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I racconti brevi di Carlo Favetti: “Biscione”

Secondo racconto di Carlo Favetti in questa estate torrida per allietare chi sta sotto l’ombrellone o al fesco della montagna ma anche per chi, magari dopo una giornata di lavoro, se ne sta in poltrona col ventilatore acceso.

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Biscione

 di Carlo Favetti

A piazza del Biscione capitai per caso, in quel pomeriggio dei primi giorni di luglio, faceva un caldo terribile. Già dalla mattinata l’afa si stava abbattendo sulla capitale. Alle 14,30 il barometro segnava 34 all’ ombra. I Nasoni erano presi d’assalto dai turisti che si bagnavano i piedi e testa, i ragazzi invece si gettavano acqua addosso con le bottiglie e bustine di plastica. Insomma era una baldoria per le vie semi deserte della Roma antica. Mi seggo al bar Biscione, consumo la fresca limonata, e guardo intorno la Bellezza di quella piazza con i suoi antichi palazzi, dove dalle facciate trasudavano storia, arte, gesta di antiche e nobili famiglie. Nelle fioriere posti tutt’ attorno i gelsomini avevano sete e i loro bianchi petali cadevano man mano a terra, tra le foglioline secche mezze giallognole. Da balconi e loggette scendevano rampicanti di verdure che abbellivano

I muraglioni con decorazioni di pietra. Mi alzo, dopo essermi dissetato con quella fresca limonata e imbocco una curiosa .  Vengo quasi travolto da un ragazzo in bicicletta, che dopo pochi metri si torna indietro, e mi guarda. Trasportava  dentro il cestino agganciato al manubrio, alcune scatole di pomodoro, fagioli, lenticchie e ceci e nascondeva sotto un filoncino di pane, una pianta di insalata e un pacco di pasta. Insomma tutta la classica spesa per una famiglia. Il ragazzo indossava una canottiera bianca e un paio di bermuda verdi, ai piedi  un paio di sandali alla fratina senza calzini e in testa un cappelletto alla marinara bianco e blu. Avrà avuto circa tredici anni non di più:”mi dispiace le chiedo scusa signore – rivolto a me – andavo di fretta, porto la spesa a casa tra poco entro a lavoro. La mamma non sta bene per uscire e a fare spese al negozio sono andato io, abito proprio qui dietro l’angolo dopo la Madonnella”. Veramente toccante soprattutto quando cita la sua mamma malata e poi a tredici anni già lavorava:” ma no tranquillo non devi scusarti-  ti ripeto non devi”. Il ragazzo si avvicina e il peso del cestino piega la bicicletta che rovescia tutto il contenuto a terra. I barattoli rotolavano giù per il Passetto ed io andai a recuperarli, quando, da dietro l’angolo, giunge un altro ragazzo che dalla fisionomia mi sembrava di aver incontrato o visto da qualche parte; fu  lui che mi riconobbe subito :” ciao cosa fai da queste parti? – era Pietro il ragazzo del fontanone al Gianicolo. Poi si rivolge al ragazzo della bicicletta – hai combinato un altro guaio guarda, neanche in bicicletta sai andare – rivolto di nuovo a me Pietro mi presenta il ragazzo e scopro che era suo fratello Davide – io abito qui, proprio qui dietro dai vieni stai un po’ da noi con questo caldo bestiale ti rilassi e bevi qualcosa di fresco”. Entriamo in casa, Davide

