Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prova a rispondere alle stringenti argomentazioni che anche Vivo Umbria ha riportato ieri del maestro Riccardo Muti riguardo il provvedimento sciagurato della chiusura di teatri e cinema. Conte afferma che ha chiuso teatri e cinema per limitare i contagi spiegando che il provvedimento riguarda tutti i luoghi e le occasioni che potenzialmente possono creare assembramenti e contagi. Per la serie: se vai a teatro o torni devi per forza incontrare qualcuno per strada. E da qui il presunto contagio. In questo modo aggira la contestazione più forte che ha ricevuto in base allo studio Agis che riportiamo: “su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno (giorno della riapertura dopo il lockdown) ad inizio ottobre, si registra un solo caso di contagio da Covid 19 sulla base delle segnalazioni pervenute dalle ASL territoriali. Una percentuale, questa, pari allo zero e assolutamente irrilevante, che testimonia quanto i luoghi che continuano ad ospitare lo spettacolo siano assolutamente sicuri”.
Premesso questo, diamo lettura della lettera di risposta di Conte a Muti.
“Il criterio che ci ha guidato – scrive il presidente del Consiglio – non è stato quello di colpire indiscriminatamente un settore ritenuto ‘superfluo’ rispetto ad altri. Siamo invece intervenuti su tutti quei settori di attività, ristorazione serale e attività collegate, fitness, spettacolo, che offrono occasioni di socialità, elevate o meno che siano. Settori di attività che contribuiscono, direttamente e indirettamente, a generare assembramenti e aggregazioni di persone, e che generano, soprattutto nelle ore serali, afflussi sui mezzi pubblici e moltiplicano le occasioni di contagio. Allo stesso modo, per decongestionare il traffico e le occasioni di contagio nelle ore diurne abbiamo incentivato lo smart working e il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado.
C’è anche un altro aspetto da considerare – prosegue il presidente del Consiglio -. La riduzione delle occasioni di socialità e dei momenti aggregativi comporta anche la drastica riduzione del numero dei contatti personali. Questo agevola enormemente, in caso di persone che vengono sorprese positive al Covid-19, le operazioni di tracciamento e, quindi, alleggerisce l’attuale sovraccarico di lavoro dei dipartimenti di prevenzione. Siamo costretti a fare questi ulteriori sacrifici. Ma non intendiamo affatto rinunciare alla bellezza, alla cultura, alla musica, all’arte, al cinema, al teatro. Abbiamo bisogno del nutrimento che da queste attività ricaviamo e della capacità di sogno che queste ci suscitano. È con questo spirito, caro Maestro, che ci siamo assunti la responsabilità di operare scelte così dolorose. Ma le assicuro che, con il ministro Franceschini, siamo già al lavoro per far riaccendere al più presto microfoni, riflettori, proiettori, e per assicurare le premesse per un effettivo rilancio di tutte le attività dello spettacolo, confidando sull’impegno, sulle energie e sulle intelligenze di tutti”.