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Giano dell’Umbria, una “Mangiaunta” tra tradizione e innovazione per valorizzare la monocultivar

GIANO DELL’UMBRIA – Territorio tra gli unici al mondo perché caratterizzato da una sua monocultivar. È Giano dell’Umbria che con il suo oro verde, il San Felice, ha deciso di fare sul serio e promuovere a livello mondiale questo straordinario olio. A breve partirà infatti una importante iniziativa, come ha annunciato il sindaco Manuel Petruccioli durante la XVI edizione de ‘La Mangiaunta’, itinerario oliogastronomico alla scoperta dell’extravergine d’oliva e delle altre eccellenze del territorio che si è concluso ieri.

Tra degustazioni, tour nei frantoi, cooking show, eventi, workshop, mostre, musica sotto l’ulivo millenario di Macciano e passeggiate, è ripartita con successo “La Mangiaunta”, manifestazione organizzata dal Comune di Giano dell’Umbria con l’impulso, anche economico, del Gal Valle Umbra e Sibillini ed inserita nel programma di Frantoi Aperti in Umbria.

Tutti gli eventi sold out, specialmente quelli nei 5 frantoi del tour (Speranza, Flamini, Filippi, Locci, Oro di Giano) che con degustazioni gratuite hanno accolto i tanti visitatori. Per il vicesindaco Jacopo Barbarito la manifestazione – l’evento più importante del territorio – si è caratterizzata “per un programma innovativo ma nella continuità”, con al centro un forte spirito di ripartenza e di rinascita del territorio grazie al suo “oro”.

Sotto i riflettori c’è stato l’olio di Giano dell’Umbria e ‘La mangiaunta’, quindi, come primo trampolino per il rilancio della monocultivar autoctona San Felice. Solo una piccolissima percentuale degli oli prodotti in Italia è infatti monovarietale (olio extravergine fatto con olive di un’unica varietà). Il monocultivar è quindi percepito dagli intenditori come un olio raro e pregiato, un olio dalla forte personalità, molto tipico, molto rappresentativo del territorio in cui è prodotto e capace di conferire un sapore unico e squisito ad ogni pietanza.

Proprio come il San Felice, monovarietale fortemente legata all’omonima Abbazia. Splendida e imponente, sorge ai piedi dei Monti Martani, immersa tra olivi e lecci secolari. A partire dal XII secolo in Umbria, come nel resto d’Italia, furono soprattutto gli ordini monastici a dare nuovo impulso e nuova vita alla coltivazione degli olivi e alla produzione dell’olio d’oliva. I monaci benedettini di San Felice non furono quindi da meno; fedeli alla loro regola “ora et labora”, avrebbero trapiantato, per riprendere la coltivazione delle terre dopo il periodo di abbandono un tipo di olivo, denominato in seguito Cultivar San Felice, che ha subito attecchito diffondendosi in alcune limitate zone e producendo un’eccellente qualità di olive.

La San Felice concorre oggi a caratterizzare la Dop Umbria, sottozona “Colli Martani”, insieme al Moraiolo (che è la varietà più diffusa sulle colline della regione) e ad altre cultivar come Leccino, Frantoio e, in misura minore, Rajo e Vocio. La combinazione fra diverse varietà e l’ambiente microclimatico particolarmente favorevole garantiscono la qualità organolettica e l’unicità dell’olio di Giano dell’Umbria.

E a svelare i suoi segreti più nascosti, durante ‘La Mangiaunta’, è stato il capo panel Giulio Scatolini. Come quello “alchemico” che rende l’olio di Giano dell’Umbria così speciale: ovvero il rastrello d’oro usato dagli agricoltori del luogo per raccogliere le olive dai piantoni.

“Umbria terra di santi, vinsanti e di San Felice” ha poi affermato Scatolini, con quella sintesi perfetta tutta umbra tra spiritualità e territorialità che qua a Giano dell’Umbria trova dimora.

Ed un territorio, quello di Giano, oggi con 200 mila olivi distribuiti su 720 ettari (280 piante per ettaro) e con la San Felice che occupa il 40%. La produzione si assesta tra i mille e i 1900 quintali. I frantoi sono 7. Da una pubblicazione risalente al 1888 – utile per un confronto a distanza di più di un secolo – si viene a sapere che gli uliveti erano 400 mila distribuiti su 2mila ettari. Duemila i quintali di olio prodotto. I frantoi erano 5.

Sulle caratteristiche dell’olio di Giano si può dire che la presenza della pregiata mono cultivar San Felice mitiga l’amarezza del Moraiolo, che caratterizza l’Umbria, “rendendo l’olio più armonico, amabile, universale e adatto a tutti i cibi, né troppo amaro (solo per le bistecche), né troppo dolce (solo per il pesce)”.

I numeri dell’evento infine, per il sindaco Petruccioli, parlano chiaro: “Questa è stata una edizione da record. Vorrei ringraziare il Gal Valle Umbra e Sibillini per l’importante contributo, Anna Setteposte per l’organizzazione magistrale, le Pro loco ed in special modo tutta la città di Giano dell’Umbria che incessantemente ha fornito assistenza e supporto ai tanti visitatori arrivati da tutta Italia”. Note positive quindi soprattutto per il turismo, che quest’anno anche a Giano sta registrando numeri importanti. Solo per i tre giorni de “La mangiaunta” sono transitate a Giano circa 3mila persone.

Il sindaco, nel suo bilancio finale tiene a ringraziare anche “i fotografi perché anche quest’anno hanno allestito una mostra fotografica all’avanguardia, i frantoi e le aziende che hanno aderito al circuito di Frantoi aperti e a tutto quelli che anche in consiglio comunale incessantemente mi accompagnano in questa meravigliosa avventura”. “Una edizione – conclude il sindaco – che ha visto tante novità e che è preludio delle prossime, perché anno dopo anno cresciamo e facciamo crescere il nostro meraviglioso territorio”.

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