vuota il cestino sopra ad un tavolo, rimette la bici in uno stanzino, poi ripone la spesa dentro la credenza. Sale le scale al piano superiore e sento che ragionava con la mamma. Pietro apre il frigo prende una bottiglia di gassosa e la versa nei bicchieri. Poi chiama il fratello e lo sollecita perche’ avrebbe fatto tardi al lavoro. Davide scende e ci  dice  di parlare piano perché la mamma stava riposando, ci saluta ed esce. Bevo un sorso di gassosa mentre Pietro si toglie la T-shirt, si bagna i capelli e si mette seduto su una poltrona di vimini. Accende una sigaretta e mi guarda con quel modo suo un po’ da bullo:” ci incontriamo sempre, sarà un destino  chissà – inizia a ridere – stai facendo un inseguimento oppure una indagine in incognito – Si alza, sale le scale, poi riscende subito – la mamma dorme, sta male e io e mio fratello ci arrangiamo con qualche lavoretto per pagare le spese della casa, la scuola e qualcosa per vestirci. Io mi arrangio a fare a volte l’ idraulico e a volte  il muratore, Davide invece a tempo libero il garzone lavapiatti in un ristorante a Via di Ripetta. Te non hai problemi del genere prendi lo stipendio tutti i mesi da sbirro. Nostro padre e’ scomparso, qualche volta viene la nonna che ci dà una mano. Scusami! ora debbo farmi a tutti i costi una doccia per rinfrescarmi, sono tutto accaldato, sono uscito ora dal lavoro”. Veramente era un caldo soffocante. Rimango seduto mentre Pietro entra nell’antibagno, si toglie i bermuda, gli slip le scarpe e i calzini.  Guardo tutto dallo specchio della parete dell’ antibagno anche quando era sotto la doccia, mentre si insapona:” scusami ma dovrei andare – gli dico affacciandomi alla porta dell’ antibagno – lui esce fuori dalla cabina doccia, nudo – perche vuoi andare via?. Hai un servizio da fare? – non sapevo che dire – be te sei impegnato con la doccia avrai anche te da fare dopo”. Si lega l’ asciugamano ai fianchi.
Non volevo stare un minuto di più. La cosa stava diventando pesante e imbarazzante. Lui desiderava  stare in quel momento con me, come se aveva bisogno di dirmi qualcosa. Lo avevo intuito come mi guardava e dal modo ironico nel rivolgersi a me nel parlare. E poi? così mezzo nudo, in giro per casa davanti a un ospite:” dai beviamoci un altro bicchiere di gassosa, si sta freschi qui, meglio che di fuori”. Ero molto imbarazzato da quella sua insistenza nel trattenermi. Lo guardo, mentre con il tabacco e le cartine si faceva una sigaretta. Era seduto davanti a me, ancora tutto bagnato dalla doccia; per terra le impronte dei piedi umidi stampati sul pavimento. Lo stavo guardando, lui mi guarda, accenna un sorrisetto ironico poi accende la sigaretta, si alza viene davanti a me e mi chiede se voglio fumare. Poi ritorna a sedere, mi guarda, e mi dice:” ora ti faccio una proposta, mi occorrono un po’ di soldi con una certa urgenza, non so a chi chiederli. Te li hai da prestarmi?. Scusami se ti chiedo questo, te sei una persona fidata e posso stare tranquillo che non lo dici a nessuno. Io so mantenere i segreti. Tante cose facciamo con i miei amici e mai in giro si e’ saputo nulla. Io non ho nulla da darti in garanzia, di solito credo che funzioni così. Ma se vuoi  posso darti me stesso, cioè  quando ti serve qualcosa basta che me lo chiedi e io sarò disponibile, qualche lavoretto a casa di muratura, di idraulica, trasloco cosi”. Rimasi basito soprattutto perché era la seconda volta che lo vedevo e non avevamo instaurato un rapporto di amicizia tale da poter arrivare a queste richieste così personali come i soldi. Poi mi impressiono’ il modo come parlava, sembrava un discorso già scritto e quindi lo ripeteva:” mi occorrerebbero per andare bene 200 mila lire ecco”. Una bella cifretta pensai io, cosa dovrà farci chissà, forse comprare hascisc? non sapevo che dirgli in quel momento. Io i soldi li portavo in tasca anche di più, ma non sapevo veramente cosa fare. Quel ragazzo mi era sempre piaciuto fin dal primo istante, quel modo di fare, quella sua freschezza di vitale giovinezza, soprattutto quella sua spavalda Bellezza. Metto le mani in tasca, prendo il portafoglio lo apro, estraggo i soldi che mi aveva chiesto, lui mi guarda, si avvicina, mi abbraccia, si attacca addosso a me stringendomi, cade l’ asciugamano attorno al suo girovita, mi bacia sulla guancia, io stendo i soldi lui li prende, poi mi abbraccia, mi stringe di nuovo, poi all’orecchio mi sussurra:” lo sapevo che potevo contare su di te, dal primo momento, da quando mi volevi dare i soldi per il biglietto del pullman ricordi? Con questi soldi posso portare mamma a fare le terapie domani mattina, senza questo tuo aiuto non so quando poteva farle. Ti voglio bene e mi dà un altro bacio. Potrai chiedermi qualsiasi cosa – conclude –  io sarò sempre qui, la mia casa ormai la conosci, al Passetto del Biscione starò ad aspettarti”.

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