PERUGIA – Con la svolta elettrica di Miles Davis jazz e rock assunsero una connotazione nuova, fondendosi in un genere unico – la fusion appunto – dalla quale scaturirono band quali Weather Report, Mahavishnu Orchestra e Steps Ahead.
Tale “moto parallelo” ai due generi vide tra i protagonisti anche nomi come Spyro Gyra, Lee Ritenour, Diane Schuur, Dave Grusin, Robben Ford, Dave Valentin e Kevin Eubanks – alcuni di questi noti per aver militato nell’etichetta GRP Records – che negli anni ‘80 era la più attiva in questo settore.
Proprio il chitarrista Robben Ford, nel 1977 fondò il The Robben Ford Group con Russell Ferrante, Jimmy Haslip e Ricky Lawson; quindi nel 1981 il gruppo assunse il nome Yellowjackets.
Nel momento in cui abbandonò Ford subentrarono al sax prima Marc Russo e più avanti Bob Mintzer.
Negli anni il gruppo ha inciso circa 30 album; vari cambi di formazione hanno fatto si che la band sia attualmente composta da Russell Ferrante alle tastiere, Bob Mintzer al sax, William Kennedy alla batteria e da Dane Alderson al basso elettrico.
Ed è questa la compagine che neppure due mesi fa – il 26 agosto scorso per la precisione – ha pubblicato il nuovo album “Parallel motion”, il moto parallelo di cui sopra, ed ha intrapreso un tour europeo con diverse date in Italia.
Tra queste il buon Fabio Giacchetta, storico organizzatore di concerti, non si è lasciato sfuggire l’occasione di far suonare il gruppo in città.
Grazie al patrocinio ed al sostegno del Comune di Perugia il concerto si è svolto domenica scorsa, 16 ottobre, al Teatro Brecht di San Sisto e fa piacere che ci sia stat una buona risposta del pubblico pur se la promozione si è svolta negli ultimi giorni.
Sul palco la band ha iniziato con “With these hands” dall’album “Blue hats” del 1997; poi spazio a “One day” – dal disco del 2020 con la WDR Big Band – e a “Tenacity” (da “Timeline” del 2011); presentandola il sassofonista ha sottolineato come il titolo calzi a pennello con la storia del gruppo che con tenacia è ancora sulla breccia.
Dal nuovo e interessante album il gruppo ha proposto prima “Challenging times” e poi “Intrigue”, con un riff che ti prende già al primo ascolto.
Nel complesso quasi due ore molto dense con la band che ha dimostrato, oltre alla maestria del trio che potremmo definire storico, che anche l’ultimo arrivato – Alderson al basso – sia davvero in gamba; con il suo basso a sette corde è stato infatti protagonista di un paio di gradevoli assoli fornendo per il resto il giusto apporto ritmico assieme a Kennedy alla batteria.
Il suono del gruppo – e non potrebbe essere altrimenti – ha in parte abbandonato la fusion avvicinandosi al jazz.
Una bellissima serata; meriterebbe che ce ne fossero con maggior frequenza di questo livello; la cultura è anche questo.