentava l’ ultimo anno del Liceo Keplero, era bravissima ma doveva ancora decidere se continuare con l’università oppure trovare una occupazione. Paolo lo zio gli aveva suggerito di proseguire gli studi, magari iscrivendosi ad una facoltà che poteva garantire uno sbocco professionale e stabilità lavorativa. La festa si teneva in un locale proprio in una via laterale, bisognava fare alcune scale che conducevano nel piano sottostante. Il locale una specie di Pub con musica, luci colorate ed era fornito di un buon impianto di amplificazione. C’era il banco della birra, con una serie infinita di diverse marche, poi il banco caffè, cocktail, panini, tramezzini,  tutto arredato sullo stile inglese. In un angolo sopraelevato la postazione del dj con una serie di piastre e tantissimi disco vinile a 33 e 45 giri di autori italiani e stranieri. Siamo arrivati a festa iniziata. Laura saluto’ lo zio con baci e abbracci, saluto’ anche me, ci presento’ alcune amiche e amici di scuola. Eravamo tutti coetanei più o meno, ho notato la differenza tra la gioventù romana di quegli anni ottanta, con quella delle mie parti. C’era differenza soprattutto nel modo di vestire molto casual  e anche nel modo di approcciare: quel pomeriggio se avessi dato retta a loro avevo rimediato tre fidanzate. Alla festa erano stati invitati anche i genitori di Laura, ossia gli zii di Paolo, ma dopo un frettoloso saluto lasciarono il locale. Io e Paolo, non so, forse per la nostra condizione non stavano a nostro agio, lì con quella musica assordante non era proprio il meglio, quindi preso un bicchiere di birra, ci siamo trasferiti in un altra stanza dove la musica era accettabile alle orecchie. Li molte amiche e amici di Laura, fumavamo e bevevano birra, una atmosfera bellissima, tanta gioventù bella e chiassosa. Laura presenta a suo zio un suo amico di scuola di nome Claudio, quindi il ragazzo stringe la mano anche a me; in quel mentre il dj mette in the Wall dei Pink Floyd, appena uscita ed  già in vetta alle classifiche. I ragazzi si scatenano e cantano battendo le mani. Il ragazzo, si avvicina a noi, guarda, sorseggia birra, si siede mentre una ragazza si avvicina a lui, lo bacia, poi si mette seduta sulle sue gambe lo abbraccia e lui contraccambia il bacio.

” Mi ha detto Laura che voi siete in servizio presso l’ Arma, certo mi piacerebbe anche a me svolgere il periodo del militare – afferma Claudio con euforia – appena termino il Liceo. Ho perso un anno di scuola, sono ripetente. In settimana dovrei andare a Velletri  a trovare mio zio, e’ una persona che conosce un sacco di gente importante e chissà se potrà presentarmi a qualcuno per darmi una mano”. Il ragazzo era determinato. Era un tipo serio, parlava un italiano perfetto, dalla faccia pulita:”certamente  dovrai sacrificare un po’ tante cose – rispondo io ridendo – ma sono fiducioso che potresti farcela”. La ragazza interviene nella discussione, si alza in piedi, lo guarda e dice:” no! sbirro no e che cazzo, non vorrai venirci a manganellare alle nostre manifestazioni, spero di no, discorsi questi che mi fanno imbestialire. Non sapevo che avevi queste idee”. E poi se ne va. Accendo una sigaretta, Paolo va a salutare la nipote Laura perché doveva andare ad  accompagnare la mamma ad un visita specialistica. Io esco dal locale, consumo la sigaretta li fuori vicino l’ edicola.”Hai sentito che reazione la mia ragazza? – irrompe verso me Claudio – abbiamo avuto delle esperienze non belle un paio di volte a riguardo di manifestazioni. Ma io dico cosa c’entra questo? In fondo fare il Carabiniere e’ un lavoro e quindi a me andrebbe bene tutto”. Gli spiego che la