Gli studios di Papigno? Ormai ci si possono girare solo scene post bomba atomica

TERNI – Che peccato. Viene da dire. Anzi, da ripetere per l’ennesima volta. Papigno Studios: tante potenzialità miseramente scemate. Fino al punto da spingere il capogruppo del consiglio comunale di Terni Civica Michele Rossi a dichiarare all’assemblea: “Al momento gli Studios di Papigno e quello che è rimasto possono essere utili tutt’al più per un videoclip che necessita di una location post atomica“.

Fotografia amara e peraltro ormai nota. “Ho visto anche recentemente – prosegue Rossi – che di quanto lasciato dalla produzione Benigni e Mario Cotone purtroppo c’è ben poco da recuperare e valorizzare. Tanto da considerarsi non più scenografie ma qualcosa di più assimilabile a rifiuti speciali da dover smaltire. Duole dirlo ma le scenografie sono state lasciate marcire dal lontano 2002, da chi doveva e nulla ha fatto, e non si tratta certamente dall’attuale amministrazione comunale arrivata quando ormai la situazione sembra essere irrecuperabile. Una amministrazione oltretutto impegnata a fronteggiare controversie legali per tornare in possesso dei luoghi,  è questo perché c’è chi aveva firmato determinati contratti di gestione. Purtroppo i proponenti dell’atto di indirizzo non hanno ritenuto di mandarlo in Commissione, perdendo così l’occasione per fare chiarezza sulle reali responsabilità di quanto accaduto. In commissione infatti si sarebbe potuto andare oltre lo stato delle scenografie ed approfondire ulteriori tematiche. Ad esempio come possa essere accaduto che gran parte delle scenografie, soprattutto le più belle, lasciate in loco al Comune dalla società Cotone-Benigni, siano finite a Roma, a Cinecittà – l’ultimo gestore-   e che le altre siano rimaste a marcire a Papigno senza che nessuno in questi venti anni abbia fatto nulla per salvarle.

La realtà è che mentre a Papigno rimane ben poco, gli elementi più appariscenti di quelle scenografie vengono pubblicizzati dalla pagina Facebook di Cinecittà in una iniziativa Cinecittà si mostra ed esposti nel parco tra gli studios romani, opportunamente preservate e valorizzate.
Si faccia dunque chiarezza sulle responsabilità dell’amministratore precendente che non solo ha lasciato marcire i manufatti di scena ma forse si è fatta anche sottrarre i pezzi migliori.
Ora, tornati sull’argomento, ritengo importante presentare una interrogazione che permetterà  di ricostruire quanto accaduto in questi venti anni e darà l’occasione all’esecutivo attuale di spiegare cosa ha fatto per la ripresa del sito e farà per mettere ordine nell’ennesima complicata eredità amministrativa”.

Redazione Vivo Umbria: