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I racconti brevi di Carlo Favetti: “Eurialo e Niso”

Proponiamo ai lettori di vivoumbria.it un nuovo racconto breve di Carlo Favetti da godersi in questa caldissima estate.
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Eurialo e Niso
di Carlo Favetti
Uscito per alcune spese in via del Corso, mi avviai verso piazza del popolo, avevo un appuntamento con Claudio per un aperitivo, prima che si preparasse per la sua rappresentazione teatrale. Non mi aveva detto dove debuttava, però mi disse che mi avrebbe fatto una sorpresa, lui, che di sorprese era un mago. A volte mi sentivo risucchiato dal suo genio, quando recitava ti  travolgeva, ti portava con lui nella storia, quella vera, quella che ci ha fatto conoscere miti e personaggi, storie fantastiche, quel pensiero filosofico che ci ha fatto crescere e sperare in un futuro migliore.
” Ti stavo aspettando, credevo che non venissi più. Ti ho chiamato per telefono questa mattina presto, mi hanno detto che eri uscito e non sapevano se eri addirittura ritornato al tuo paese per qualche giorno. Ma ora sei qui e sono carico per questa sera, amico mio. Ho studiato molto, tutto quel latino, questa sarà un rappresentazione, se tutto va bene, potrà aprirmi a una delle più prestigiose accademie francesi, speriamo – poi mentre beveva l’aperitivo gettava lo guardo verso via di Ripetta  – sto aspettando un mio amico, volevo presentatelo, ma vedo che ritarda. A eccolo che arriva – come un razzo sullo  skettbaal Cristian, il barista del bar a Santa Maria in Campitelli – eccolo e’ lui il mio amico che ti dicevo”. Rimasi esterrefatto nel rivedere Cristian, così anche lui, che accese un sorriso a tutti denti.
:” ma certo ci conosciamo, ho preso il caffè nel bar dove lavora. A proposito devo venire a prendere, uno di questi giorni, la tazza con il dipinto di Chagall”.
Claudio ci guarda malizioso e ridendo, alza il bicchiere dell’ aperitivo e invita tutti a brindare :”allora brindiamo a Chagall e alla sua struggente arte – mentre fuoriusciva dal jukebox del bar la canzone  Olimpic Game di Miguel Bose’ –  Bene allora ricapitoliamo il da farsi per questa sera – rivolto a me – spero che hai il permesso per fare tardi, perché terminato lo spettacolo, vorrei fare una festicciola tra di noi – poi si rivolge a Cristian – spero che anche  te avrai la possibilità di venire, i vostri posti sono in prima fila, poi c’è la Mary che coordina il tutto per gli spettatori”. Non mi aveva detto ancora della sua nuova esibizione teatrale e dove si svolgeva, ma la sorpresa più grande per me fu sapere che Cristian era suo amico. Lo spettacolo di più gruppi, si teneva a Caracalla e il pezzo da recitare da parte del suo gruppo era Eurialo e Niso, tratto dall’ Eneide di Publio Virgilio Marone. Mi incamminai verso piazza Venezia, per poi raggiungere Caracalla e l’ area adibita agli spettacoli teatrali. C’ erano già diverse persone in fila, altre già si erano accomodate in seconda e terza fila. Era previsto molto pubblico perché la disposizione dei posti a sedere era abbastanza ampia. Si esibivano altri gruppi di scuole di recitazione del centro Italia. Sullo sfondo una immensa gigantografia del poeta latino in oro su fondo nero, a destra una miriade di lance e giavellotti puntati verso il pubblico, a sinistra invece direzionati verso il centro della scena. Fiaccole, tante fiaccole erano sistemate tutt’ attorno, alternate da elmi e cimieri troiani. Entrai quatto quatto tra le fila delle sedie per arrivare fino alle prime. Qui c’era una ragazza che teneva appuntato sul petto un cartellino con il nome Mary.
“Io sono amico di Claudio, mi ha detto che dovevo rivolgermi a lei per il posto a
sedere”. La ragazza, molto bella, mora, alta, mi guarda, mi accompagna al posto in prima fila