ragazza non aveva tutti i torti. Intraprendere il servizio con le forze dell’ ordine stava diventando un po’ rischioso, in giro tanta delinquenza e terrorismo soprattutto le brigate rosse. Ma lo esorto a pensarci bene e riflettere sul da fare. Claudio mi chiede gentilmente una sigaretta, ma le avevo terminate. Andiamo dal tabaccaio compro un pacchetto e glie ne offro una.”vogliamo fare un giretto per Roma oppure hai impegni di servizio – mi chiede Claudio con entusiasmo – ci sono luoghi belli, anche Pub accoglienti e precisi dove ascoltare buona musica, bere in assoluta pace”. Camminiamo per diverso tempo, fino a piazza Trinità dei Monti dove man mano Iniziava l’ imbrunire ed era meraviglioso, il cielo cominciava a tinteggiare di rosa, lilla, arancione. “Dovresti essere una persona molto sensibile – interrompe il silenzio Claudio – lo vedo da come osservi in giro le cose, i monumenti, ma anche le persone. A me piace la storia dell’ arte, una materia che mi affascina da sempre. Una volta dovresti andare ai musei Vaticani oppure alla collezione di palazzo Borghese dove la vista si inebria e il cuore si sazia di tanta Bellezza”. Avevo finalmente incontrato un interlocutore a misura; non volevo perdere la sua compagnia quel pomeriggio.” Bene – dico io – sta per finire il giorno e questo e’ veramente un peccato perdersi di vista”. Lui mi guarda, sorride, abbassa la testa. La sera stava cadendo, i lampioni erano già accesi. Avevamo camminato abbastanza, avevo visto molto, come avevo conosciuto finalmente una persona che mi stava conducendo in un altra dimensione, assai diversa dal mio quotidiano. Decisi di passare a Campo de Fiori.” Se vuoi ci possiamo fermare a cena – dico io a Claudio – ormai e’ anche ora e poi senti che odore dai ristoranti? dai, offro io”. Ci accomodiamo a una trattoria, ordiniamo paliata. In attesa del servizio, Claudio si accende una sigaretta, mi parla di suo padre che aveva una carrozzeria e la mamma lavorava in una impresa di pulizie:” Questa e’ una delle piazze più belle e storiche di Roma credo che lo sai. Ma e’ tutto bello in questa mia città. Ti ho detto di andare a vedere lama l’Apollo e Dafne e’ unicità in assoluto”. Non sapevo che dire, dalla sua bocca uscivano quelle parole come musica per le mie orecchie. Tra un boccone e l’altro, un bicchiere dopo l’ altro, battute a non finire simpatiche e scherzose io stavo proprio bene.” Come ultima tappa della giornata dopo che mi hai offerto questa buona cenetta – disse Claudio – io ti porto ad ammirare, se vuoi, la grandezza della mia città, ora senza tutto il casino della gente”. Arrivammo mezzi brilli al Campidoglio, stanchi, erano quasi le 23. La piazza era immensa, non avevo  mai avuto occasione di vederla in quei due mesi di soggiorno soprattutto di notte. Il Marco Aurelio sembrava agitare il braccio in aria come se fosse vivo; guardavo l’ immensità del momento, il cielo anche di notte a Roma non è mai scuro, era limpido e chiaro sopra di me con il suo deserto di stelle e li, Cola di Rienzo di Gaetano Masini con lo sguardo inseguiva la luna. Fu all’improvviso che mi sento prendere il braccio e sussurrare :” vieni ti faccio vedere il capolavoro di Antonio Munoz ma bisogna fare silenzio e’ un luogo sacro, silenzioso, pieno di alberi e dei. Ascolta – continua – tra i cespugli impazziscono i grilli. Vieni non aver paura”. Faccio pochi passi, chiudo gli occhi, sento i bottoni della camicia fino in fondo aprirsi, lo cercavo con gli occhi ma non riuscivo a vedere, ma  sentivo con le mie mani i suoi capelli: c’erano le lucciole tra i cespugli che insieme ai grilli esplosero in canti.
Redazione Vivo Umbria: