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Grazie, Peter Gabriel

Prendetemi come banditore. Il suo compito è comunicare con la maggiore forza che ha ciò che ritiene degno di attenzione. In questo caso lo faccio con orgoglioso senso di appartenenza e adesione a una filosofia musicale e culturale.  Dico e confermo: io c’ero, dieci anni fa, quel giorno, all’Arena di Verona. E ora gonfio il petto, dismettendo in parte i panni di giornalista: parlo, piuttosto, come fan di Peter Gabriel, come presidente del Genesis Club Rex House, come organizzatore del Dusk Day di Orvieto assieme all’amico Silvio Amenduni, come chitarrista della storica band L’Estate di San Martino che da 45 anni il rock progressive lo suona. Questa sorta di “sfida” al Mercante in fiera di cui mi faccio promotore mette sul tavolo l’iniziativa benefica che Peter Gabriel ha indirizzato all’Italia, alla Croce Rossa e alla Protezione civile per combattere Covid-19.
“Dieci anni fa – così ha spiegato nei suo profilo social – ho chiesto a mia figlia Anna Marie di filmare lo spettacolo  all’Arena di Verona. Ha fatto un ottimo lavoro con Andrew Gaston assieme a un grande team. Ha catturato una serata speciale, nonostante fossi preda di un raffreddore che forse non mi ha fatto esprimere come avrei voluto. I docufilm, Scratch my back e Taking the pulse non sono stati visti da un pubblico ampio. Ora molti di noi sono a casa, volevamo metterli a disposizione di chi fosse interessato, sul canale Real World Vimeo, con l’unica richiesta che consideriate di contribuire a una di queste due organizzazioni raccogliendo fondi per combattere il virus: Croce Rossa Italiana-Italian Red Cross o Protezione civile”.
E torno a fare il banditore. Si tratta di due documenti, Scratch my back e Taking the pulse – Live at Verona, che chi ama la buona musica, al di là delle frontiere dei vari generi, ha l’occasione di tenere per sé. Di farsi un regalo importante perché la presenza dell’orchestra, in locandina è specificato “no drums, no guitars”, la straordinaria ambientazione epica dell’Arena, lo show, le tecnologie utilizzate, conferiscono alla data di Verona, peraltro unica tappa italiana del New Blood Tour, un fascino unico.  Scratch my back si apre con le note di Heroes di Bowie. La seconda parte è la summa dei pezzi che hanno reso grande la carriera solista di Gabriel.
E’ vero. Nell’agosto del 1975 Gabriel ha fatto indossare il “lutto” a un mare di fan italiani all’annuncio: Peter ha lasciato i Genesis. Quella separazione incomprensibile dopo che il tour “The lamb lies down on Broadway” aveva ancora di più sancito l’apprezzamento universale per la band, ha poi dato frutti al momento impensabili. I “sopravvissuti” all’era Gabriel hanno confezionato album straordinari che hanno continuato a fare la storia del prog; Gabriel ha dato sfogo al suo istinto innovatore, alla sua impazienza di cercare nuove sonorità, di sperimentare tecnologie, di sconvolgere canoni ritmici, di fare show.
Insomma, musicalmente parlando, ha abbondantemente ripagato quegli “orfani” dei Genesis del Settantacinque. Ora rivela il suo amore sempiterno per l’Italia con un gesto di solidarietà umana coerente allo spessore che i suoi testi hanno sempre espresso in questi anni.
“L’Italia ci ha offerto lavoro quando non ce n’era; negli Settanta. Abbiamo attraversato il Bel Paese facendo tour molto formativi nei locali sulla spiaggia oppure nei campetti di calcio in montagna. Sia i Genesis sia la mia musica hanno trovato un pubblico meraviglioso che ha cantato con noi. Non c’è stata una volta che non abbiamo ricevuto richieste di tour in Italia ogni volta che usciva un nuovo lavoro”.
Parole che hanno sostanza perché, per dirne una, gli è stata conferita la cittadinanza onoraria da Arzachena, cittadina sarda dove ha preso albergo e casa da anni. Riconoscimento concesso per tanti motivi: forse il più significativo per chi lo stima come uomo-musicista, risale al settembre del 2002. In programma c’è la Festa del patrono di Arzachena. Guest star: Ralf. Lui però ha un mare di impegni, sembra che poi ci si sia messo di mezzo anche il maltempo. Tant’è, Ralf dà forfait. A quel punto, avvertendo in città qualche preoccupato fermento, Peter Gabriel si propone come “sostituto”. In piazza suonerà lui in piazza. Da lì, un vero e proprio delirio di aerei e pienoni di traghetti verso Olbia di fan increduli e impazziti. Che storia!
“Da 50 anni amo l’Italia, il popolo, la cultura, il cibo, la storia. Amo la Sardegna. Parlo male la lingua – ha spiegato Gabriel continuando a motivare il suo gesto – ma abbastanza per sentirvi come la mia casa. Anche noi qui stiamo soffrendo e non nascondo la mia preoccupazione. Personalmente non vedo l’ora di vedervi tutti quando questo ‘genio’ tornerà nella bottiglia. Intanto godetevi i film e restate al sicuro”.
Il banditore spera di aver fatto il suo. Non resta che aggiungere un sentitissimo: grazie.
 

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