PERUGIA – Paolo Casa vecchia e Elisabetta Todini sono due ricercatori dell’Aur (Agenzia Umbria Ricerche) che, coordinati dall’amministratore unico, professor Alessandro Campi, hanno condotto uno studio sul caso Umbria Jazz, come impegno economico della Regione Umbria e come effetti socio-culturali. La prima parte dello studio ha riguardato i grandi eventi in una riflessione di carattere generale. La seconda parte entra nello specifico di Umbria Jazz nell’aspetto dell’edizione 2023, l’anno del cinquantennale. Il professor Campi ha ricordato come in passato sono stati condotti studi analoghi, la stessa Aur ha condotto un’analisi specifica sul caso Umbria Libri, ma ha sottolineato come in molti casi gli oggetti di studio siano sottoposti a notevoli varianti nel corso degli anni. In sostanza l’indagine dell’Aur tenta di dare risposta ad un serie di interrogativi: un euro dei cittadini speso per un evento quanto genera in termini di redditi prodotti? In che modo ne beneficia il territorio regionale? Inoltre, al di là del ritorno economico immediato, possono i grandi eventi generare nel tempo nuove infrastrutture, nuove professionalità, nuovi servizi? Gli effetti strettamente economici prodotti da Umbria Jazz – ha valutato l’Aur – sul sistema umbro derivano da due componenti di spesa, stimate per l’annualità 2023: da un lato la spesa sostenuta per l’organizzazione del festival (6,5 milioni di euro), opportunamente distinta tra la quota rivolta al territorio e quella indirizzata verso economie esterne, dall’altro la spesa dei visitatori (5,2 milioni di euro). Attraverso un modello di simulazione appositamente configurato allo scopo basato sulla metodologia Input-Output, è stato possibile stimare le ricadute di questa spesa in Umbria e nel resto d’Italia in termini di produzione, redditi, Pil, occupazione. Sommando gli effetti generati dalle due componenti di spesa, si stima che Umbria Jazz generi nel solo territorio regionale: 15,8 milioni di euro di produzione, 5,7 milioni di euro di valore aggiunto, 6,9 milioni di euro di Pil, 108 unità di lavoro. Se si considerano anche gli effetti prodotti nel resto d’Italia, nel complesso Umbria Jazz arriva a generare 25 milioni di euro di produzione, 9,8 milioni di euro di valore aggiunto, 11 milioni di euro di Pil, 173 unità di lavoro. Quanto all’effetto moltiplicatore dei contributi pubblici, si stima che ogni 100 euro di finanziamento (da Stato, Regione, Comuni e Camere di commercio) riescono ad attivare sul solo territorio regionale almeno 264 euro di Pil e 218 euro di redditi, oltre che 606 euro di produzione a livello locale. A ciò si aggiunge un importante meccanismo di parziale compensazione delle risorse erogate legato all’aumento delle entrate fiscali derivanti dalla maggiore domanda e produzione: le sole imposte indirette nette aggiuntive arrivano a coprire il 44% dei contributi stessi.
Quanto all’effetto moltiplicatore dei contributi pubblici, si stima che ogni 100 euro di finanziamento (da Stato, Regione, Comuni e Camere di commercio) riescono ad attivare sul solo territorio regionale almeno 264 euro di Pil e 218 euro di redditi, oltre che 606 euro di produzione a livello locale. A ciò si aggiunge un importante meccanismo di parziale compensazione delle risorse erogate legato all’aumento delle entrate fiscali derivanti dalla maggiore domanda e produzione: le sole imposte indirette nette aggiuntive arrivano a coprire il 44% dei contributi stessi.
Il commento di Gian Luca Laurenzi, presidente della Fondazione Umbria Jazz: “Tutto quello che di positivo fa registrare Umbria Jazz deriva direttamente dai concerti gratuiti, concerti gratuiti che creano quel clima unico e irripetibile di Umbria Jazz, ma che gravano con effetti pesanti sui bilanci. come il passivo dello scorso anno. Ma dal punto di vista sociale la forma migliore di ricchezza che Umbria Jazz produce è la felicità, la felicità di chi decide di venire in centro e magari bersi qualcosa in un caffè o in bar”. Il direttore artistico Carlo Pagnotta è d’accordo, ma sottolinea come Perugia sia carente di spazi per la cultura. “Per il Turreno si prevedono tempi ancora lunghi, il Pavone è ancora chiuso, rimane il Morlacchi dove al massimo possiamo ospitare 640 spettatori. Intanto i costi aumentano, ma Umbria Jazz riesce a tenere il confronto con i maggiori festival. In Europa ad esempio, con il festival di Montreux che gestisce fondi pari a 11 milioni di euro”.
L’assessore regionale al turismo Paola Agabiti ha posto l’accento sull’utilizzazione dei fondi comunitari in merito al turismo e ai servizi compresi gli spettacoli. Ciò ha permesso di avere nuove ricadute sul territorio con eventi fondamentali per la sua valorizzazione.
La presidente della giunta regionale Donatella Tesei ha parlato di una “nuova dinamicità” dell’Umbria anche grazie alla vasta operazione di promozione e marketing attuata con il nuovo logo “Umbria cuore verde d’Italia” Dopo aver assicurato che la Regione ha già stabilito la copertura del disavanzo di Umbria Jazz, si è detta soddisfatta dei numeri che fanno registrare gli eventi in Umbria, risultati che “vanno a braccetto con quelli dell’aeroporto che fa registrare numeri record”.
Infine l’anticipazione di Carlo Pagnotta: a Terni, nella prossima edizione di Umbria Jazz Weekend End, i concerti saranno tutti gratuiti.