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Giuseppe Gibboni talento virtuoso e puro del violino domani sera al Morlacchi

Sulla prestigiosa tastiera del violino di Giuseppe Gibboni facciamo scorrere note musicali, ovvio, ma anche annotazioni anagrafiche per rendere giustizia a uno spartito straordinario fatto di talento, studio, sensibilità familiari, umiltà. Iniziamo: Gibboni ha riportato in Italia dopo 24 anni il “Paganini” nel 56esimo anno del prestigioso premio internazionale riservato ai virtuosi del violino dopo Salvatore Accardo, Massimo Quarta e Massimo Angeleri. Di anni ne compirà 22 a maggio. A 3, sempre di anni, ha preso in mano il violino. A 15 si è diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di Salerno e ha ricevuto il Diploma d’Onore ai corsi di alto perfezionamento all’Accademia Chigiana di Siena.

Ora studia nella classe di Pierre Amoyal al Mozarteum di Salisburgo. Questa impressionante anagrafe artistica rivela le potenzialità del musicista che domani, venerdì 3 marzo alle 20.30, si esibirà al Morlacchi di Perugia grazie alla coproduzione della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli e della Fondazione Amici della Musica di Perugia.

Si esibirà con l’Orchestra da Camera di Perugia diretta dal maestro Enrico Bronzi. In programma il Concerto n. 1 di Niccolò Paganini e la Sesta Sinfonia di Franz Schubert.
La scelta del Concerto n. 1 di Niccolò Paganininon è casuale…
“Dopo la vittoria del Premio vengo associato alla figura di Paganini che ovviamente per me è motivo di grandissimo orgoglio. Con il maestro Bronzi abbiamo deciso di proporlo e devo dire che ne sono molto felice”.
La Sesta Sinfonia di Franz Schubert?
“Un binomio simpatico perché non tutti sanno che Schubert disse di Paganini che era un angelo che suonava il violino a dispetto di chi lo associava al diavolo”.
Concerto che, allora, potremmo definire del diavolo e dell’acqua santa…
“Proprio così… Credo risulterà un concerto interessante”.
Come si è trovato a provare con l’Orchestra da Camera di Perugia?
“E’ la prima volta che ho l’opportunità di esibirmi con questa orchestra ma devo die che nel dicembre 2021 ho avuto modo di ascoltarla in un concerto con Carlotta Dalia, ero in platea e ho avuto modo di apprezzare la direzione del maestro Bronzi e l’intera orchestra”.
Quando si dice la concordanza delle corde…
“Sono due strumenti che si sposano molto bene. Del resto lo stesso Paganini ha scritto composizioni per violino e chitarra. A livello sonoro è molto bello questo binomio e il pubblico apprezza perché si tratta di composizioni poco esibite”.
Suonerebbe musiche non necessariamente del repertorio classico?
“Nessun tipo di pregiudizio e a una sola condizione: che sia scritta bene”.
Lei è nato in una famiglia in cui il ‘nido’ è fatto di spartiti, note, strumenti: suo padre violinista, la madre pianista e due sorelle violiniste. Quanto è stato importante?
“Sono grato a loro non solo per aver intuito le mie potenzialità ma per avermi spinto e consentito a coltivarle. Quando si è piccoli questo compito spetta ai genitori. Loro lo hanno assolto al meglio”.
Ora che lei è una star, che ruolo hanno?
“Ovviamente mi sono ritagliato una mia autonomia ma restano un costante e fondamentale punto di riferimento”.
Veniamo al Premio Paganini? Quanto si sente orgoglioso?
“I concorsi offrono una grande visibilità ma non basta. Bisogna continuare il proprio percorso di studi al di là e oltre la curiosità e l’interesse del momento. So che c’è ancora tanto da imparare”.
Che cosa occorre per crescere ulteriormente?
“Non porsi limiti per quanto riguarda la tecnica. Fin da piccolino ho affrontato del repertorio che poteva essere al di sopra delle mie capacità. Per questo non mi sono mai adagiato. Resta il mio basilare insegnamento”.
Lei ha suonato con il celebre Guarneri del Gesù del 1743, il cosiddetto “Cannone” di Pagani. Che emozioni le ha dato?
“Al di là delle qualità sonore in sé, l’ultimo a suonarlo è stato proprio Paganini che ha lasciato segni che vanno a sottolineare il rapporto fisico che ha avuto con questo strumento. Paragonato a un chitarrista elettrico, è come suonare la Fender Stratocaster di Jimi Hendrix”.
Una dedica alla sua Carlotta da estendere a tutte le donne in vista dell’8 Marzo?
“Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35 di Tchaikovsky”.
Giusto, mica Baglioni e il suo piccolo grande amore… Ascolteremo, maestro. Nel frattempo, non conoscendo per ignoranza l’opera di Tchaikovsky, le crediamo sulla parola.

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