“Siete in due mi ha detto Claudio te e Cristian, metto questo volantino qui sulla sedia così non la occupa nessuno”. Inizio’ lo spettacolo, apparvero in scena otto guerrieri vestiti con le armature dorate, elmi, lance e scudi, si disposero quattro a destra e altri a sinistra del centro della scena. Da una finta porta dipinta a grossi massi, entrarono altri attori, questa volta con testa di cavallo e si disposero a fianco dei guerrieri.
Suoni di tamburo e arpa, flauto, uno stuolo di menadi danzanti vestite di veli neri aprirono la scena portando al centro i corpi dei due giovani morti.
Entra Claudio vestito da Corifeo,  vestito con abiti neri e oro mentre una voce fuori scena, riassume il passo dell’ Eneide del IX libro.
“Eurialo muore trafitto dalla spada dello stesso Volcente in un bosco vicino all’ accampamento Rutulo. In quel paragone, con il candido corpo esanime di Eurialo l’ immagine di un fiore purpureo reciso da un aratro o un papavero che abbassa il capo durante la pioggia. Niso mentre sta per morire vendica l’amico uccidendo Volcente. Poi si getta sul corpo esanime dell’ amico e qui trova infine la morte serena”.
Entrano in scena due ragazzi dai lunghi vestiti,  con corone di alloro in testa, visi dipinti di bianco. I due si avvicinano ai cadaveri e gettano petali rossi sui loro corpi.
Qui inizia Claudio la sua recitazione: “il feroce Volcente si adira ma non riesce a capire chi sia l’ autore del colpo e non sa con chi prendersela e dice: tu pagherai con il sangue la morte dei miei compagni. Detto ciò si lancia contro Eurialo con la spada sguainata, allora Niso atterrito fuori di sé, non può più nascondersi e sopportare tanto dolore. Esce fuori e grida:” sono io il colpevole! Attaccate me l’ inganno è stata una mia idea costui non ha alcuna colpa, ha solo amato troppo me, il suo amico infelice! Troppo tardi la spada ha già squarciato le costole e trafitto quel petto bianco da ragazzino, Eurialo è  travolto dalla morte. Il sangue scende attraverso le belle membra e il collo ormai senza forza ricade sulle spalle come un fiore purpureo reciso dallo stelo morente si indebolisce come abbassano il capo i papaveri perché stanchi dalla pioggia che li colpisce. Ma Niso si lancia tra i nemici fra tutti cerca solo Volcente, vuole solo Volcente. Intorno a lui i guerrieri lo circondano, lo stringono fortissimi da ogni parte. Egli insiste ruotando la Spada come un fulmine finché non trapassa la gola di Volcente. Poi si getta sul corpo esanime dell’ amico e qui trova infine riposo nella morte serena. Fortunati entrambi se i miei versi valgono qualcosa, se hanno qualche potere non vi cancellerà dalla memoria dei romani alcun giorno che scorra per il fiume del tempo, finché l’ alta stirpe di Enea risiederà al Campidoglio e i Padri romani terranno l’impero”.
Al termine mi ritrovo Cristian seduto vicino a me che mi abbraccia e mi porge la tazza con l’ immagine del dipinto di Chagall che mi aveva promesso : “visto che siamo in ambiente del teatro  latino, greco ecc… questa tazza non è la brocchetta di Gurnia’ – e si mette a ridere – ma nel suo piccolo, ha un valore, anche affettivo, forse, chissà”. Quella battuta per me rappresentava molte cose, detta da lui, ancora più importante. Claudio ci porto’ a casa sua all’ Esquilino. Un appartamentino molto grazioso, arredato bene, con mobili e suppellettili in stile rococò. E li, tutti e tre, fu come attraversare quel campo di battaglia Rutulo, inconsapevoli di combattere a pari armi; fu così che mi vidi Vulcente, fu così che la loro bellezza si dissolse, come polvere nell’aria. Anche quella notte fui crudele come Vulcente su quei corpi fragili e innocenti e, anche io caddi esausto al primo chiarore dell’agognata aurora.

In copertina: particolare dell’opera di Fabio Fabbi Morte di Eurialo e Niso

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