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Gubbio, la città si vestirà a festa nonostante tutto

GUBBIO – Per nessuno questo è un momento qualunque. E ciascuno di noi cerca di reagire come può. Gubbio lo fa con il dolore inconsolabile per una Festa che è la sua storia di cui viene privata, ma con una appello congiunto sottoscritto dal sindaco Filippo Mario Stirati e Tavolo dei Ceri, che chiama tutti a raccolta.
“Vessilli, stendardi, fiori,  pennoni, il Gonfalone a piazza Grande , le mura il cassero e il monte imbandierati ci saranno. Le luminarie anche quest’anno ci saranno perché  i prossimi 15 e 16 maggio devono essere caratterizzati da un corale, solenne e reale omaggio a Sant’Ubaldo! All’imbrunire  luminarie su finestre , balconi, terrazzi  ecc. la sera del 15 e la sera del 16  diretta espressione del “cum cereis et lampadibus.… ricordato da Giordano. Da martedì prossimo, nelle abitazioni del percorso dei Ceri saranno distribuite dalla Protezione Civile fiaccole,  offerte dalle componenti ceraiole, da accendere come messaggio di speranza e tributo al Patrono ( la consegna sarà accompagnata da indicazioni per l’uso e per rendere il gesto corale). Fiaccole illumineranno anche il Palazzo dei Consoli e altre parti suggestive della città. Oggi come non mai, è essenziale che la comunità eugubina abbia una storica possibilità di riscoprire le radici della Festa intesa come supremo omaggio al suo defensor civitatis. L’11 settembre 1194 il corpo di Sant’Ubaldo fu trasferito in una chiesa a lui dedicata eretta sul monte Ingino ai piedi della rocca nei pressi della pieve di San Gervasio. Da allora nacque la consuetudine di svolgere una grande processione che prevedeva una Luminaria, cioè l’offerta devozionale di cera con processione, e che aveva luogo alla vigilia della anniversario della morte: ogni arte, al seguito dei propri capitani, si presentava nel Campo Mercatale e portava i ceri accesi in mano per le vie della città salendo poi al monte fino alla chiesa di Sant’Ubaldo, in un clima di gioia e allegria, amore,  commozione, forza e  solidarietà. Tutti valori che la Festa incarna. Herbert Bower a fine ‘800 così racconta il ritorno in città dopo la Corsa:  Scendendo a lenti passi il monte, il forestiero deve ammirare una scena veramente suggestiva. Fuochi ovunque anche lontani”.

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