‘La bellezza ferisce, ma proprio per questo richiama l’uomo al suo fine ultimo’. Questa bella frase di Joseph Ratzinger, viene spesso riproposta da un prestigioso intellettuale come il Cardinale Gianfranco Ravasi nelle sue lezioni magistrali sul rapporto tra l’arte e la fede. Entrambe sono infatti inscindibilmente legate: la bellezza, come l’afflato religioso, spinge l’uomo ad interrogarsi sul senso della vita perché il bisogno del sacro e il mistero dell’arte, sollecitano parimenti la coscienza di credenti e laici.
Una bella prova letteraria, quella di Vispi, che prende spunto dal testo di una delle più note orazioni – il ‘Credo‘ – nella più comune formulazione di Nicea-Costantinopoli, la quale mostra con grande sapienza iconologica e ricchezza di esempi, come l’arte di ogni tempo abbia saputo interpretare ed esprimere, per mezzo delle immagini, la professione di fede.
Pietro, parroco della Collegiata di Santa Maria della Reggia di Umbertide e Direttore del museo Diocesano di Gubbio, accompagna passo dopo passo il lettore in un uno straordinario viaggio nei misteri dell’arte; dove la postura di una mano, l’ombra sinistra delle croci sul Calvario o i riflessi luminosi su una sfera, possono svelare significati reconditi e imprevisti. Simboli ed allegorie che ci riportano ad un tempo in cui arte e fede viaggiavano insieme interrogando le coscienze di laici e credenti circa il senso della vita e il fine ultimo del nostro cammino; antidoti quanto mai necessari ed auspicabili, oggi più che mai, per contrastare l’indifferenza e la banalità del tempo presente.