FERENTILLO – Proseguiamo la conoscenza dei dipinti importanti in Valnerina. Abbiamo già notato alcuni dei nicchioni della navata di sinistra presso la Collegiata di Santa Maria a Matterella di Ferentillo. Ora scopriamo l’ultimo nicchione della navata a destra di chi entra e troviamo l’altare votivo a Sant’ Antonio di Padova.
Sulla transazione della parasta e’ inciso: DIVO ANTONI P. A.D. Il nicchione e’ tutto affrescato. Restaurato da qualche anno. Il dipinto, reca una data 1602. Potrebbe essere opera di Perino Cesarei, morto a Spoleto nel Gennaio dello stesso anno o terminato da un suo allievo. Il nicchione era juspatronato dei notai numerosissimi a Ferentillo e attivissimi nel territorio della Valnerina. Infatti nella pubblicazione “il Feudo di Ferentillo al Tempo di Alberico Cybo Malaspina a cura di Olga Raffo e Paolo Pelu” atti del Convegno di Studi svoltosi a Ferentillo nel 2009. Cosi nella sua relazione Letizia Salvatori dell Archivio di Stato di Terni scrive: ..era presente nel territorio caste notarili i Ferentilli, i Connessani, gli Iacobini, Moriconi, Erculei, Caromani a Matterella, i Fiorelli a Monteriviso, i Mesticoni a Sambucheto, i Raspini e Rubei a Precetto tutta la produzione notarile e’ territoriale… Ma andiamo ora a vedere e descrivere l’affresco nel nicchione. Al centro e’ assisa tra nuvole e teste cherubiche la Madonna del Carmine con il Bambino Gesu’ abbracciato e attorniato da angeli e teste cherubiche.
Sotto quattro angeli formano un delicato girotondo. In basso a destra Santa Bibiana patrona dei Notai e a sinistra Sant’ Antonio da Padova. Al centro, tra i due Santi la bocca del Purgatorio con anime purganti. Il dipinto e attorniato da scene dipinte rievocativa i miracoli di Sant’ Antonio da Padova, nel sottarco i miracoli della Madonna del Carmine. Scene suggestive divise da cornici dipinte e isolate con mascheroni putti classici del tardo cinquecento. Nella cornice dell intradosso in alto decorazioni intervallati con simboli allegorici e lo scapolare del Carmine. Come abbiamo accennato, il dipinto e facilmente collocabile alla fine del XVI inizi del XVII. Oltre la data di esecuzione i volti dei Santi e della stessa Madonna rispecchiano lo stile e la tempra delle figure del Cesarei, (già notate nel Presepio a Santo Stefano di Precetto) anche se nel 1602 l’artista era già morto nel mese di Gennaio a Spoleto.
Quindi la datazione dell’ opera, collocata di fianco alla figura di Sant Antonio, potrebbe essere stata aggiunta da un allievo esecutore. Tuttavia, il nicchione si presenta con tutta la sua originalità, visto che gli stucchi seicenteschi, questa volta, non hanno deturpato, come e’ avvenuto per i dipinti nel nicchione precedente. Sul fianco sinistro del nicchione in un ovale e’ scolpito il “libro aperto” raffigurante l’emblema della Corporazione dei Notai, mentre, sul pavimento antistante, sono situate le botole sepolcrali delle famiglie Conexsani, Giacobini, Erculei, notai in Ferentillo.